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Verona, 1 Maggio 2017

La Democrazia diretta
è una BUFALA:
parola di Rousseau

    Perché non si scateni subito un vasto, molecolare riflesso condizionato, chiarisco che qui non intendo minimamente parlare del metodo M5S che con la Democrazia Diretta ha poco da spartire, trattandosi, piuttosto, di Democrazia eterodiretta.
    Kelsen, ci aveva avvertito, fin dai primi passi di questa fragile esperienza della contemporaneità, che il pensiero democratico si ispira al relativismo filosofico, per il quale la realtà esiste soltanto entro i limiti della conoscenza umana, ed è quindi relativa alla struttura del soggetto conoscente.L'assolutismo filosofico che afferma l'esistenza di verità e valori assoluti, è quindi incompatibile con la Democrazia.
    La Democrazia è essenzialmente un metodo per creare un ordinamento sociale: Popper diceva che la sua essenza minima è quella di garantire il ricambio di classi dirigenti senza spargimento di sangue. Tuttavia, la Democrazia resta una questione di gradi; non è un oggetto o uno stato immobile, bensì un processo. Il poderoso sviluppo economico-sociale e la diffusione del benessere, nei primi cinquant'anni del secondo dopoguerra, sono stati accompagnati da molti, sconvolgenti, processi sociali evolutivi: scolarizzazione di massa, inurbamento, esposizione ai media e alla comunicazione, mobilità fisica e sociale hanno investito e riguardato gran parte delle popolazioni del mondo, soprattutto in Occidente.
    Date queste premesse sullo sfondo, riflettere su sviluppo tecnologico e Democrazia significa affrontare alcuni nodi spinosi del processo democratico, quali che siano le specifiche o caotiche modalità operative che lo stanno, in questa fase, caratterizzando.
    Se gli strumenti via via resi disponibili dalla Rete, dall'informatica e dalla telematica vengono esaltati quasi esclusivamente nella prospettiva di un VOTO reso più agevole, frequente e rapido, viene accolta una visione rattrappita della Democrazia: non più processo, ma soltanto ratifica finale, perpetuo gioco del SI o del NO. Lo slittamento concettuale e politico-ideale è evidente: altro che Democrazia Diretta parliamo piuttosto di democrazia referendaria. Bisogna tener presente che con il diffondersi dell'uso della Rete e delle tecnologie elettroniche, sono stati effettivamente rimossi tutta una serie di tradizionali ostacoli fisici all'accesso generalizzato a molte categorie di informazioni. Distanza e tempo sono stati cancellati dalla possibilità tecnica a realizzare due delle condizioni di base della democrazia: la trasparenza dell'attività dei soggetti pubblici (e dei grandi soggetti privati) e la diffusione delle informazioni tra i cittadini.
    Quindi, oggi, è possibile ad ogni cittadino accedere direttamente a banche dati locali, nazionali e internazionali che diano ad ognuno informazioni le più disparate: su delibere e progetti, su gare d'appalto, su bandi di concorso, piani regolatori, finanziamenti a imprese e associazioni; su situazione economica e ambientale, sui flussi di ogni tipo. Gli effetti più immediati, concreti e fruibili di queste novità è che si può ottenere maggiore efficienza dei servizi, risparmi e liberarsi dalla dipendenza delle burocrazie. Le possibilità di intervento e di controllo si fanno più incisive quando i cittadini vengono consultati per talune decisioni in varie forme: referendum; posta elettronica agli amministratore; creazione di city panels per valutare il gradimento sociale di singoli progetti. Tuttavia, la “resa democratica” delle tecnologie, rimane alquanto problematica. Se il fine è quello di accrescere la partecipazione politica dei cittadini, bisogna dire che questo continuo coinvolgimento ha prodotto un effetto inatteso: irresponsabilità degli eletti e/o astensionismo.
    C'è pure il lato oscuro di questa evoluzione che riguarda il binomio tecnologia-democrazia. Quello che si va accumulando, come una nube minacciosa sulle nostre teste, è una forma di pandemia psicologica. La paurosa percezione che tende verso il desiderio. Qualcosa che la gente vuole e di cui sente il bisogno, ad ogni costo, qualcosa di puramente atmosferico. Questa sembra un'epoca (come l'anno Mille) in cui tutti aspettiamo l'avverarsi di qualcosa. Qualcosa che sia in grado di definire il nostro scopo e il nostro valore sociale. Il mondo non è più la massa di materia, terra e mare intorno all'esistenza umana è, soprattutto, un enorme brusio fatto di maree di brusii.
    Mi sembrano esagerate e pericolose alcune profezie di evoluzione/liberazione. Non credo affatto che potremo liberarci dagli encefalogrammi del passato, immergendoci in nuovi significati e in nuovi livelli di percezione.
    Insomma, nonostante il brutto mutamento del clima nel mondo attuale, non credo che dovremmo superare nella prassi politica, nell'organizzazione del consenso e nella formulazione delle decisioni, la concezione dell'individuo autonomo, con una scala di preferenze privata, suscettibile sì di venir influenzato dalla discussione, dall'argomentazione altrui (non dalle fake news o dalle melasse dei Talk show), ma che alla fine decide esclusivamente in base alla sua coscienza e dei suoi particolari interessi. Il meccanismo del voto personale, libero e segreto, riflette esattamente il cuore della concezione democratico-liberale (quella delle nostre Costituzioni). Da esso deriva il consenso, come equilibrio temporaneo tra preferenze individuali maggioritarie e minoritarie, e l'affidamento della decisione ai rappresentanti della maggioranza.
    LA DEMOCRAZIA DIRETTA, si fonda, invece, sull'affermazione della necessità che governanti e governati tendano ad identificarsi, senza di che, secondo i suoi fautori, non può parlarsi di vera Democrazia. Con questa forma di Democrazia, il corpo dei cittadini dovrebbe occuparsi sia degli atti generali che di quelli particolari del governo; sia della formulazione delle norme, che della loro applicazione quotidiana, nonché del controllo di tale applicazione. Il potere legislativo e quello esecutivo si fonderebbero, e né l'uno né l'altro verrebbero delegati ad alcuno, bensì sarebbero esercitati direttamente dalla collettività per mezzo dell'Assemblea.Se non è questo di cui si parla quando si delinea la “democrazia diretta”, si sta spacciando una BUFALA.
    Mi domando: come verrebbe soddisfatta la essenziale condizione di “coerenza” delle scelte collettive, se già rileviamo, in tutto l'Occidente, la debolezza della regola democratica maggioritaria?
    Rousseau aveva la risposta pronta a questo tipo di problema: ci vuole l'unanimità (mi viene da rotolarmi dalle risa al solo pensiero di applicare l'unanimità nei Condomini). Quindi, Rousseau diceva che solo la regola dell'unanimità potrebbe stare a fondamento della democrazia diretta. Per queste ragioni il buon Rousseau, nonostante le piattaforme a lui dedicate come fosse l'autorevole ideatore del sistema, ha osservato senza mezzi termini che “immaginare il popolo in assemblea permanente per svolgere gli affari pubblici è un delirio. Forse, si potrebbe fare con un popolo di dei”.
    La tecnologia, in certe mani, può diventare solo razionalità applicata alla manipolazione.

    Tommaso Basileo

























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