la
Bacheca Virtuale
di Silvano
Calzini
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Quando leggere è un piacere e una autentica passione
Milano,
3 0ttobre 2005
Tropico del Cancro: il libro
di un uomo felice
È lo stesso Henry Miller a dirlo nella prima pagina del romanzo:“Non ho né
soldi, né risorse, né speranze. Sono l’uomo più felice del mondo”. Ed è
proprio così. Tropico del Cancro, pubblicato nel 1934 in Francia e vietato
negli Stati Uniti fino al 1961, è un inno alla gioia di vivere, e ancora
oggi è un libro scandaloso. Ma non per le situazioni oscene che descrive o
per il linguaggio esplicito, tutte cose che ormai non scandalizzano più
nessuno, quanto piuttosto per la filosofia che viene fuori dalle sue pagine.
Messo di fronte a tutte le schifezze, gli orrori, le banalità
dell’esistenza, Miller non batte ciglio e continua a godersi la vita. Questo
è il vero scandalo!
Figura leggendaria quella di Henry Miller (1891 – 1980). Emigrato a Parigi
negli anni Trenta dove viveva di espedienti in compagnia di altri
emarginati, passando dal letto di un’amante a quello di una prostituta, e
scrivendo Tropico del Cancro, che rimane il suo capolavoro, in cui libera la
vita da tutte le bardature e sovrastrutture per riportarla alla sua realtà
primordiale rappresentata dal sesso.
Il romanzo non ha una trama ben definita e racconta la vita parigina dello
scrittore americano, attraverso le sue peregrinazioni e i suoi incontri. Il
protagonista si limita ad accettare gli eventi così come gli capitano, senza
cercare di dare loro un senso. Non è guidato da nessuna filosofia o ideale,
se non il godimento immediato. Illuminante a questo proposito il ritratto di
Miller fatto da George Orwell: “Conobbi Miller alla fine del 1936, mentre
passavo da Parigi diretto in Spagna. Ciò che più mi colpì in lui fu
l’assoluta mancanza di interesse per la guerra di Spagna. Si limitò a dirmi
in termini piuttosto energici che andare in Spagna in quel momento
significava essere un idiota… le mie idee sulla necessità di combattere il
fascismo, difendere la democrazia ecc. ecc. erano tutte fesserie. La nostra
civiltà era destinata a essere spazzata via e sostituita da qualcosa tanto
differente da non sembrarci neppure umana: prospettiva, disse, che non lo
preoccupava affatto”.
Proprio in questa rivendicazione di irresponsabilità sta lo scandalo, e la
grandezza, di Tropico del cancro e del suo autore. Una irresponsabilità
lucida, di chi vede ed è consapevole del disastro, ma che trova inutile,
oltre che assolutamente ridicolo, intervenire. Con tanti saluti a tutta
quella vasta schiera di intellettuali, in gran voga oggi come allora, che
mangiano indignazione e impegno a colazione, a pranzo e a cena.
Un atteggiamento quello di Miller molto più sincero e autentico delle
chiacchiere di chi ci invita a inseguire false palingenesi della storia e
ideali regolarmente destinati al fallimento. Anche se può essere duro
ammetterlo, la realtà è che anche la nostra vita di tutti i giorni è molto
simile a quella del protagonista di Tropico del cancro, fatta di tanti
episodi senza senso, di incontri casuali, di piccole meschinerie, da
accettare così come vengono, senza illudersi che ci sia qualche fine nobile
da perseguire. La cosa più sensata da fare? Cercare di prendere al volo
almeno un pezzetto di felicità e sgranocchiarselo in fretta prima che
sparisca.
Silvano Calzini
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