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Verona, 15 Marzo 2020

Possiamo fondare razionalmente un’etica universale?

    Premesso che, secondo me, non può esserci etica senza politica, perché ciò ha a che fare con l’uso pubblico della ragione. Una teoria, o un insieme di teorie, su come gli esseri umani dovrebbero agire, richiede una teoria, o un insieme di teorie e, soprattutto, delle istituzioni entro cui essi dovrebbero avere una vita da vivere.
    Gli eredi dell’Illuminismo non possono rinunciare al compito, anche se molto arduo, di ideare razionalmente principi per istituzioni sociali eque e uniformi per esseri la cui natura e identità non sono uniformi e i cui valori, criteri e versioni morali del mondo sono legittimamente diverse.
    I continui ritorni di fiamma dell’utopia politica
    non è certo estranea alle versioni dell’Illuminismo che abbiamo ereditate. Ora, potrebbe sembrare che la teoria politica normativa debba essere basata su una “forma di vita universale” o su una “natura umana universale” e che se non possiamo scoprire qualcosa del genere, dobbiamo inventarla perché la teoria politica normativa debba esistere. Ma questa via non mi sembra possibile per un Illuminismo possibile. Il problema di un’utopia ragionevole è piuttosto complicata.
    Se noi accettiamo a) il valore dell’autonomia individuale e b) il pluralismo delle versioni morali del mondo, l’idea stessa della giustificazione razionale di istituzioni, norme e pratiche sociali diventa imbarazzante. Tuttavia, una prospettiva che rinunciasse all’idea della giustificazione razionale delle istituzioni per uomini e donne moralmente autonome e capaci di pensare da sé, potrebbe forse essere una prospettiva interessante ma non sarebbe in alcun modo riconoscibile o reidentificabile, almeno per noi, come illuministica.
    Chi sostiene l’implausibilità di qualsiasi idea di giustificazione razionale sostiene una posizione coerentemente anti-illuministica. Chi sostiene ciò penso sia anche convinto del fatto che l’Illuminismo non possa che essere “la filosofia che identifica la verità al sistema scientifico” e che l’unica nozione di razionalità di cui possiamo disporre sia quella criteriale.
    Un Illuminismo possibile non dovrebbe rinunciare al tentativo di riformulare la nozione di giustificazione, in teoria politica normativa, in modi che siano coerenti con i vincoli definiti sapendo che noi non inventiamo valori nel vuoto pneumatico, indipendentemente da forme di vita o tradizioni. Se accettiamo l’idea illuministica dell’autonomia degli individui, dobbiamo accettare e riconoscere che ciò avviene in una essenziale varietà di forme di vita e tradizioni. Un Illuminismo possibile implica che riconosciamo e accettiamo di convivere con il pluralismo e con la frammentazione del valore.
    La giustificazione, nelle versioni ereditate, è diretta alle ragioni impersonali e neutrali rispetto all’agente. Essa si basa, in altri termini, sulle ragioni di chiunque. Ma noi siamo esseri motivazionalmente complicati. Possiamo giudicare da un punto di vista impersonale una certa forma di vita o condotta come buona, senza essere sufficientemente motivati a agire personalmente secondo le richieste di una moralità impersonalmente giudicata. Molti effetti di dominio e di violazione dell’autonomia degli esseri umani, generati dalle utopie, derivano dall’idea di una radicale trasformazione impersonale del complesso delle motivazioni personali.
    Un’utopia ragionevole dovrebbe essere rivolta agli esseri umani così come essi sono, non alle loro controparti “nuove”, o “trasformate” alla luce della teoria politica.
    E questa non sarebbe una ritirata del progetto illuministico di fronte alla debolezza, alla cattiveria o all’ottusità umana: sarebbe il semplice riconoscimento del fatto della complessità umana.

    Un nuovo Illuminismo, quindi, in altri termini, dovrebbe spingerci a valutare sia l’elemento personale che quello impersonale, sia l’elemento soggettivo che quello oggettivo che generano il dilemma dell’utopia possibile per un esercizio di immaginazione e fantasia politica, sociale e psicologica per disegnare istituzioni che impegnerebbero gli individui realisticamente in forme di vita collettiva più degne per persone morali autonome, emancipate, secondo il motto di Kant, e dotate di pari dignità.
    Un nuovo Illuminismo ci dovrebbe impegnare, in ultima istanza e per concludere, a soddisfare una domanda di immaginazione o invenzione etica, nei primi venti anni di questo nuovo secolo, che sembrano essenzialmente caratterizzati dall’oscillazione fra cosmopolitismo e tribalismo.

    Tommaso Basileo

























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