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n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - Verona, 14 Ottobre 2016

Un modello
di FORMAZIONE
innovativo
per la società Globale

    L'ipotesi di partenza è presto detta: esiste un divario umano, tendenzialmente crescente e sempre più problematico, tra la complessità del Mondo e la nostra capacità di fronteggiarla.
    Il modello di apprendimento ancora dominante, da per tutto, nonostante ritocchi e aggiornamenti, è del tutto inadeguato ad affrontare i cambiamenti in corso. Esso consiste nell'acquisire modi di pensare, metodi e regole fisse, con cui far fronte a situazioni reali e ricorrenti cui siamo posti abitualmente di fronte. Un tempo questo modello andava bene, poiché i mutamenti dell'ambiente erano discontinui, il sistema educativo vi si adattava attraverso procedimenti pragmatici, per tentativi e approssimazioni. Ma in un ambiente-Mondo percorso da un flusso continuo di “incursioni innovative” a vasto raggio e a grande velocità, questo modello si rivela drammaticamente superato.
    L'apprendimento innovativo comporta una profonda rivoluzione culturale nell'insegnamento tradizionale. De Rosnay – un biologo-sociologo francese – già alcuni decenni fa aveva tracciato una icastica caricatura del modello di apprendimento tradizionale, raffigurandolo nei termini del vecchio processo di produzione. La divisione del lavoro è sostituita dalla divisione del sapere. Il processo educativo è rappresentato da un input minimo e fisso di nozioni ripartite per materie, inserite a vari livelli della torre di distillazione (i gradi del sistema scolastico) la cui lavorazione è sottoposta al controllo di efficienza degli esami, e che sbocca nell'output del diploma.
    Tutti i tentativi di modernizzazione di questo modello, realizzati in questi anni nelle società sviluppate (dagli USA all'Australia o in UE), lasciandone inalterate le strutture e le caratteristiche fondamentali, ancorché lodevoli in sé, sono votati all'insuccesso.
    Ciò che determina l'inefficacia del sistema, non è infatti solo l'inefficienza dei mezzi, ma soprattutto l'inadeguatezza delle premesse e dei fini.
    L'alternativa al modello di apprendimento conservativo, consiste essenzialmente nell'adozione del metodo sistemico.
    Non si tratta, come affermava De Rosnay, di soppiantare l'approccio tradizionale razionale e analitico, ma di integrarlo con un approccio intuitivo e sintetico che consente al tempo stesso di semplificare e di arricchire il processo di apprendimento: semplificare, nel senso di ridurre la quantità disorganica di informazioni ricevute, arricchire, nel senso di dar loro un significato, attraverso il loro inserimento in contesti, in quadri di riferimento concettuali.
    Il metodo di apprendimento innovativo-sistemico si basa soprattutto sui principi di anticipazione, di interrelazione, di partecipazione.
    Anticipare significa presentare la realtà sotto il suo aspetto dinamico, e congetturare criticamente circa i suoi possibili sbocchi. In tal modo si introduce nell'apprendimento il senso della durata, dell'irreversibilità del tempo, del suo flusso storico. La realtà si affronta non più solo come un dato, ma come un flusso che può essere orientato.
    Interrelazione: la divisione astratta della realtà in diverse discipline, sulle quali si basa l'insegnamento tradizionale prima dell'università, le presenta come un meccanismo da spiegare analiticamente, smontandolo pezzo per pezzo. L'apprendimento sistemico, invece, ordina la realtà per livelli sistemici: atomico, nucleare, biologico, sociale, ecologico. Ciò consente di apprenderli nelle loro connessioni “spaziali” e soprattutto raggrupparle, anziché per materie, per analisi di problemi, selezionati in base alla loro rilevanza per la vita sociale e trattati utilizzando le diverse discipline, considerate come approcci metodologici attorno ad un asse centrale di riferimenti.
    L'approccio, quindi, per temi e problemi (es: l'origine della vita, la deriva dei continenti, l'esplosione demografica, il problema energetico ecc.) consente di cogliere i fatti in contesti specifici e significanti; di cogliere il legame tra il dato grezzo e il contesto, non separando mai i fatti dalle loro relazioni, non separando mai la conoscenza dall'azione.
    La partecipazione, infine, richiama l'interazione tra docente e discente. Non certo nel senso di eliminare la figura dell'insegnante o dell'esperto, ma nell'istituire tra l'uno e l'altro un rapporto circolare di assistenza e di stimolazione, di interrogazione, che non limiti l'insegnamento ad una trasmissione unilaterale di algoritmi, ricette e programmi preconfezionati, di una cultura inerte e in gran parte obsoleta; ma lo sviluppi in uno scambio creativo (learning by teaching), nel quale ambedue si arricchiscono, in un rapporto aperto di interrogazione reciproca.

    Tommaso Basileo

























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