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Quando leggere è un piacere
e una autentica passione
    
Milano, 21 Marzo 2011

Il romanzo
che viene dal passato

  Negli anni Trenta era stato un grandissimo successo. Per lo meno di pubblico, perché invece i critici dell’epoca, che evidentemente non erano meglio di quelli di oggi, lo avevano stroncato. Niente lotta di classe, niente palingenesi rivoluzionarie, solo borghesucci di mezza tacca con le loro meschinità piccolo-borghesi. Tutta roba fatta apposta per fare storcere il naso ai sopraccigliosi critici militanti. Sto parlando di Un’avventura a Budapest, il romanzo scritto dall’ungherese Ferenc Kormendi (1900 – 1972), che nel 1932 vinse un concorso internazionale e diede il via a un a una lunga scia di grandi successi editoriali. Per molti anni i romanzi di Kormendi furono tradotti e venduti in tutto il mondo. Tra gli altri vale la pena ricordare: La generazione felice (1934), Peccatori (1936), Incontrarsi e dirsi addio (1937). In Italia all’epoca lo pubblicò Bompiani, poi con il passare degli anni, considerato a torto un prodotto della letteratura di evasione, finì nel dimenticatoio. Adesso lo stesso editore è tornato a presentarlo. Meglio tardi che mai. Nonostante fosse accusato dalla critica di essere uno scrittore borghese, superficiale e disimpegnato, Kormendi era un uomo che viveva a pieno il suo tempo. Ostile al nazismo trionfante anche in Ungheria in quel periodo, nel 1939 se ne andò in esilio in Inghilterra. Poi dopo la guerra tornò in patria, ma anche il comunismo non faceva per lui. A quel punto se ne andò di nuovo e questa volta fu per sempre. Emigrò negli Stati Uniti dove morì nel 1972. La trama del romanzo è presto detta. Siamo a Budapest alla fine degli anni Venti e un gruppo di trentenni delusi e insoddisfatti della propria vita scopre per caso che Anton, un loro vecchio compagno di scuola considerato da tutti un idiota, il tonto della compagnia soprannominato “il pinguino”, ha fatto fortuna in Sudafrica dove è diventato ricchissimo. Lo invitano a tornare per una rimpatriata, con lo scopo di raggirarlo e di trarre profitto della sua immensa ricchezza. L’autore intanto ci racconta la cavalcata verso il successo di Anton, costellata da mille peripezie e meschinerie. Poi arriva il momento del ritorno di Anton e dell’incontro con i suoi vecchi amici, soprattutto con Kelemen, il motore di tutta la storia. Da questo punto in poi assistiamo a una lunga partita scacchi tra i vari personaggi, nella quale l’autore si dimostra un maestro nel descrivere i moti più segreti dell’animo umano. Alla fine le cose non vanno secondo i piani di nessuno. L’epilogo del romanzo è splendido e va lasciato al gusto della lettura. Naturalmente il mondo descritto da Kormendi non esiste più. È cambiata Budapest ed è cambiato tutto il resto. Ma non sono cambiati gli uomini, con i loro sogni e desideri, le invidie, le gelosie, la loro avidità, la loro boria, i loro drammi interiori. Insomma, non è cambiata la vita. E, al di là del contorno, nelle pagine di Un’avventura a Budapest quella che si sente pulsare è la vita, quella autentica, quella di sempre, anche la nostra. Come in tutti i veri grandi romanzi di ogni tempo.


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Silvano Calzini

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  Silvano Calzini, milanese, laureato in Scienze politiche, terminati gli studi ha iniziato a lavorare come redattore editoriale presso varie case editrici. Oggi, cinquantenne, si è lasciato alle spalle l’entusiasmo iniziale, ma non l’amore per le buone letture, Londra, certi silenzi e altro ancora.  









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