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Quando leggere è un piacere
e una autentica passione
    
Milano, 11 Dicembre 2009

Romain Gary:
il bambino di Vilnius

  Se passate da Vilnius è probabile che vi capiti di imbattervi in un monumento, inaugurato nel 2007, che raffigura un bambino che guarda verso il cielo. In quello sguardo rivolto verso l’alto c’è una grande tensione, come uno spasmodico desiderio di grandezza. Tutte cose che potete ritrovare nei romanzi di Romain Gary, il bambino ritratto in quel monumento. Il suo vero nome era Romain Kacev, ed era nato nel 1914 in Lituania, figlio di una modista ebrea abbandonata dal marito e innamorata delle Francia. L’infanzia del piccolo Romain è un’avventurosa fuga, tra mille peripezie, attraverso la Polonia per arrivare fino a Nizza, dove la madre, una donna indomabile e dalle mille risorse, si dedica anima e corpo al figlio, per il quale sogna un avvenire di gloria e successo.
  “La promessa dell’alba” non è altro che l’autobiografia romanzata di Gary. Uno straordinario ritratto dell’amore di sua madre per lui, che ha segnato in maniera indelebile lo scrittore e soprattutto l’uomo:

“Con l’amore materno, la vita vi fa all’alba una promessa che non mantiene mai. Si è in seguito obbligati a mangiar freddo fino alla fine dei propri giorni… Siete passati molto presto dalla sorgente e avete bevuto. Quando la sete vi riprende, avete un bel gettarvi da tutte le parti, non ci sono più pozzi, non ci sono che miraggi”.

  In queste parole c’è quel bambino del monumento di Vilnius e l’uomo che è poi diventato. Gary in gran parte esaudirà i sogni della madre. Diventato cittadino francese nel 1935, sarà intrepido aviatore durante la guerra ed eroe della resistenza, insignito dal generale de Gaullle del titolo di “compagnon de la Liberation”, onorificenza seconda solo alla Legion d’onore, che gli valse l’ingresso nella diplomazia, uno dei sogni della madre. Il resto della vita di Gary proseguì come una sfrenata cavalcata nelle praterie del successo. Oltre che ambasciatore di Francia, diventò scrittore di successo, vincitore per ben due volte del premio Goncourt. Tra l’altro con “La vita davanti a sé”, uscito nel 1975, uno splendido ritratto della banlieu multietnica di Parigi che è anche un’altra storia di amore materno, raccontato attraverso l’innocenza di un bambino.
  Gran signore, a suo agio nel jet-set internazionale, Gary fu anche un grande “tombeur de femme”, tanto che quando gli chiedevano quante donne avesse avuto, rispondeva “Non ho tenuto la contabilità degli zeri”. Tra le sue conquiste femminili una per tutte, la bellissima attrice Jean Seberg, sposata nel 1962 quando lei aveva 24 anni e lui il doppio.
  Insomma un vincente, un uomo che sembra avere fatto tutto, visto ogni cosa e ottenuto quello che voleva dalla vita. Romain Gary però era come quei grandi cristalli che sembrano perfetti e indistruttibili, ma con un punto debole, che se toccato manda in frantumi tutto. Viene in mente la coppa d’oro che da il titolo al romanzo di Henry James: in apparenza perfetta ma con una crepa che segnerà la sua fine. La sete di assoluto del piccolo Romain ritratto nel monumento di Vilnius deve essere rimasta inappagata. Il tarlo dell’angoscia è in agguato, lo aspetta dietro ogni angolo a attende il suo momento per colpire e aprire una crepa decisiva nell’animo di Gary. Basta leggere uno dei suoi ultimi romanzi, “Biglietto scaduto”, un ritratto dallo humour amaro dedicato al declino della virilità di un uomo. Un libro dove si ride parecchio, ma con un brivido lungo la schiena.
  Il pomeriggio del 3 dicembre 1980 Romain Gary uscì dal suo appartamento nel centro di Parigi per andare a comprare una vestaglia di seta rossa. Rientrò a casa, indossò la vestaglia e si sparò un colpo di pistola in bocca.


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Silvano Calzini

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  Silvano Calzini, milanese, laureato in Scienze politiche, terminati gli studi ha iniziato a lavorare come redattore editoriale presso varie case editrici. Oggi, cinquantenne, si è lasciato alle spalle l’entusiasmo iniziale, ma non l’amore per le buone letture, Londra, certi silenzi e altro ancora.  









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