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Verona, 18 Maggio 2018

Mass-Media e Social
plasmano le percezioni?

    Siamo ormai tutti d'accordo che, oggi, i mezzi di comunicazione di massa uniti ai social-media, nell'era di Internet, sono diventati i tramiti più rilevanti non solo della socializzazione politica e culturale ma, più in generale, della produzione e distribuzione sociale della conoscenza e dell'informazione.
    I mezzi telematici, secondo tutte le ricerche, plasmano le nostre attitudini percettive, stabilizzano criteri di senso collettivi, ci introducono a varie rappresentazioni del presente e del futuro e, in fondo, fungono da costante contesto di riferimento per orientare la nostra esperienza personale.
    Quali sono le conseguenze di questa nuova condizione? Il flusso imponente e senza soluzione di continuità di informazioni e di stimoli di ogni tipo che ci investe esercita su di noi una pressione crescente e incontenibile, sulla nostra capacità di attenzione e di selezione, un tempo mediate da: famiglia, scuola, sfere amicali, associazioni culturali, partiti, sindacati, organizzazioni religiose, giornali.
    Ne stanno nascendo delicati e pericolosi problemi di interazione tra la fonte telematica e la grande maggioranza degli utenti/cittadini che non dispongono di griglie selettive adeguate alla massa quantitativamente prodigiosa, alla varietà “pluralista” e alla veridicità molto dubbia delle informazioni che circolano in Rete.
    Non possiamo più parlare di rischio. Da qualche anno vi è l'evidenza empirica che il sistema della comunicazione di massa è massicciamente gestito e orientato a determinare una “riduzione della complessità” CAOTICA che sta minacciando seriamente, e forse irrimediabilmente, sia i processi di identità personali sia i canali tradizionali di costituzione delle identità collettive, fino ad essere responsabile di una crescente privazione sensoriale e cognitiva.
    Le comunicazioni di massa, come si sa, svolgono una funzione di duplicazione surrogatoria dell'esperienza. Soprattutto il mezzo televisivo, tenuto in funzione nelle case dalla mattina alla sera, produce l'effetto di escludere come “non reale” ciò che è estraneo nei vari palinsesti, che selezionano, appunto, ciò che il pubblico deve percepire come rilevante. Insomma, la Tv stabilisce e distribuisce quelli che potremmo definire i “valori di attenzione”. Ma ha il potere anche di definire e certificare come diffusa, condivisa, maggioritaria una lettura della realtà, influenzando pesantemente l'opinione pubblica incapace di decodificarla.
    Anche una notizia rilanciata sui Social media, che tocca le corde sensibili della gente, genera reazioni a catena e attenzione spasmodica. Questa attenzione viene rilevata dagli algoritmi della piattaforma, che la fanno salire in graduatoria e quindi le danno una enorme visibilità. ECosì il Web si è trasformato tecnicamente in altoparlante di ogni contenuto, anche di pessimi contenuti falsi e socialmente, politicamente e culturalmente tossici.
    Le persone meno attrezzate tendono ad accettare passivamente pressioni persuasorie se pensano di ottenere vantaggi o evitare conseguenze indesiderate.
    L'influenza psicosociale delle comunicazioni di massa, in buona sostanza, si fonda sulla “paura dell'isolamento sociale”, la paura cioè di esprimere una opinione diversa, in conflitto con quella che gira vorticosa, martellante, ossessiva nella comunità come una contaminazione.
    PRIMA DELLE ELEZIONI POLITICHE 2013 IN ITALIA, diventò in poche ore virale sui social questo testo: “Ieri il Senato della Repubblica ha approvato con 257 voti a favore e 165 astenuti il Ddl del senatore Cirega che prevede la nascita del Fondo per i parlamentari in crisi creato in vista dell'imminente fine legislatura. Uno stanziamento di 134Miliardi da destinarsi a tutti i deputati che non troveranno lavoro nell'anno successivo alla fine del mandato. E questo, quando in Italia i malati di SLA sono costretti a pagarsi da soli le cure. RIFLETTI E FAI GIRARE”.
    Certo, chi sta leggendo questo articolo si metterà a ridere. Ma centinaia, migliaia di queste Fake sono circolate negli anni scorsi raggiungendo milioni di persone in rete e nel passaparola, riprese dalla stampa e rimbalzate nei teatrini isterici dei talk show. Poi c'è ancora qualcuno che si meraviglia come si esprime e si caratterizza il consenso elettorale, in tutto l'Occidente, tra città e provincie, tra centro e periferie.
    Con simili nefandezze e con gli stessi veicoli criminaloidi è stata espugnata la presidenza degli USA. Si sono determinati i presupposti della Brexit. Sta entrando in seria fibrillazione il consensus europeo.
    Il pericolo è che in tutta Europa, dopo l'Italia, gruppi politici anti-sistema assumano il governo dei vari Paesi, su programmi irrealizzabili e con mezzi illeciti di manipolazione del consenso. Quello che vogliamo sottolineare è che solo una parte di questa reazione popolare deriva dal comprensibile risentimento e la paura del futuro che ha investito tutte le istituzioni politiche democratiche che si sono dimostrate incapaci di proteggere l'economia reale dallo Tsunami proveniente d'oltre Atlantico e di proteggere, soprattutto, i lavoratori coinvolti e le posizioni sociali più deboli nelle zone già svantaggiate.
    L'ARMA DELLA CENSURA E' NATURALMENTE FUORI DISCUSSIONE. I poteri vanno costantemente tenuti sotto controllo se non vogliamo che debordino. Ma l'arma della sanzione formale e informale nei confronti dei falsari diventerà indispensabile. Come faranno altrimenti gli Stati democratici a resistere a questa inedita pandemia aggressiva, impastata di rancori indiscriminati, che sembra orientata dal basso verso l'alto, dal popolo verso le élites ma, in realtà, è solo una lotta senza quartiere tra élite dove gli arruffapopoli dovrebbero fungere (nella mente degli stolti strateghi) semplicemente da killer con una certa autonomia e un lauto stipendio per il servizio reso.
    Prima dell'avvento del web circolavano varie teorie, sugli effetti potenziali delle comunicazioni di massa, sul loro potere di plasmare e manipolare le percezioni politiche e sociali. Alcuni teorici marxisti, in particolare Altusser, parlarono di mass-media come “apparati ideologici di Stato”. I teorici di ascendenza francofortese, con il loro “pessimismo riflessivo”, ci avvertirono che con l'avvento dei nuovi mezzi di comunicazione rischiavamo forme nuove e sconosciute e molto pervasive di manipolazione molecolare delle coscienze. Ma è con “l'ottimismo dogmatico”, nei nostri tempi, che si è affermata una teoria imbelle che prevedeva meravigliosi e progressivi orizzonti dove, con la moltiplicazione dei media e il superamento di posizioni dominanti si sarebbe evitata ogni concentrazione di potere e il risultato non sarebbe stato altro che: l'incrocio, la contaminazione, la ri-costruzione delle molteplici immagini e discorsi che, in concorrenza tra loro, i media avrebbero distribuito nella realtà aperta e pluralista.
    AMEN.

    Tommaso Basileo

























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