Quando leggere è un piacere e una autentica passione
Milano, 6 Marzo 2009
La via del cuore di Boris Pahor
Il romanzo di uno scrittore triestino uscito in lingua slovena nel 1967 e pubblicato in italiano solo 42 anni dopo. Il romanzo è “Necropoli” e lo scrittore Boris Pahor. Nato nel 1913 a Trieste, città in cui tuttora vive, Pahor appartiene alla minoranza slovena, e nel corso della sua lunga vita di uomo e di autore di numerose opere è sempre rimasto fedele al valore della sua lingua madre.
“Necropoli” è la descrizione della visita di Pahor al campo di sterminio dove è stato deportato durante la Seconda guerra mondiale a causa della sua attività nella resistenza antinazista. Il suo è un ritorno da turista, anche se del tutto speciale, mischiato a tanti altri visitatori distratti e in buona parte inconsapevoli, atteggiamenti che lo mettono fortemente a disagio:
“Lo ammetto, non riesco ad accettare fino in fondo l’idea che questo posto, cardine del mio mondo interiore, sia visitato da chiunque; e soffro anche un po’ di gelosia … anche perché questi sguardi curiosi non potranno mai penetrare nell’abisso di abiezione in cui fu gettata la nostra fiducia nella dignità umana e nella libertà personale”.
Questa visita da a Pahor la possibilità di raccontare quanto gli è accaduto in quel lager. E lui lo fa senza risparmiarci nulla dell’orrore: le umiliazioni fisiche e morali, la fame, il gelo, i corpi piagati, l’agonia dei malati, le mille violenze, fino alla camera a gas. Eppure in mezzo a tutti questi orrori Pahor riesce a cogliere sempre degli sprazzi di calore umano e così l’inferno del campo diventa uno straordinario documento sulla capacità di resistere dell’uomo. Della sua generosità anche in mezzo a un mare di aberrante disumanità.
Per tutto il libro tra le immagini di dolore e di morte si aprono improvvisi squarci di vitalità. Ci sono medici e infermieri che continuano ad agire per aiutare il prossimo, o per lo meno per garantire un minimo di dignità, oppure prigionieri che sebbene ridotti a larve umane non hanno perso la speranza. Dunque “Necropoli” diventa molto più di una testimonianza dell’abiezione umana. Per arrivare a capire il valore assoluto di queste pagine è necessario percorrere fino in fondo quella via del cuore che troppo spesso l’uomo abbandona e che grazie al libro di Boris Pahor possiamo ritrovare.
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Silvano Calzini, milanese, laureato in Scienze politiche, terminati gli studi ha iniziato a lavorare come redattore editoriale presso varie case editrici. Oggi, cinquantenne, si è lasciato alle spalle l’entusiasmo iniziale, ma non l’amore per le buone letture, Londra, certi silenzi e altro ancora.
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