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Quando leggere è un piacere
e una autentica passione
    
Milano, 21 Aprile 2008

John Kennedy Toole:
uno contro tutti

  Un Don Chisciotte americano, un pazzo convinto di essere un genio, uno, che per dirla alla Longanesi, sghignazza per non piangere. Tutte definizioni che calzano a pennello a John Kennedy Toole (1937-1969), autore di “Una banda di idioti”, romanzo cult pubblicato postumo nel 1980, e da allora amatissimo dai lettori (ancora oggi è nella lista dei “long sellers” americani) e premiato dalla critica con il Pulitzer nel 1981. E pensare che in vita Toole raccolse solo rifiuti dagli editori e il suo libro riuscirà a essere pubblicato solo dopo la sua morte grazie alla testardaggine della madre. Per parte sua, Toole aveva già rinunciato a tutto, suicidandosi con il gas di scarico della sua macchina nella primavera del 1969 in riva al Mississippi.
Il titolo del romanzo è una citazione da Jonathan Swift: “Quando nel mondo appare un vero genio, lo si riconosce dal fatto che tutti gli idioti fanno lega contro di lui”. Il protagonista è Ignatius J. Reilly, vero e proprio alter ego dell’autore. Una specie di gigante obeso, vestito con pantaloni informi, una camiciona a scacchi e un berretto di lana con paraorecchie e visiera perennemente in testa, che ha deciso di intraprendere una lotta senza esclusione di colpi contro tutto e contro tutti. Insofferente al perbenismo e ai luoghi comuni, odia i lavori che fa, la gente che incontra, la tele- visione che vede, il cinema, il sesso, la psicanalisi. In una parola, odia il mondo, perché ai suoi occhi manca di “teologia e geometria”. E porta avanti questa sfida totale attraverso una sorta di abbrutimento fisico e sociale.
L’edizione italiana del libro è preceduta da una prefazione imbevuta di ideologia scritta da una delle tante “coscienze critiche” che vanno per la maggiore dalle nostre parti. Vale la pena leggerla per confrontarla con il romanzo di Toole. Da una parte un campione del conformismo intellettuale italiano, uno dei tanti “finti ribelli” di casa nostra. Dall’altra uno scrittore che non salva nessuno e un romanzo che è quanto di meno “politically correct” ci possa essere. I suoi bersagli sono sì le istituzioni tradizionali della società americana come la famiglia, l’esercito, l’istruzione, il lavoro, ma vengono fatte a pezzi anche la controcultura degli anni Sessanta, il femminismo, i neri. L’obiettivo della guerra personale di Reilly, e del suo creatore, non ha confini di razza, sesso o ideologia.
Per dare un’idea dell’aria grottesca e tragicomica che si respira tra le pagine di “Una banda di idioti” basta scegliere un passo a caso:
Le manette e le catene hanno, nella vita moderna, funzioni del tutto diverse da quelle per le quali furono concepite. Se io fossi un costruttore edile e lavorassi in periferia, le installerei sulle palazzine di nuova costruzione. Scommetto che la gente, ormai stanca di guardare la televisione e di giocare a ping-pong, prima o poi proverebbe a incatenarsi, magari con soddisfazione. In breve tempo, diventerebbe l’occupazione preferita. Si sentirebbero mogli confidare alle amiche: “Ieri sera mio marito mi ha incatenata. È stato stupendo; voi avete mai provato?”. I bambini, dopo la scuola, correrebbero a casa dalle mamme già pronte a metterli in catene.
Ciò avrebbe il duplice scopo di ridurre la delinquenza giovanile e di coltivare la fantasia che molto spesso nei ragazzi è obnubilata dalla televisione. .

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Silvano Calzini
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  Silvano Calzini, milanese, laureato in Scienze politiche, terminati gli studi ha iniziato a lavorare come redattore editoriale presso varie case editrici. Oggi, cinquantenne, si č lasciato alle spalle l’entusiasmo iniziale, ma non l’amore per le buone letture, Londra, certi silenzi e altro ancora.  









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