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Verona, 8 Novembre 2021

Obbligatorietà azione penale, CSM, carriera unica Giudici/PM:
Tutto va ben madama la marchesa?

    Forse non è chiaro a tutti ma La Magistratura, nei moderni Stati democratici, non è propriamente UN POTERE. In Italia, costituisce un ORDINE costituzionale (art.104 Cost.) autonomo e indipendente da ogni altro Potere. Del resto, l’indipendenza della Magistratura giudicante è il fondamento stesso dello Stato di Diritto.
    I Magistrati ordinari sono titolari della funzione giurisdizionale che amministrano in nome del popolo (anche se non deriva dal popolo), nel fedele rispetto della LEGGE. Nel nostro impianto costituzionale la Magistratura ha, dunque, un posto assai rilevante perché ad essa sono affidati beni preziosi per la vita dei cittadini (la loro libertà personale e il loro patrimonio).
    Insieme a pochi altri Stati
    da noi vige L’OBBLIGATORIETA’ DELL’AZIONE PENALE. Essa è disciplinata dall’art. 112 della Costituzione e impone ai PM di perseguire TUTTI i crimini commessi. Questo principio è orientato a garantire l’imparzialità della giustizia e l’uguaglianza dei cittadini davanti alla Legge. Ma è realmente così? O si tratta di un miraggio? Il nostro apparato giudiziario, almeno fin’ora, non riesce a tener dietro neanche alle emergenze, è sovraccarico di processi arretrati, come può davvero esercitare la sua azione nei confronti di tutte le notizie di reato di cui viene a conoscenza?
    L’esigenza di fissare “priorità nell’esercizio dell’azione penale” è stato oggetto di una pressante raccomandazione (in seguito reiterata due volte) del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa risalente, addirittura, al 17 settembre 1987. In tale delibera si suggeriva “l’adozione del principio di OPPORTUNITA’ dell’azione penale insieme a tutte le garanzie che devono accompagnare tale scelta”.
    Non si tratta di una questione di lana caprina. Se l’obbligatorietà dell’azione penale è un buon principio ma difficilmente applicabile, allora a chi sarebbe meglio spettasse azionare il semaforo e smistare il traffico tra le diverse tipologie di reato? Data la natura politica della materia, viene da pensare che la sede più opportuna sia quella del Parlamento, dove siedono i rappresentanti del popolo. Certo, mettere alla dipendenza dell’Esecutivo l’esercizio dell’azione penale, dopo l’incubo post-2018, con l’accesso ai vertici dei ministeri di personaggi pescati a caso nei bar e nelle discoteche, fa tremare i polsi. Piuttosto, meglio, molto meglio introdurre, finalmente, criteri di priorità definiti dal Parlamento.
    Lo Stato, così come stanno ora le cose, ha l’obbligo di finanziare tutte le iniziative che i PM considerano necessarie per condurre le attività investigative.
    Giusto, ci mancherebbe! Ma i PM non portano mai alcuna minima responsabilità non dico per ogni e qualsiasi iniziativa investigativa e azione penale cui danno inizio e, anni dopo, risultano insufficientemente fondate ma, almeno, per quelle che risultano del tutto, assolutamente ingiustificate. In altri termini, l’obbligatorietà trasforma ipso iure qualsiasi loro DECISIONE DISCREZIONALE in un atto dovuto.
    Risultato di questa irresponsabilità?
    Negli USA, nel 2015 sono stati spiati 1.705 apparecchi telefonici. Nello stesso anno in Italia, come ha svelato il Procuratore Generale della Corte d’Appello, nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, risultano effettuate intercettazioni con l’esecuzione di 109.000 controlli ambientali e/o su utenze personali, che hanno coinvolto circa un milione e mezzo di persone. Va tutto bene, così?
    Palazzo dei Marescialli, sede del CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA, ha una peculiarità fra i vari luoghi istituzionali: è il più lottizzato d’Italia.
    Nei suoi corridoi gli uomini dell’ANM (il sindacato delle toghe) regolano i conti tra loro, mercanteggiano sulle carriere, sui trasferimenti e sulle rarissime sanzioni da infliggere agli iscritti e si spartiscono tutti gli incarichi nel sistema giustizia, rigorosamente in base al peso elettorale delle correnti. Tutto è lottizzato pure i posti del Comitato Scientifico del Consiglio.
    Già nel 2008, fino a quest’anno (da parte del Dott. Gratteri), è circolata e rimbalzata la proposta di ricorrere al sorteggio tra i magistrati per individuare i consiglieri CSM. Chi si aspettava un coro di pernacchie è rimasto deluso. L’approccio è valutato seriamente. L’opinione ormai prevalente è che la dea bendata sia comunque meglio delle correnti dell’ANM. Altri, invece, si affidano fiduciosi al Referendum-Giustizia n. 5 che consentirebbe a tutti i magistrati di presentare la propria candidatura senza raccogliere firme a sostegno, quindi, senza il cappio delle correnti sindacali.
    Il problema di fondo resta, tuttavia, il funzionamento di questo organismo.
    Nato storicamente nel 1907 come mero organo consultivo, dal 1947 ha radicalmente cambiato Ruolo fino alla completa indipendenza dal Ministero dopo la sentenza della Consulta 1963.
    Tre membri di diritto: Il PdR che lo presiede, il primo Presidente e il Procuratore Generale della Cassazione. I 16 magistrati eletti nel CSM, sono di norma figure relativamente giovani, a metà carriera, che non hanno mai ricoperto incarichi direttivi, quindi senza alcuna esperienza-capacità riconosciuta di gestione degli uffici giudiziari, molto attivi, però, nella propria corrente sindacale. Anche gli 8 membri “laici” nominati dal Parlamento non brillano in esperienza-capacità d’organizzazione, trattandosi di avvocati (con almeno 15 anni di esercizio), professori universitari ordinari in materie giuridiche e politici momentaneamente a spasso. Innesto essenzialmente dovuto al timore dei costituenti che potesse prender vita un corpo separato rispetto all’ordinamento.
    Spartirsi tutti i posti con il bilancino non è un affare semplice. Come denunciò Ciampi “i plenipotenziari dei gruppi si azzuffano, col risultato che le nomine vanno in tilt e le posizioni chiave restano scoperte dei titolari per anni con grave danno per il funzionamento della Giustizia”. Le attuali lotte al calor bianco nelle più importanti Procure d’Italia a cominciare da Milano raccontano le sequenze di questo thriller. In tanti casi, poi, quando l’urgenza di assegnare l’incarico diventa più forte della logica delle faide, allora si mette una toppa perfino con nomine illegittime. Scatta, immancabilmente, la mannaia della giustizia amministrativa e si ripiomba nel caos.
    I Magistrati sono soliti definire il CSM come “l’organo di autogoverno della Magistratura”. Ma sarebbe più corretto dire che è “l’organo di governo autonomo della Magistratura”, cui l’art. 105 della Costituzione assegna “Secondo le norme dell’ordinamento giudiziario, le assunzioni e i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinari” di Giudici e PM. La Corte Costituzionale con sentenza 142/1973, su questo punto, è stata chiarissima: “Non può affermarsi che il CSM rappresenti, in senso tecnico, l’ordine giudiziario, di guisa che, attraverso di esso, se ne realizzi immediatamente il cosiddetto autogoverno (espressione da accogliersi, piuttosto, in senso figurato che in una rigorosa accezione giuridica)”.
    Insomma, un bello STOP al desiderio di debordare del CSM che a volte pare voglia trasformarsi in una seconda Consulta, altre volte nel terzo ramo del Parlamento. Giorgio Napolitano intervenne a questo proposito: “Non può suscitare sorpresa o scandalo il fatto che il CSM formuli un parere. Ma non può esservi dubbio o equivoco sul fatto che al CSM non spetti in alcun modo quel vaglio di costituzionalità cui, com’è noto, nel nostro ordinamento sono legittimate altre istituzioni”. E anche Romano Prodi non gliele mandò a dire: “E’ indispensabile che le attribuzioni del CSM, compresa quella delicatissima di reprimere sul piano disciplinare condotte di singoli magistrati contrastanti con le fondamentali regole deontologiche, siano svolte al di fuori di ogni logica spartitoria e di ogni tentazione di difesa corporativa”.
    L’Italia è l’unico paese in Europa dove GIUDICI&PM percorrono la stessa identica carriera e hanno la strana facoltà di entrare e uscire, come attraverso una porta girevole, da una funzione all’altra, senza trascurare qualche giretto nelle funzioni extragiudiziarie, parlamentari o governative.
    Per il superamento di questa anomalia viene in soccorso, per un’ampia minoranza di Magistrati, sulla scia dell’orientamento di Giovanni Falcone, il Referndum Giustiazia n. 2, che si prefigge di SEPARARE, quantomeno, LE FUNZIONI.
    Come e perché si è concretizzata questa inedita impostazione nel Belpaese? Potremmo dire: per le stesse ragioni (storiche) per cui ci godiamo le meraviglie del bicameralismo paritario, la diffidenza. INFATTI, la Costituzione italiana è l’unica che estende la doverosa e indispensabile indipendenza dei Giudici anche ai PM. Questi ultimi, solo in Italia, non rispondono, né direttamente né indirettamente, al Governo. La scelta è dovuta alla fifa blu che avevano i costituenti democristiani e comunisti, gli uni degli altri, ad adottare la classica impostazione presente in tutte le altre costituzioni liberal-democratiche: La paura che i PM sottoposti al Governo potessero diventare un’arma impropria per annientare la parte politica avversa.
    Poveretti, non avevano la sfera di cristallo e non videro cosa sarebbe successo alla Politica, 45 anni dopo, con i PM completamente indipendenti.

    Tommaso Basileo

























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