Quando leggere è un piacere e una autentica passione
Milano,
20 Settembre 2008
Hugo Claus: l’arte di dipingere con le parole
Il romanzo di formazione di un ragazzino sballottato tra i grandi avvenimenti della Seconda guerra mondiale e le piccole vicende della gente comune della sua terra, le Fiandre. Questa la sintesi de “La sofferenza del Belgio”, il romanzo fiume pubblicato nel 1983 e opera più celebre di Hugo Claus (1929-2008). Romanziere, pittore, poeta, drammaturgo, più volte candidato al premio Nobel, pochi mesi fa Claus ha voluto essere autore anche della propria morte, scegliendo la strada dell’eutanasia, dopo avere visto la propria dignità umiliata dall’Alzheimer.
Un uomo e uno scrittore ribelle fino all’ultimo dunque. Non a caso amava definirsi un “fiammingo francofono”; lui che sebbene avesse vissuto molti anni all’estero non aveva mai rinunciato alle proprie radici linguistiche e culturali. Per questo scriveva in nederlandese, la lingua delle Fiandre, ma rifuggendo sempre dalle tentazioni separatistiche che travagliano in questi anni il piccolo Belgio, diviso più che mai tra fiamminghi e valloni.
Le pagine de “La sofferenza del Belgio” sono dense di realismo e rappresentano in modo magnifico il mondo delle Fiandre. Claus sa letteralmente dipingere con le parole. E lo fa come pochi altri. Leggendo il libro il pensiero corre in modo naturale al suo grande connazionale del Cinquecento, il pittore Pieter Bruegel, con quei suoi quadri che fotografano grandi scene di vita collettiva, composte dalla somma di tanti piccoli frammenti di vite individuali, descritte fino nei minimi particolari. Tutti e due affondano nella carne del tessuto sociale e della gente. Tutti e due raffigurano gli uomini quali sono in realtà, con i loro difetti, le loro passioni, e non come dovrebbero essere.
Sembrano dire “Questa è l’umanità!”. Un’ulteriore prova che l’arte, quando è tale e quando è veramente grande, non conosce confini di tempo o di genere
“La sofferenza del Belgio” testimonia tutto l’amore-odio di Claus per la società fiamminga, troppo provinciale e tradizionalista ai suoi occhi.
Il fascino del libro è in questo continuo gioco di rimandi tra le grandi vicende della guerra e le piccole meschinità della vita di tutti i giorni. Louis, il ragazzo protagonista, scopre i tanti compromessi e conformismi che lo circondano. Sono quelli della sua famiglia, del collegio dove studia, della sua comunità, ma sono anche i nostri, quelli che anche noi vediamo e che molto spesso ci vedono protagonisti, anche se ci vergognamo di ammetterlo. In una parola, Louis scopre la vita.
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Silvano Calzini, milanese, laureato in Scienze politiche, terminati gli studi ha iniziato a lavorare come redattore editoriale presso varie case editrici. Oggi, cinquantenne, si č lasciato alle spalle l’entusiasmo iniziale, ma non l’amore per le buone letture, Londra, certi silenzi e altro ancora.
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