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Quando leggere è un piacere
e una autentica passione
    
Milano, 29 Aprile 2010

I toni bassi
di Siegfried Lenz

  Non c’è nessun bisogno di alzare la voce per dire cose anche molto importanti. L’ennesima conferma ce la fornisce Siegfried Lenz (1926), uno scrittore che dei mezzi toni ha fatto un’arte. Come tedesco, ha attraversato e vissuto sulla sua pelle gli anni più terribili del Novecento: nazismo, Seconda guerra mondiale, il durissimo periodo post bellico, la guerra fredda, ed è un narratore implacabile del male, ma senza mai perdere la misura delle cose e soprattutto degli uomini. Una dote rara e preziosa, che per molti versi mi ha riportato alla mente Theodore Fontane, un altro grande della letteratura tedesca.
  Lenz è autore di diversi romanzi e racconti, ma il suo libro più noto e senza alcun dubbio “Lezione di tedesco”, uscito nel 1968 e che in Germania ha avuto uno straordinario successo prima di essere tradotto in molti Paesi. Chi ha detto che il pubblico non sa riconoscere le opere di qualità?
  Il protagonista del romanzo è un ragazzo finito in riformatorio su un’isola del fiume Elba vicino ad Amburgo, il quale, costretto per punizione a scrivere un tema sui “Piaceri del dovere”, racconta la storia del padre, un poliziotto incaricato dal regime nazista di comunicare a un pittore, suo caro amico, il divieto di dipingere perché la sua arte è considerata “degenerata”. Nel corso della storia il ragazzo-narratore si avvicina sempre di più al pittore e si allontana dal padre. Siamo in un piccolo paese di provincia, lontano dagli eventi della grande storia e Lenz si dimostra un maestro nello scavare all’interno dei rapporti tra i vari personaggi e nell’approfondire tempi complessi come la responsabilità individuale, il confronto tra il bene e il male. Ma quello che colpisce maggiormente è che tutto questo non lo fa in una dimensione drammatica, ma piuttosto in una situazione di normalità. Piccole storie personali possono essere universali, vicende in apparenza minime assurgono ad archetipo del bene e del male.
  I toni più lirici Lenz li riserva alla natura, descritta magnificamente nelle pagine del romanzo. Chi ha avuto la fortuna di fare un viaggio da quelle parti può ritrovare intatto il fascino del fiume Elba, le dune di sabbia lungo le sue rive, il vento sferzante del Mare del Nord, le grida dei gabbiani.
  “Lezione di tedesco” è un romanzo magnifico, la dimostrazione che è ancora possibile fare vera, grande narrativa. Un autentico piacere per il lettore e un salutare schiaffo a tanti giovani presunti leoni della letteratura contemporanea, da un parte convinti che il mondo ruoti intorno al loro ombelico e dall’altra sempre pronti a pontificare a vanvera sui massimi sistemi. E invece qui niente prediche, niente facce perennemente corrucciate a testimoniare chissà quali drammatici casi di coscienza, niente facili indignazioni di panna montata. Solo il lieve sorriso di Siegfried Lenz, che a 84 anni ama definirsi semplicemente “un narratore di storie”, naturalmente raccontate con i toni bassi perché “Chi sa parlare sottovoce viene ascoltato”.

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Silvano Calzini

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  Silvano Calzini, milanese, laureato in Scienze politiche, terminati gli studi ha iniziato a lavorare come redattore editoriale presso varie case editrici. Oggi, cinquantenne, si è lasciato alle spalle l’entusiasmo iniziale, ma non l’amore per le buone letture, Londra, certi silenzi e altro ancora.  









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