la
Bacheca Virtuale
di Silvano
Calzini
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La resa dei conti di Saul Bellow
Poche settimane fa è morto a 89 anni Saul Bellow, lo scrittore premio Nobel
nel 1976, nato in Canada da genitori russi e poi trasferitosi a Chicago. Per
rendergli omaggio ho pensato che la cosa migliore fosse rileggere uno dei
suoi romanzi più significativi e meno conosciuti: “La resa dei conti”. Il
titolo originale inglese sarebbe “Seize the Day”, ma una volta tanto trovo
che il titolo italiano sia più significativo perché esprime meglio il senso
del libro in questione e ancora di più il senso di tutta l’opera narrativa
di Bellow.
E’ la storia di un quarantenne alle prese con il fallimento della propria
vita, un tema ricorrente anche in molti altri romanzi di Bellow, dove il
protagonista dopo una serie di scelte sbagliate si ritrova davanti alla dura
realtà, obbligato a guardarsi allo specchio e a fare i conti con le proprie
scelte sbagliate, appunto costretto a una sorta di resa dei conti.
Constatata la propria sconfitta di fronte a un mondo sempre più
inconcepibile, l’eroe di Bellow reagisce in vari modi: Herzog, protagonista
dell’omonimo romanzo, si rinchiude in una vecchia casa di campagna e
comincia a scrivere lettere che non spedirà mai, alla sua famiglia, agli
amici, ai giornali; Tommy Wilhelm, il protagonista della “Resa dei conti”,
si lascia andare alla deriva, facendosi umiliare dal padre, dalla ex moglie,
da un falso amico.
Leggendo il libro seguiamo il suo calvario durante una giornata qualunque a
New York, passando da un grande albergo alla Borsa, per ritrovarlo alla fine
sempre più solo, perso tra la folla della metropoli. Nelle ultime pagine del
romanzo troviamo una descrizione splendida e struggente di quel senso di
estraneità alla vita, agli altri, che forse qualche volta è capitato di
provare anche a noi, magari camminando per le strade una grande città:
“E la grande, grande folla, la inesauribile marea di milioni di persone di
ogni razza, si riversava sulla strada, si spingeva e si affrettava, di ogni
età, di ogni tendenza, in possesso di ogni segreto umano, antico e futuro,
in ogni faccia il perfezionamento di un particolare motivo o essenza: Io
lavoro, io spendo, io lotto, io penso, io amo, io tengo stretto, io do, io
invidio, io bramo, io disdegno, io muoio, io nascondo, io chiedo. In fretta,
molto più in fretta di quanto qualsiasi uomo possa contare. I marciapiedi
erano più larghi di tutti gli altri marciapiedi; anche la strada era
immensa, e oscillava e scintillava e sembrava a Wilhelm che vibrasse fino al
limite della sopportazione.”
Un uomo trafitto dal dolore e dall’impotenza, sgomento davanti alle ridicole
certezze e ai falsi valori di chi gli sta intorno, frastornato in una
società che contiene tutto e il contrario di tutto, dove diventa impossibile
distinguere ciò che vale veramente. Un uomo costretto ad ammettere che nella
sua vita ha sbagliato tutto, nudo di fronte ai propri limiti, ma anche
consapevole per la prima volta che forse è negli errori il senso della vita.
Silvano Calzini
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