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Verona, 19 OTTOBRE 2018

SICILY HUB:
centro di scorrerie criminali

    Il Mare Nostrum sta diventando uno spazio sempre più difficilmente controllabile per le istituzioni deputate a farlo. Non bastano i satelliti o il dispiegamento sempre più consistente di forze navali per ottenere questo obiettivo. La peculiarità del canale di Sicilia consiste nella tendenza di tutte le parti coinvolte, formali e informali, statuali, semistatuali, non governative o internazionali, a tacere quel che vi succede. Perché quel mare è stato conquistato dalle organizzazioni criminali.
    Negli ultimi 15 anni, sono oltre 30 mila i morti nel tentativo di attraversare il canale. Il 60% è rimasto senza nome. Perfetti sconosciuti il cui destino è servito a ingrassare i profitti di un sistema criminale che prospera tra le due sponde. Dalla sponda Sud, con reti ramificate dalla Nigeria sino alla Libia, c'è chi organizza le rotte del traffico di esseri umani. Sul versante Nord, in Sicilia e nell'Italia meridionale e non solo, ci si appoggia a teste di ponte operative interconnesse con le mafie locali.
    I sistemi criminali profittano di molti aspetti: i governi politicamente deboli, la corruzione, le frontiere porose, lo scarso coordinamento regionale, nazionale e transnazionale nella lotta contro i fenomeni della tratta di esseri umani e del contrabbando in generale.
    Ultima tappa di questo crescendo criminale è la fioritura di connessioni tra i sistemi malavitosi che operano tra le due sponde del mare e la rete di terroristi di ispirazione islamista, sempre più presente nella regione dopo il completo collasso del “califfato” siro-iracheno.
    La chiave per intercettare questo snodo pericoloso è il vecchio adagio “seguire i soldi”. Questa intersezione tra vecchi e nuovi operatori criminali nel Mediterraneo è dimostrata dal significativo sviluppo dei diversi tipi di attività di contrabbando e traffici, dal trasporto clandestino di esseri umani al vecchio contrabbando di sigarette, per arrivare al petrolio e alle reti specializzate nella compravendita di armi e droga. Quattro branche di imprese criminali interconnesse.
    Certo, il traffico di persone nel Mediterraneo incontra i flussi di migranti e rifugiati, rispondendo ad una precisa richiesta di mercato. Secondo Europol (stima del 2017), oltre il 90% dei flussi irregolari di esseri umani che tentano di accedere all'UE dai paesi del Sud e del Sud-Est del Mediterraneo sono facilitati soprattutto da reti criminali e imprese. Sempre Europol, nel suo report del 2017, stima un fatturato criminale che oscilla tra i 3 e i 6 miliardi di euro.
    È noto che non solo il traffico di esseri umani ma anche il contrabbando di greggio è stato agevolato dal collasso delle autorità statali in Libia. Il caos libico ha consentito l'accesso alle aree di produzione e di controllo del petrolio in campi, raffinerie e porti di carico da parte di gruppi non statali e spesso legati direttamente o indirettamente a gruppi terroristici.
    Il petrolio da immettere illegalmente nel mercato europeo viene rubato dalle raffinerie gestite dalla Noc a Zawiya. Il greggio viene poi miscelato con sostanze di scarsa qualità per aumentare i profitti. Pare che il meccanismo del contrabbando di petrolio si regga grazie alle partnership create da bin Halifa il “re dei traffici illeciti” nel paradiso fiscale di Malta.
    Armi e droga sono parte del menu criminale del Canale di Sicilia. La rotta del contrabbando di armi sfiora lo stretto e si concentra soprattutto sulle spoglie della Libia in perenne conflitto tribale. Il traffico di droga, invece, non ha i suoi snodi di partenza dalla Libia, ma piuttosto in Marocco e in Egitto. Europol, tuttavia, sostiene che il ruolo della Libia, quantomeno come hub di transito, sta crescendo di anno in anno come conseguenza dell'instabilità.
    Nessuna traccia è rimasta dei cinquanta presunti foreign fighters diretti in Europa indicati da Interpol come possibili passeggeri della rotta dei migranti tra Sicilia e Tunisia, quasi a voler dimostrare che tutto il male del mondo si confonde nella profondità liquida del Mare Nostrum.

    Tommaso Basileo

























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