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la Bacheca Virtuale

di Silvano Calzini

n. 1 - 2
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Quando leggere è un piacere e una autentica passione


 


Un pomeriggio per Bianciardi

Non sapendo come rendere omaggio a Luciano Bianciardi, uno scrittore e un uomo vero, ho deciso di dedicargli un pomeriggio d'estate, facendo una passeggiata nelle strade che hanno fatto da sfondo ai suoi anni milanesi e che, più o meno mascherate, sono presenti nelle pagine de "La vita agra",il suo bellissimo romanzo che è anche un ritratto preciso e spietato, migliore di tanti saggi storici, della trasformazione sociale, culturale e oserei dire antropologica che si è verificata in Italia tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio degli anni Sessanta.

Partenza d'obbligo da Brera. La casa di via Solferino 8 dove ha vissuto in una pensioncina al terzo piano che non esiste più e al suo posto c'è un palazzo nuovo, moderno e razionale: non gli sarebbe piaciuto.

Poi il dedalo di viuzze che Bianciardi ha percorso in lungo e in largo.

Sono ancora tutte lì, ma molto cambiate. Le vecchie case di tolleranza sono diventate costosissimi locali alla moda. Brera oggi è un quartiere di lusso, altro che pensioncine e ristoranti economici per emigranti appena arrivati.

Un rapido passaggio in via Fatebenefratelli per vedere il lussuoso palazzo dove c'era la prima sede della Feltrinelli, la casa editrice che ha licenziato Bianciardi per scarso rendimento: lo accusavano di arrivare tardi in ufficio e di trascinare i piedi quando camminava nei corridoi, lui comunque si è vendicato scrivendo pagine al fulmicotone nelle quali fa a pezzi un certo mondo "tutto fumo e niente arrosto" dell'editoria.

In via Turati il grattacielo della ex Montecatini, il "torracchione" come lo chiamava lui, è sempre lì in attesa di un anarchico che lo faccia saltare in aria.

Adesso sono in via Domenichino, davanti al condominio dove era venuto ad abitare con Maria, la sua donna. Forse è stata la sua unica vera casa milanese. Qui non è cambiato niente; al pian terreno c'è ancora il supermercato di allora, il tempio del consumismo che lo mandava in bestia.

Attraverso la strada come faceva Bianciardi nelle sue passeggiate mattutine prima di cominciare a massacrarsi con le traduzioni. Ecco l'edicola di piazza Amendola dove si fermava a comprare i giornali, entro a prendere un caffè nel bar all'angolo, ma non c'è più la vecchia padrona che lo guardava storto perché aveva la barba lunga e andava a spasso alle dieci del mattino.

L'ultima tappa è in via Boccaccio, la stazione finale della "via crucis" milanese di Bianciardi. Me ne vado via subito; non so a che numero fosse venuto a stare e poi qui ormai Luciano aveva già deciso di andarsene per altre strade. Da un pezzo ne aveva pieni i corbelli di tutto e di tutti.

Silvano Calzini

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