la
Bacheca Virtuale
di Silvano
Calzini
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Quando leggere è un piacere e una autentica passione
Milano,
6 Giugno 2006
La Ferrara di
Giorgio Bassani
Non sono mai stato a Ferrara e non ho nessuna intenzione di
andarci. Perché ho paura. Una paura sfottuta di restare deluso. Senza averci
mai messo piede Ferrara la conosco e la amo. Me l'ha fatta scoprire, e
amare, Giorgio Bassani (1916 – 2000) con i suoi libri. A cominciare dalle
"Cinque storie ferraresi", quegli straordinari racconti che svelano la città
passo dopo passo, strada per strada, piazza per piazza. Leggendoli, ho
camminato insieme ai personaggi sotto i portici nelle fredde giornate
d'inverno, immerso in quella nebbia che ti avvolge come una coperta calda, e
nelle assolate giornate estive quando il sole della Bassa picchia duro e
l'afa toglie il respiro. Tra una pagina e l'altra ho passeggiato lungo corso
della Giovecca, guardando un po' le vetrine e un po' la gente, così come
comandano i sacri riti dello struscio di provincia; ho percorso gli stretti
vicoli del centro e tutto viale Cavour per andare alla stazione ferroviaria;
mi sono spinto fino ai bastioni e al cimitero ebraico. Per questo ho paura
di andarci e di non ritrovare la Ferrara che ho nel cuore.
Quella delle "Cinque storie ferraresi" è la città degli anni
Trenta, con qualche puntata nell'immediato dopoguerra e oggi Ferrara è
senz'altro diversa. Temo che il magico microcosmo di uomini e donne che mi
ha tanto affascinato si sia trasformato e si sia sciolto in quella
marmellata insapore che è la società italiana di oggi.
E poi se ci andassi sono sicuro che comincerei subito a cercare la
bellissima e irraggiungibile Micòl de "Il giardino dei Finzi-Contini" e non
la troverei. Non potrei trovarla perché Micòl è il sogno che tutti abbiamo
avuto in quel momento magico in cui uscivamo per sempre dall'adolescenza per
diventare uomini. Un sogno che Bassani mi ha fatto quasi toccare con mano
nelle pagine del suo romanzo. Un regalo inestimabile da conservare tra le
cose più care e che non rovinerei per nessuna ragione al mondo. Che senso
avrebbe andare in corso Ercole I d'Este per sbirciare nel favoloso e
inaccessibile giardino di casa Finzi-Contini nella speranza di vedere Micòl
che gioca a tennis? Sarebbe solo una visita al regno delle ombre.
Cercherei anche la farmacia Barillari, sotto i portici di corso
Roma proprio di fianco al Caffè della Borsa, e darei un'occhiata attraverso
le vetrine per vedere Anna, la moglie del titolare, il dottor Pino Barillari.
In "Una notte del '43" Bassani la descrive come una bionda vistosa,
sanguigna e luminosa che aveva fatto girare la testa a mezza Ferrara, e che,
con grande sorpresa di tutti, aveva finito per sposare quel farmacista del
tutto insignificante, destinato a restare paralizzato. Chissà che fine avrà
fatto?
Andare a Ferrara e non trovare traccia del dottor Fadigati, il
rispettabile professionista vittima segreta dei suoi vizi e protagonista de
"Gli occhiali d'oro" sarebbe un'altra delusione.
Molto meglio evitare pellegrinaggi della memoria di questo tipo e
tenermi stretta la cittadinanza onoraria di Ferrara. La più importante,
quella del cuore, e che mi è stata conferita dalle pagine di Giorgio Bassani.
Silvano Calzini
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