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n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - Verona, 27 Ottobre 2016

Sono veramente evaporate le IDENTITÀ politiche?

    Già prima della Grande Crisi Globale del 2008, circolava insistentemente l'idea che nella nostra epoca sia più difficile di un tempo muoversi tutti insieme, come se fossimo tutti su una sola grande barca. Si è andata affermando invece l'idea che ci troviamo su barche diverse a navigare su mari aperti e sempre più agitati e pericolosi. D'accordo. Ma se questo è l'effetto della grande mutazione in atto è ragionevole affermare che non abbiamo più bisogno della Politica? A me sembra esattamente il contrario. Certo, di sicuro non abbiamo bisogno che continui la politica dei privilegi, del mimetismo e dell'irresponsabilità.
    Un altro mantra in circolazione da molti anni è quello che si sono completamente sfumate, fino ad evaporare le diverse Identità politico-culturali. È veramente così?
    In linea di principio “Progressista” era ed è la politica che si richiama alla solidarietà e rifiuta l'ingiusto. Negli intenti e nella sua autenticità la Sinistra è fare il bene generale salvaguardando le posizioni deboli, mentre per i “Conservatori” o, in altri termini, la Destra era ed è fare il bene proprio. La Storia ci insegna che a complicare tutto, è spesso intervenuta l'eterogenesi dei fini, sono cioè intervenute conseguenze non previste dei vari intenti.
    L'eterogenesi dei fini è una brutta bestia, può stravolgere le nostre intenzioni: l'egoismo “può” servire occasionalmente l'interesse collettivo e, alla stessa stregua, l'altruismo “può” qualche volta naufragare nel danno generalizzato.
    Oggi la Sinistra del XXI° secolo ha ancora come idea direttrice la protezione di quei diritti fondamentali assoluti che di volta in volta emergono nello sviluppo della società, ma non li assimila più ai diritti materiali che devono essere sì equamente distribuiti ma sono condizionati dalle risorse reali che una comunità può disporre e mettere in campo.
    Tra la Sinistra del '900 e quella odierna si è aperta quindi una distanza ragguardevole. La vecchia Sinistra ha sempre avuto una forte propensione verso una politica dei bisogni, quella odierna si fonda sui diritti. La differenza è essenziale: molti bisogni sono artificiali, e sviluppano tendenze dissociative. Solo una politica dei diritti può essere selettiva. Essere passati dall'indeterminatezza dei bisogni alla loro selezione attraverso i diritti rappresenta una tendenza all'”eguaglianza delle opportunità”, che la Destra ha sempre cercato di ostacolare, partendo dal presupposto che gli uomini sono inevitabilmente e incorreggibilmente diseguali, facendo strumentalmente confusione tra disuguaglianze naturali e sociali.
    La molto dibattuta “fine delle ideologie” non è, secondo me, la fine della bussola Destra-Sinistra. Ma può una bussola funzionare senza criteri?
    Prendiamo, ad esempio, la nozione di Interesse Generale. Negli scorsi decenni questa nozione è stata negata da sofisticati intellettuali che ne denunziavano la vuotaggine o comunque la non definibilità. La tesi di costoro era che gli interessi generali sono moltissimi nella società complessa e che vengono definiti, in concreto, dagli interessi particolari che li sostanziano. Sì, ma fino ad un certo punto. Perché in ogni circostanza concreta è quasi sempre possibile stabilire che cosa non sia nell'interesse generale e che cosa sia soltanto interesse proprio. Mutatis mutandis, lo stesso vale per progresso-conservazione: a fronte di qualsiasi opzione politica è quasi sempre possibile stabilire quale sia la versione innovativa proiettata al futuro e quale quella conservativa orientata al passato.
    Con questo non è che tutto vada a posto. Ogni interesse può benissimo essere un interesse male inteso. È sempre facile schierarsi optando per la difesa dei poveri, della massima occupazione, degli aumenti salariali e delle conquiste dello Stato sociale. Ma se fosse così facile le idee di Sinistra dovrebbero essere trionfanti mentre invece sono in grande affanno o piuttosto attraversano una grave crisi in tutto il mondo.
    Attenzione, le identità politiche sono tutte in crisi, ma ciò non vuol dire affatto né che sono evaporate né che si sono col tempo mescolate risultando irriconoscibili. La Destra sembra ormai muoversi in assoluto stato confusionale. Gli effetti economico-sociali deleteri del turbo-liberismo stanno travolgendo le opzioni autenticamente liberali. La Destra, in tutto il mondo, per sopravvivere e farsi spazio, si sta appiattendo al ruolo sedizioso di altoparlante della rabbia popolare con ricette che, se realizzate, farebbero esplodere il mondo globalizzato, la sua società civile e il benessere conquistato.
    La Sinistra, soprattutto europea, vivacchia alla giornata, sembra un pugile suonato. Non è che a questa parte manchino le idee, ne ha anche troppe, quello che le manca è il coraggio e la determinazione (e l'unità per il vezzo autolesionista alla frammentazione atomica). Troppo tempo la Sinistra europea ha passato a leccarsi le ferite dopo aver appurato che le sue conquiste si erano rovesciate nel suo opposto: nel corporativismo sindacale, nella burocratizzazione parassitaria, nella società dei 2/3 e alla fine in uno Stato in bancarotta che nemmeno è più sociale, visto che non è più in grado di pagare i costi dei diritti materiali.
    Il problema della Sinistra riformista e della Destra liberale è di ripensare a fondo la realizzazione dei loro ideali e dei loro progetti. Ciò lo potranno fare solo affrontando sul serio la conversione dell'ideale nel reale, il calcolo dei mezzi, e quindi della strumentalizzazione dei fini. Naturalmente senza nessuna confusione: la Sinistra non può che essere intrinsecamente inclusiva, quanto la Destra è esplicitamente esclusiva.
    Nella varietà delle circostanze, l'adesione alla prospettiva Progressista equivale all'assunzione del dovere di modellare e riformare istituzioni e pratiche sociali alla luce del ricorrente e mai finito compito di stare al passo con i ritmi del proprio tempo e di ridurre i molti e variegati dispositivi della esclusione:si pensi solo agli effetti ancora imprevedibili dell'automazione e digitalizzazione di tutti i processi produttivi che ci investirà nei prossimi anni.

    Tommaso Basileo

























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