la
Bacheca Virtuale
di Silvano
Calzini
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Quando leggere è un piacere e una autentica passione
Milano,
11 Gennaio 2006
Il
vagabondo Knut Hamsun
Il premio Nobel Hamsun, il nazista Hamsun,
l’anarchico-reazionario Hamsun, le mille facce di quello che è stato
definito l’enigma Hamsun e che possono essere bene riassunte in una delle
figure più ricorrenti in tutta l’opera di Hamsun: quella del vagabondo. Un uomo discusso e discutibile Knut Hamsun (1858 – 1952), ma senza alcun dubbio
uno scrittore di prima grandezza. I suoi libri hanno segnato una svolta,
hanno lasciato il segno e ancora oggi sono attualissimi.
Di fronte all’avanzare irrefrenabile della modernità, messo a confronto con un sistema spietato e per molti versi disumano come quello della società
industriale, Hamsun si ritrae atterrito e cerca la salvezza in una fuga
senza fine. Il romanzo che gli diede notorietà e successo, “Fame” del 1890, ci fa conoscere il primo di una straordinaria serie di vagabondi, o
fuggitivi se preferite. Il protagonista, tra l’altro in buona parte
autobiografico, vaga per le strade di Cristiania, il vecchio nome di Oslo,
alla costante ricerca di un sistema per sbarcare il lunario, attanagliato
dai morsi della fame e della miseria. Una via crucis cittadina,
inframmezzata da illusori attimi di speranza, frutto più della mente
allucinata del protagonista che della realtà. Alla fine la soluzione
migliore è quella di imbarcarsi su una nave e partire. Una sorta di fuga
dalla fuga.
Davanti a un mondo che non capisce e non sa accettare, Hamsun si rifugia
nell’indagine spasmodica della psiche individuale, come in “Misteri” del
1892, un vero inno all’irrazionalità, all’incoerenza e all’individualismo in
contrapposizione alla pretesa di scientificità, all’etica borghese e ai riti
disumanizzanti della società di massa. Oppure si abbandona a un idillico
ritorno alla natura, come nei bellissimi “Sotto la stella d’autunno” e “Un
vagabondo suona in sordina”. Due libri in cui ritroviamo il solito vagabondo
che scappa dalla città per seguire il richiamo della campagna, dove spera di
ritrovare l’armonia con i ritmi naturali della vita e l’autenticità perduta
dei rapporti umani. Romanzi splendidi, ma da leggere in controluce perché
dietro la cornice idillica dei boschi e delle montagne il male di vivere
torna a mordere l’animo del protagonista. Non c’è più spazio per l’utopia
agreste di Hamsun; il suo mondo ideale popolato dalla vecchia aristocrazia e
dalla nobiltà terriera è finito una volta per sempre.
Sta qui la vera grandezza di Knut Hamsun, in questa nostalgia di qualcosa
che non c’è più e nel tentativo disperato di ritrovare un baricentro nella
condizione umana. D’altra parte la percezione della crisi profonda e della
condizione di sradicamento dell’uomo moderno è uno dei filoni principali,
forse il maggiore, di tutta la cultura del Novecento. Hamsun in questo si
dimostra un vero precursore degli altri grandi del romanzo. L’inquietudine e
l’alienazione dei suoi personaggi sono le stesse che qualche anno più tardi
ritroviamo, se pur in forme diverse, in Celine, Joyce o nel nostro Svevo.
La sua è un’insoddisfazione profonda, un’ansia disperata, una continua fuga
verso un impossibile salvezza, che con il passare degli anni lo porteranno
sempre più verso il disprezzo per i tempi moderni e per la democrazia, fino
a cercare soluzioni sbagliate. In questa ottica penso vada vista la sua
adesione al nazismo che alla fine della Seconda guerra mondiale lo
trascinerà sul banco degli imputati come collaborazionista nella sua
Norvegia. Solo l’età avanzata e il prestigio di cui godeva gli
risparmieranno il carcere e porteranno a una soluzione di compromesso.
Dunque, un uomo dalla vita lunghissima e piena di contraddizioni. Leggendo i
suoi libri ci si accorge che Hamsun, il grande nemico della modernità, è uno
scrittore ultramoderno, anticipatore di tutta la grande letteratura che
verrà dopo di lui; uno dei primi a mettere in scena e a rendere protagonista
la vita inconscia, con le paure, le angosce e tutto lo smarrimento dell’uomo
solo e indifeso davanti alla vita.
Silvano Calzini
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