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Verona, 11 SETTEMBRE 2019

Le metropoli
poli privilegiati
di innovazione?

    Per molti versi le città sono sempre state il motore della crescita di una società, anche quando il 97 per cento della popolazione viveva in aree rurali. Baghdad ha portato gli abbasidi alla grandezza. Roma ha fatto lo stesso per i romani, come Costantinopoli per i bizantini e in seguito per gli ottomani. I britannici, poi, hanno colonizzato e istituito una catena di città che teneva insieme il loro impero, come Città del Capo (colonizzata nel 1814), Singapore (1824) e Hong Kong (1842). Oggi queste città-metropoli fungono da punti chiave di contatto tra i loro rispettivi paesi o regioni e il mondo, un po' come facevano per l'Impero britannico.
    Come mai gli epicentri geografici dell'innovazione sono quasi sempre città? Come mai, oggi che le tecnologie di network ci permetterebbero di essere più distribuiti, di fare un maggior numero di cose a distanza, le città stanno crescendo così rapidamente? Nel 1800 viveva in città il 3 per cento della popolazione mondiale. Oggi ci vive il 54 per cento, e appena cento città metropolitane rappresentano il 30 per cento dell'economia del pianeta.
    Le città sono incubatrici di crescita perché producono esternalità, o effetti di ricaduta, di segno positivo. Consentono a idee, lavoro e capitale di fluire con rapidità ed efficienza. I talenti in città possono essere coordinati più efficacemente, e i mercati possono raggiungere una maggiore specializzazione.
    Le città più importanti dal punto di vista economico sono le cosiddette città di Prima Classe, come Shanghai, Londra, New York e Tokyo. Esportano servizi innovativi in tutto il mondo, rappresentando in se stesse microeconomie. Le città di seconda e terza classe, collegano regioni più limitate: Berlino, Francoforte e Monaco di Baviera non sono in sé delle potenze economiche, ma contribuiscono a formare una rete regionale che guida il successo nazionale tedesco. Ciascuna di esse occupa una particolare nicchia di servizi, e insieme portano la Germania alla prosperità.
    L'aspetto più rilevante tra quelli che mantengono floride le metropoli è l'infrastruttura, accompagnati dai programmi di analitica che permettono di utilizzarla nella maniera più efficiente. Che cosa fa di un individuo un cittadino soddisfatto (se non soffre della sindrome Calimero)? Cose come sapere esattamente a che ora arriverà il treno, potersi connettere online anziché fare la fila per accedere a un servizio amministrativo, poter fornire un feedback in tempo reale che informa come e quando determinati servizi municipali vengono erogati. La capacità di far questo si sposta in direzione di città molto grandi e coinvolge sempre più i Big Data.
    Città che aspirano a diventare snodi globali, come Giacarta, San Paolo e Mumbai, hanno bisogno di investire contemporaneamente in infrastrutture fisiche e nelle applicazioni di Big Data che spesso accompagnano tali infrastrutture. Questo contribuisce a creare le condizioni giuste per richiamare investitori e imprenditori.
    Ma è sicuro che questo sia tutto ciò che occorre? Le infrastrutture sono sì importanti, ma cos'è che spinge gran parte della crescita nelle città di prima, seconda e terza classe del mondo? Il loro carattere comune risulta essere un atteggiamento di apertura, anche in quei paesi in cui la linea ufficiale del governo è molto più rigida. Le città che stanno avanzando nell'economia globale sono quelle più aperte al mondo esterno. Città che storicamente sono sempre state aperte al mondo sono accomunate da una cultura che accoglie gente da ogni angolo del pianeta e incoraggia quel libero flusso di idee e merci che le rende luoghi attraenti in cui vivere e lavorare. La combinazione tra infrastrutture e un'alta densità di popolazione ci dà pieno accesso ad altre persone: è facile comunicare, riunirsi, scambiare. L'apertura economica fa la stessa cosa a livello commerciale, eliminando quelle frizioni che negli affari costano tempo e denaro. L'apertura politica, infine, è una modalità di efficienza di livello ancora più elevato, in quanto garantisce che chiunque in una società possa riunirsi, incontrarsi, lavorare e parlare senza l'ostacolo di indebite censure o discriminazioni.

    Tommaso Basileo

























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