Quando leggere è un piacere e una autentica passione
Milano, 8 Settembre 2009
Il Don Chisciotte
di Malamud
Se diffidate di quelli che la sanno lunga e hanno sempre le idee chiare, ecco un libro che fa per voi. “Una nuova vita”, pubblicato negli Stati Uniti nel 1961, in un momento magico della letteratura americana, quello a cavallo tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, mentre un mondo stava tramontando e un altro nuovo stava nascendo. Un’epoca confusa e incerta e proprio per questo ricca di stimoli e suggestioni, almeno per chi aveva le antenne per captarli. Quel che è sicuro è che l’autore del libro, Bernard Malamud (1914 – 1986) ha colto in modo magnifico l’atmosfera e l’umore del tempo, insomma quello che in inglese chiamano mood, e ha scritto un romanzo straordinario.
“Una nuova vita” è la storia di Seymour Levin, che, insoddisfatto di quello che è riuscito a combinare a New York, cerca di ricostruire la propria esistenza andando a insegnare letteratura in un piccolo college di una cittadina nel profondo Ovest degli Stati Uniti. Da un lato siamo dunque alla celebrazione del mito della frontiera, della ricerca della felicità, voltando le spalle al passato per andare incontro a una nuova vita, per l’appunto. Dall’altro questa ricerca di un nuovo Eden si rivela come una promessa mancata. Un po’ perché ben presto viene a galla la grettezza di un ambiente provinciale chiuso e diffidente verso tutto quello che minaccia di incrinare le certezze di sempre. Un po’ perché il protagonista, Levin, è una natura inquieta, più portato alla riflessione intellettuale che alla vita reale. Uno che aspira a una vita semplice e serena da uomo qualunque, ma nello stesso tempo portato a inseguire sogni e ideali. E così il nostro Levin puro e idealista si muove come un elefante in una cristalleria, finendo per perdersi tra le beghe con gli altri professori dell’università e amorazzi clandestini con le mogli dei colleghi, in un’altalena di promesse e di inganni. Un personaggio tenero e ridicolo, incapace di mettere in pratica le sue intuizioni, acuto e fragile allo stesso tempo. A me ha fatto venire in mente Antoine Doinel, il personaggio alter-ego di Francois Truffaut, in “Baci rubati”, anche lui confuso e indeciso, perennemente in balia degli eventi, incapace di fare un ingresso definitivo nella vita adulta. Un Don Chisciotte disarmato per il quale i valori della realtà sono destinati a restare per sempre concetti completamente estranei.
Non è un caso che “Una nuova vita” cominci con un arrivo e finisca con una partenza. Dunque è la storia di un viaggio, fisico ma soprattutto metaforico, quello che tutti dovremmo fare all’interno di noi stessi. Sapendo bene che la meta finale è sconosciuta e irraggiungibile.
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Silvano Calzini, milanese, laureato in Scienze politiche, terminati gli studi ha iniziato a lavorare come redattore editoriale presso varie case editrici. Oggi, cinquantenne, si è lasciato alle spalle l’entusiasmo iniziale, ma non l’amore per le buone letture, Londra, certi silenzi e altro ancora.
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