Il nome di Sherwood Anderson (1876-1941) lo potete trovare in qualsiasi
enciclopedia e tutte le storie della letteratura lo riconoscono come uno
dei creatori della narrativa americana moderna, ma l'impressione è che sia
uno scrittore confinato nelle antologie e negli studi riservati agli addetti
ai lavori. Un vero peccato perché ha lasciato pagine di assoluto valore che
travalicano i confini geografici e temporali.
Leggerlo non vuol dire solo conoscere il piccolo mondo della provincia
americana in bilico tra la vecchia società agricola e la nuova società
industriale; c'è molto di più. Il suo capolavoro "Racconti dall'Ohio",
pubblicato in Italia nei tascabili Einaudi, presenta una galleria di
personaggi che dietro la facciata di una grigia, insignificante vita
pubblica nascondono ossessioni e passioni travolgenti. Gli abitanti di
Winesbug hanno tutti una doppia personalità: quella pubblica, banale,
conformista, rispettosa delle convenzioni sociali e quella intima, percorsa
da ansie, solitudini devastanti e deliri inconfessabili.
La missione letteraria di Anderson è quella di dare voce a queste anime
divise, mute e confuse che si accendono di bagliori improvvisi che
squarciano il buio in cui sono immerse. Lo testimonia lo stesso Anderson
quando rivela di avere un sogno ricorrente:
"Quando sono molto stanco vado a letto e spesso cado in un mezzo sogno.
Vedo tutta una serie di volti sorridenti, volti tristi, volti stanchi, volti
fiduciosi e ho come la sensazione che tutti questi volti appartengano a
persone che mi chiedono di raccontare le loro storie".
Come tutti i veri grandi scrittori di ogni epoca Anderson parla anche di
noi, del contrasto insanabile tra il nostro mondo interiore, quello più
segreto e più vero, e il mondo dell'esperienza esteriore, viziato dalla
superficialità e dall'ipocrisia. Per conoscere veramente gli esseri umani
non serve tanto guardare a ciò che fanno e ascoltare ciò che dicono nella
vita pubblica, ma bisogna scavare nelle profondità psicologiche, in quelle
segrete stanze dell'animo dove ognuno di noi tiene relegate le ansie e le
speranze più intime, e per questo più preziose.
Resta misterioso il velo di polvere che è sceso sul nome di Sherwood
Anderson, autore modernissimo, vero cantore di quello smarrimento
dell'individuo davanti a un mondo sempre più disumano, di quel "male di
vivere" che ci prende alla gola oggi più che mai. E sì che molti narratori
americani come Hemingway, Steinbeck, Faulkner sono stati profondamente
influenzati da Anderson fino a riconoscerlo come "il padre di un'intera
generazione di scrittori".
Silvano Calzini
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