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di Silvano Calzini

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Quando leggere è un piacere
e una autentica passione
    
Milano, 13 Maggio 2006

  C'era una volta Giovanni Arpino

  T
utto da scoprire per chi non lo conosce o da riscoprire per chi lo ha dimenticato troppo in fretta, Giovanni Arpino (1927 – 1987), scrittore e giornalista nato a Pola ma piemontese per formazione e per passione. A cominciare da "La suora giovane" del 1959, romanzo breve di grande intensità, imperniato sul rapporto tra un quarantenne che trascina la propria vita tra un grigio impiego e una grigia fidanzata in una grigia, e struggente, Torino e una giovane novizia incontrata per caso alla fermata del tram. Una relazione fatta soprattutto di sguardi e di reciproche speranze non dette. Un incontro che offre a entrambi la possibilità di accedere a una vita vera e piena nel senso più autentico. Per lei la speranza di lasciare il convento per andare incontro a quello che crede un uomo forte e maturo in grado di portarla lontano dalla miseria in cui è cresciuta. Per lui finalmente un riscatto da mille paure e incertezze, la scoperta di emozioni e stupori a lungo soffocati da una quotidianità alienata.
   Arpino racconta la vicenda con grande finezza, muovendosi tra sfumature e delicate atmosfere interiori fino a creare un vero piccolo gioiello.
   Splendido anche "L'ombra delle colline" pubblicato nel 1964. Il viaggio di una coppia, Stefano e Lu, da Roma al Piemonte presentato tra flash back e continui salti tra passato e presente, facendo sì che la storia personale del protagonista si trasformi nella biografia di una generazione, quella che aveva vent'anni alla fine della Seconda guerra mondiale.
   Arpino è un autore attento all'esperienza personale dei suoi personaggi, sempre alla ricerca di quelle misteriose aperture verso la comprensione della vita, come dimostra un passo splendido verso la fine de "L'ombra delle colline":
  
«Vieni avanti Lu, ti vedo all'angolo del caffè, il tuo corpo muove sul marciapiede con gesti riposati dalle spalle ai ginocchi ... Tutto il tempo che vuoi, per risalire in macchina. In tre ore saremo a Torino ... Vieni avanti, Lu, proprio così, dolce, senza fretta, con un sorriso che sa e cambia, non fermarti ma moltiplica la durata di questo minuto, fallo durare, rallenta, ti dico che puoi ... Finché cammini, mi sembra di poter muovere lo sguardo e trovarmi in esatto equilibrio con ogni cosa ... La casualità del luogo pare voglia nascondere tra quinte assurde e leziose un interrogativo favorevole, il segreto di una pace concreta ... Com'è profondo e totale il respiro, nell'attimo in cui ti senti padrone, e vivo, in salvo!»
   Solo uno scrittore di razza come Arpino è capace di cogliere e trasmettere al lettore quei piccoli segnali che si accendono all'improvviso; brevi istanti in cui sembra possibile fare il passo decisivo verso il tutto. Attimi che vorremmo dilatare all'infinito e che invece durano niente e finiscono per sbriciolarsi tra le nostre dita, magici e irraggiungibili.

Silvano Calzini

 


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