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Verona,1 Maggio 2023

Democrazie afflitte da metastasi burocratica?

    Lo Stato democratico italiano ha perso da molto tempo la sua capacità di fare. È ormai lontana l’epoca della ricostruzione post-bellica e del miracolo economico. In quei tempi realizzò grandi opere come l’Autostrada del Sole, in tempi ragionevoli e a costi contenuti; in quel periodo l’industria pubblica era un fiore all’occhiello del made in Italy. LONTANO RICORDO. Ora l’Italia rischia di non riuscire a spendere presto e bene qualche centinaio di miliardi di fondi europei, cruciali per sfide strategiche come la modernizzazione del fisco e della giustizia civile, la digitalizzazione e la conversione a un’economia postcarbonica.
    Lo Stato italiano è diventato un pachiderma che blocca e rallenta le decisioni. Più il burocrate è scadente più è invasivo, prepotente, ai limiti dei comportamenti sociopatici. Ma per quanto la burocrazia italiana sia in fondo alle classifiche dell’efficienza tra i paesi ricchi, molti altri non stanno veramente meglio di noi. Ricordate la saga del nuovo aeroporto di Berlino? Accumulò enormi ritardi e poi fu colpito da sconcertanti problemi tecnici all’inaugurazione. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, chi pensa che abbiano una burocrazia efficiente è rimasto fermo a un ricordo di altre epoche.
    Xi Jinping gongola e si convince della superiorità del suo sistema quando vede in cima ai nostri problemi proprio questo: non riusciamo più a decidere grandi piani per il futuro e a realizzarli con la velocità che sarebbe necessaria. Tutto è lento, complicato, talvolta impossibile. La sfiducia dei cittadini nelle liberaldemocrazie si spiega anche così. Un sistema politico, del resto, non viene giudicato solo su valori astratti; la pagella quotidiana dei cittadini è legata ai risultati visibili dell’azione di governo oltre alla giustizia e all’equità sociale. Questa azione, con rare eccezioni, ci delude o ci irrita. Tanto più che rispetto agli anni Sessanta lo Stato – in tutto l’Occidente – è diventato elefantiaco, spende troppo e ci costa molto di più.
    Certo, Xi Jinping ha le mani libere: programma a lungo termine e realizza, non come succede nel Mondo libero. Ma ha poco da gongolare. Per contro, il cosiddetto Mondo libero (Europa, Nord America, Giappone, Australia), con solo un miliardo di abitanti sugli otto dell’intero pianeta, realizza più dell’80% dei brevetti tecnico-scientifici concentrando nelle sue mani la stragrande maggioranza della creatività globale traducibile in realizzazioni di ogni tipo. In conclusione, quindi, la libertà inibisce il decisionismo, ma la libertà favorisce la creatività.
    Come l’Italia o la Germania, anche l’America ha bisogno di investire nella propria modernizzazione, a cominciare dalle infrastrutture. Biden, ad esempio, ha molti fondi disponibili (ca.1.200 Mld $), grazie a una legge varata dal Congresso, ma riuscire a spenderli presto e bene è un’ardua scommessa. Agli italiani può sembrare strano veder paragonare il proprio paese agli USA su terreni come le lungaggini dei permessi per aprire i cantieri, l’assurda complessità delle regole che sembrano scritte da sadici, gli ostacoli che rallentano o bloccano le grandi opere, la tendenza delle ditte appaltatrici a gonfiare i costi finali sforando tutti i preventivi.
    L’elenco delle cause di questo immobilismo non si ferma agli studi d’impatto ambientale, le motivazioni sono varie e concatenate fra loro. L’amministrazione pubblica è sempre meno capace, sia a livello locale sia centrale, di seguire con efficienza e celerità i processi d’investimento. Le normative sono sempre più complesse e offrono appigli infiniti a chi ha qualche ragione per voler bloccare un cantiere mettendo in piedi “comitati-contro”, ricorrendo al TAR o alla Sovrintendenza. Il decadimento burocratico porta sia i governi locali che quelli centrali ad affidarsi a eserciti di tecnici e consulenti esterni (in Italia il fenomeno è aggravato dall’incompetenza estrema dei rappresentanti del popolo). Cresce così un’industria del parassitismo legale, che succhia risorse senza velocizzare i progetti. I consulenti strapagati hanno un’unica funzione: garantire ai burocrati di non essere perseguibili per qualche errore legale. Il sottobosco delle ditte appaltatrici ha spesso l’ultima parola, perché i suoi lobbisti sono ancora più abili delle squadre legali assoldate dai governi.
    La burocrazia è invasiva anche in un settore che consideriamo giustamente un fiore all’occhiello delle società occidentali: l’università e la ricerca scientifica. Un bravo scienziato o un ricercatore con cattedra oggi devono impiegare una parte considerevole del proprio tempo a compilare documenti per sovvenzioni senza le quali si bloccherebbe il proprio operare.
    Mezza America e mezza Europa pensa che la risposta a questo decadimento la possa e la debba dare solo lo Stato. Ma quale tipo di Stato? Quello che con la finalità di impedire gli eccessi speculativi o la difesa dei risparmiatori genera una mole di norme farraginose che arricchiscono solo gli studi legali?
    Se lo Stato ha smesso di funzionare come una volta, potrebbe recuperare la vecchia vitalità dal sodalizio con il mercato e la ricerca scientifica?
    FORSE SÌ. La sfida del vaccino anti-Covid, a questo proposito, è stata strategica, data la posta in gioco. L’esplosione delle piattaforme digitali per realizzare video conferenze ha avuto una diffusione globale sia per il tele-lavoro che per la didattica a distanza ammorbidendo molto i danni per le chiusure. La banalizzazione della realtà virtuale è, del resto, a portata di mano in tutti i campi, anche nel commercio on line per comprare di tutto: per acquistare abbigliamento e calzature on line, facciamo provare i prodotti a un avatar, dopo avergli attribuito le nostre misure fisiche. Si può già decidere l’acquisto di un mobile, un arredo, una cucina, simulandone il montaggio dentro la copia virtuale della propria abitazione. Per adesso vediamo solo frammenti sparsi di quello che potrà diventare un metauniverso onnicomprensivo. Possibile che con la rivoluzione digitale non saremo in grado di svecchiare e snellire procedure e controlli indispensabili rimettendo in marcia una società efficiente, senza scivolare nella rischiosa realtà della concentrazione e della sorveglianza?
    Quando il capolinea comincia ad avvicinarsi, un sintomo inequivocabile è il sovrappeso di una burocrazia soffocante, inamovibile, autoreferenziale. È una prova di vitalità irriducibile sforzarsi di immaginare nuove strade per la rinascita dell’Occidente che sappia mettere a frutto tutta la sua creatività e libertà.

    Tommaso Basileo

























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