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Verona, 29 Marzo 2021

Il lock down spinge
l’ascesa Globale dello Yoga?

    Da quando l’ONU, a partire dal 2015 istituì il 21 giugno di ogni anno lo “Yoga Day”, questa disciplina è andata diffondendosi più di quanto non fosse già avvenuto in tutto il mondo. Sarà perché coincide con il solstizio d’estate determinando una felice sovrapposizione: chi pratica lo Yoga cerca anche un equilibrio olistico, in sintonia con la natura.
    “Lo yoga è un’antica disciplina fisica, mentale e spirituale, il cui nome viene dal sanscrito e significa unire, fondere, simbolizza l’unione tra il corpo e la coscienza”. Così recita il documento dell’ONU che ha istituito la ricorrenza annua. Un’altra ragione dietro questa consacrazione, e a sostegno del boom globale, è il salutismo di massa raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
    Il successo pop dello yoga ha raggiunto una dimensione tale che alcuni vi hanno visto una minaccia, addirittura, per l’identità religiosa dell’Occidente, il nucleo duro dei nostri valori più sacri. Dietro molte di queste preoccupazioni c’è probabilmente il timore che con lo yoga si vadano diffondendo credenze tipiche della New Age, come l’astrologia o la reincarnazione. Come antidoto in America è nato e si va diffondendo un nuovo filone: lo “yoga cristiano”. “Christoga” educa a “riempire il corpo con lo yoga e riempire l’anima con Cristo”.
    Fatto sta che quando la pandemia del Covid 19 ha imposto, a ondate successive, la reclusione domestica forzata, dall’Europa, dalla Cina e dagli Stati Uniti, oltre a mascherine, disinfettanti e carta igienica, c’è stato un altro articolo che è andato a ruba sui siti del commercio online, a New York e Los Angeles, a Londra, Parigi e Roma, a Pechino e Shanghai. È il tappetino sintetico e soffice su cui si fanno gli esercizi di yoga. Dai primi di marzo 2020 le consegne di quei tappetini da parte di Amazon in Europa e Nord America e di Alibaba in Cina sono state dilazionate per molte settimane, perché le scorte di tutte le marche si erano esaurite in un lampo. L’estremo Oriente e tutto l’Occidente hanno cercato di riempire le rispettive quarantene con l’aiuto della stessa disciplina indiana, altrettanto estranea alle tradizioni cinesi quanto alle nostre.
    La pandemia, dunque, ha rappresentato il coronamento dell’espansione mondiale dello yoga, che cresceva da decenni. È una storia affascinante e ambigua, un concentrato di insegnamenti: su come noi ci appropriamo di culture orientali stravolgendole, e di come loro stanno al gioco, compromettono la loro autenticità, incoraggiano il tradimento e l’impostura.
    Nella riscoperta obbligata dello yoga solitario, stiamo tutti in piedi, fermi, dando al corpo una rigidità stabile, riduciamo al minimo lo sforzo fisico, discipliniamo il respiro rallentandolo, tratteniamo i flussi d’aria come tecnica per regolare la coscienza.
    L’ideale dello yoga, come è noto, è vivere in un eterno presente, fuori dal tempo. Liberati. Estranei. Non possedere più una coscienza personale nutrita dalla propria storia, bensì una coscienza da testimoni, che è pura lucidità e spontaneità.
    Il primo passo per la meditazione yoga è la concentrazione su un singolo oggetto; che sia fisico (lo spazio fra le sopracciglia, la punta del naso, una luce), un pensiero, o Dio non fa alcuna differenza. Questo inizio aiuta a censurare le distrazioni e gli automatismi che dominano la nostra coscienza. Perché noi siamo in balia delle associazioni d’idee, innescate da sensazioni. Ci lasciamo dominare dall’esterno. Per questo il primo dovere di chi approccia lo yoga è proibirsi di pensare. Cioè controllare due motori della fluidità mentale: l’attività dei sensi, e quella del subconscio.
    Quando non c’era la pandemia e andavamo in palestra ci sdraiavamo in terra, rilassavamo ogni muscolo, rimanevamo in silenzio e avevamo veramente l’occasione per meditare o fare il vuoto dentro di noi. Spesso, però, imbrogliavamo la maestra e noi stessi e lasciavamo le briglie sciolte ai nostri pensieri, ripassando una per una tutte le incombenze delle ore successive.
    Ognuno, ora, con le palestre chiuse e l’assenza dei maestri, rimugina queste regole, da solo nella camera da letto o nel salotto. Tutto quello che c’è dietro lo yoga – storia millenaria, stratificazioni di pensiero filosofico, spiritualità – ci sembra importante ma distante dalla nostra formazione. Difficile e illusorio praticare il self-service dello yoga.
    Nella reclusione da pandemia, l’ascesi può apparirci in una prospettiva nuova, scindibile dalla tecnica, come non avremmo mai immaginato: è il mondo reale, di movimento e di piacere tattile a essersi allontanato da noi.
    “La vita quotidiana” ci ha voltato le spalle. Ci ha lasciati soli, in una camera, a ripensare cosa c’è dietro quelle posizioni, quei movimenti, quei ritmi del respiro studiati per duemila anni.

    Tommaso Basileo

























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