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di Silvano Calzini

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Quando leggere è un piacere
e una autentica passione
    
Milano, 3 Aprile 2006

  Il guerriero di Christiane Rochefort

  Q
uando uscì in Francia nel 1958 fu un autentico romanzo-scandalo, tanto è vero che qualche anno dopo l'edizione italiana della Longanesi aveva una fascetta pubblicitaria che lo presentava come "Il romanzo che ha fatto arrossire la signora De Gaulle". Sto parlando de "Il riposo del guerriero" della scrittrice francese Christiane Rochefort (1917 – 1998), autrice di racconti, romanzi, saggi e per molti anni addetto stampa del Festival di Cannes.
   Coraggioso e anticonformista, il libro è la storia del rapporto di amore e sesso tra due giovani. Lei è una studentessa di buona famiglia, indirizzata lungo i binari di una tranquilla vita borghese fatta di studi all'università e di un fidanzato storico; lui è un alcolizzato anarcoide senza più speranze in procinto di suicidarsi. Salvato per caso dalla ragazza in una stanza d'albergo in una città di provincia, il protagonista la segue a Parigi e inizia a vivere con lei, dedicandosi solo al sesso, all'alcol e ai romanzi polizieschi. La ragazza con lui scopre il sesso e si abbandona senza remore alle sue voglie erotiche in un rapporto esclusivo al limite del masochismo che la porta oltre i limiti della sopportabilità e che finisce per minarne la salute fisica.
   Un romanzo erotico, ma anche molto di più. In realtà il sesso e l'alcol per il "guerriero" protagonista sono un tentativo di sfuggire all'assurdità della vita e del mondo, del tutto insopportabili per lui. Dunque anche un romanzo di guerra. Quella del ragazzo contro il male di vivere e quella della ragazza per salvarlo e strapparlo dai suoi incubi e da una folle corsa verso l'autodistruzione. Un rapporto assoluto e disperato che fa breccia nella corazza di scetticismo del ragazzo fino a fargli dire parole che danno il senso vero del libro:

   "Io sono stanco. Fammi riposare. Tu sei il riposo del guerriero... Aiutami a vivere. Costringimi a vivere".

   Ma la guerra è anche quella che si gioca tra i due protagonisti e la Rochefort, da vera antesignana del femminismo che sarebbe esploso qualche anno più tardi, finisce per presentare la ragazza, che a lungo durante il romanzo appare come una vittima, come la vera vincitrice, come la figura più forte e vincente, pronta a proseguire nella lotta della vita da sola, forte delle esperienze vissute.
   Nel 1962 dal libro venne tratto un film con la regia di Roger Vadim e interpretato da Brigitte Bardot, ma con risultati mediocri e il film non lasciò traccia, a differenza del romanzo ancora oggi di notevole impatto, sempre ammesso che ne abbiate una vecchia copia in casa perché ahimé risulta introvabile nelle librerie.

Silvano Calzini

 

 


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