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Verona, 24 MARZO 2019

Chi raccoglierà l'eredità critica di Dahrendorf ?

    Quella dei diritti di cittadinanza non è una parola-chiave perfettamente cristallina, pacifica. Non è un caso che la Sinistra faccia ancora fatica a metabolizzarla e, contestualmente, la Destra la stia occupando militarmente come fosse la prateria su cui aspirava pascolare da sempre.
    La cittadinanza
    rappresenta, infatti, simultaneamente l'obiettivo alto della Politica e il criterio che stabilisce gli ambiti di esclusione.
    Aveva ragione Dahrendorf quando asseriva che “la società, spesso e volentieri, è solo un “eufemismo” per indicare i “confini territoriali delle nazioni”; spesso e volentieri, parallelamente, la cittadinanza equivale all'articolazione interna o alla logica di questo “eufemismo”.
    Provisions (risorse) e entitlements (diritto di accedervi) stabiliscono, secondo Dahrendorf, i due poli di una separazione che, parzialmente legittima fino a quasi tutto il secolo ventesimo, diventa dannosa e fuorviante nella società post-industriale, quando da questi poli si voglia derivarne indirizzi teorici e partiti politici alternativi.
    Sappiamo bene che a questo mondo ci sono persone che dedicano tutte le loro energie a creare ricchezza e altre, invece, ad ampliare i diritti sociali e civili. Questo è il principale antagonismo che apre i nostri occhi sul nocciolo essenziale dei processi della società e della politica moderne: quello fra ricchezza e cittadinanza. Se non si puntano gli occhi su questo antagonismo non si comprende la natura vera del conflitto contemporaneo.
    Per tutto il XX° Secolo vi è stata una separazione astratta fra provisions e entitlements, che ha determinato la contrapposizione di due partiti quello della “crescita economica” (liberista-conservatore) e quello “dell'ampliamento dei diritti” (socialdemocratico). Ma è qui che interviene Dahrendorf e ci suggerisce, appassionatamente, che è ora di adoperare un concetto più comprensivo, capace di esprimere la combinazione dei due elementi: questa combinazione dovrebbe essere espressa con la categoria delle “chances di vita”, che sono un prodotto sia dei provisions che degli entitlements.
    In prima approssimazione possiamo dire che le chances di vita seguono il livello del progresso di una società. Se c'è una cosa per cui è utile combattere è per un aumento delle chances di vita. A volte, questo richiede soprattutto attenzione agli entitlements, altre volte vengono in primo piano le provisions, ma c'è sempre qualcosa in più da fare e migliorare. Non c'è mai una quantità soddisfacente di chances di vita per un numero abbastanza grande di persone. In altri termini, le chances di vita stabiliscono e definiscono il progresso della società, e consentono, soprattutto, la progressiva conquista di una “società aperta”.
    Il punto forte della riflessione di Dahrendorf è questo: le strategie e le esperienze liberal-democratiche e socialdemocratiche mostrano limiti e dèfaillances non perché avanzano pretese di cambiamento eccessive, ma al contrario perché mancano, al riguardo, della necessaria radicalità; perché, circa aspetti decisivi, mantengono la dinamica sociale entro limiti ristretti, già segnati.
    Egli fa riferimento a due linee di sviluppo storico: il sistema di regolazione neo-corporativo e l'affermazione dei diritti sociali di cittadinanza. Il primo fenomeno, come è noto, è stato uno sviluppo iscritto nel processo di istituzionalizzazione o democratizzazione della LOTTA DI CLASSE. Come tale ha designato i meccanismi della concertazione con lo stabilizzarsi di un assetto di conflitto-accordo, di scontro-intesa, dove il conflitto e lo scontro riguardavano le proporzioni in cui doveva essere divisa la torta delle provisions e l'accordo e l'intesa il fatto che la torta era strettamente di competenza dei contraenti (organizzazioni rappresentative dei lavoratori e degli imprenditori) e doveva essere divisa secondo procedure stabilite e accettate da tutti. L'entrata in crisi di questo modello di rapporti sociali è dovuto al prevalere del dato collusivo: quasi un cartello di interessi al cui interno si svolgeva e in parte si svolge ancora il conflitto sociale. Chi era ed è dentro bene, chi era ed è fuori si arrangi.
    Dal punto di vista di Dahrendorf
    , il sistema di composizione degli interessi ha depotenziato il conflitto come motore del cambiamento, ha creato rigidità anziché movimento, ha inibito le spinte alla trasformazione, ha dato luogo a una situazione vischiosa, opaca: era diventata una enorme “palla di cera” al cui interno era tutto lento e difficile. C'era, propriamente, una forte chiusura corporativa, un protezionismo della “classe maggioranza”, una produzione di esclusione, non di inclusione.
    Quanto ai diritti sociali di cittadinanza, l'ambito era ed è quello delle politiche di welfare, ossia di strategie che danno luogo a cospicui trasferimenti di redditi e a vasti programmi di assistenza, a un alto livello di tassazione e di spesa pubblica per finanziare gli uni e gli altri, a una forte espansione del “servizio pubblico” per amministrare il tutto. Il problema si chiamava e si chiama burocrazia. Ma si chiamava e si chiama anche rimozione del problema di modificare le condizioni che presiedono alle attività di donne e uomini e di connettere una diversa formazione dei redditi a diverse forme e a diversi spazi di protagonismo e di iniziativa.
    Neocorporativismo e politiche del welfare hanno dato luogo alla costruzione socialdemocratica, al “consenso” socialdemocratico, alla realtà e all'ideologia della “classe maggioranza”. Il modello socialdemocratico è definito da Dahrendorf, già negli anni novanta del secolo scorso, una prospettiva umana e ragionevole che ha fatto meglio del previsto ma, tuttavia, “vicino ad aver esaurito le sue risorse”.
    Per raccogliere l'eredità critica di Dahrendorf, soprattutto dopo lo sfarinarsi delle forze socialdemocratiche in Europa, i Progressisti Riformisti che intendono perseguire la resistenza civile e politica dovrebbero tentare di mettere a frutto un nuovo paradigma e una nuova progettualità che abbia al suo centro le chances di vita: la connessione fra qualità dell'ambiente in cui viviamo, ruolo dell'energia per l'economia e la società, formazione continua, abitudini e aspettative di vita, convivenza pacifica delle nazioni.
    Alle chances di vita appartiene un'ampia tavolozza di possibilità di scelta non solo sul versante del consumo, ma riguardo a tutte le opzioni della mobilità sociale.
    Bisogna però essere molto chiari, nell'ottica di Dahrendorf, ciò che può concretamente dar senso alle “opzioni” rappresentate dalle chances di vita, sono le “strutture profonde”, le “legature della società”.
    Noi dobbiamo combattere con ogni fibra del nostro essere, se vogliamo rimanere umani e liberi, le pretese di un potere totale, di una forza monopolistica che fondi il suo potere sul dogma della semplificazione della complessità.
    L'Europa è l'unico angolo del mondo in cui potremo stabilire, prima di altri, diritti civili multinazionali. L'Unione Europea non è il risultato di una necessità storica misteriosa, ma il frutto di una decisione consapevole, che è stata messa in atto da comportamenti consapevoli. Può funzionare, ma può anche fallire. Rappresenta la visione di un ordine liberal-democratico, collegato con la fede nei valori sociali, che possono contribuire a rendere il mondo un luogo migliore e ad accrescere le chances di vita di tutti i suoi cittadini.

    Tommaso Basileo

























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