Con: Anne-Marie Duff, Dorothy Duffy, Geraldine McEwan, Nora-Jane Noone.
Sceneggiatura: Peter Mullan.
Genere: Dramma/Real Story.
Nazione: UK.
Durata: 100 minuti circa.
8 Settembre 2002
Seconda prova alla regia dell'attore protagonista di «My name is Joe» di Ken Loach e che tra l'altro ha anche recitato in uno dei primi film del maestro
Inglese, Riff Raff. Il suo primo film, «Orphans», raccontava la notte tragica di tre fratelli alla morte della loro madre, il loro percorso fino alla cerimonia funebre. Un film tutto sommato passato senza farsi troppo notare, ma più per colpa delle distribuzioni e dei mass media che del suo valore oggettivo, per altro ottimo.
«Magdalene» (che ha vinto il Leone d'Ora a Venezia: a sinistra, il regista con l'ambito premio) è tratto da una storia vera e piuttosto tragica. Una delle tante pagine nere relative alla Chiesa Cattolica. In Irlanda, i conventi di suore della Maddalena accoglievano ragazze per così dire respinte dalle proprie famiglie per farle lavorare presso di loro nelle lavanderie e restituirle alla moralità compromessa. In realtà si trattava di lager in cui finivano giovani adolescenti, sequestrate e sfruttate, umiliate e recluse con la violenza e una serie di soprusi senza fine.
Nella loro attività di rendenzione delle piccole peccatrici, questi conventi hanno ospitato qualcosa come 30.000 giovani ragazze, facendo di fatto grandi affari con i paesi circostanti, con il servizio di lavatura e stiraggio del bucato. Uno sfruttamento della manodopera in pieno stile. Ma soprattutto dei veri e propri centri di detenzione in cui affluivano tutte quelle ragazze che "mettevano in imbarazzo" i propri familiari o con comportamenti giudicati troppo seduttivi, oppure magari perché erano state sedotte e abbandonate, dando vita ai figli della colpa. Questi ultimi, ovviamente, venivano sottratti alle madri "impure" per essere affidati dal consigliere spirituale ad una famiglia cattolica dalla moralità indiscussa. Insomma, una sottrazione di minore degna dei peggiori regimi totalitari sudamericani.
La storia racconta l'esperienza di due ragazze che non si arrendono al loro destino e che cercano a tutti i costi di fuggire riuscendovi. La loro è una storia a lieto fine, ma rappresenta il lato positivo di una vicenda che è andata avanti fino a pochi anni fa e che ha coinvolto migliaia di famiglie influenzate da precetti quanto meno discutibili.
Mullan ha girato un film molto rigoroso, a tratti spietato, senza mezzi termini, andando al cuore del problema senza nessun timore. Ed è per questo che la sua uscita ha già dato vita ad un piccolo tumulto di polemiche. Ma si sa, la Chiesa Cattolica non tollera ingerenze, e questo ritorno all'anticlericalismo del cinema internazionale (da «L'Ora di religione» di Belocchio, a «Amen» di Costa Gavras) non piace certamente ad una Chiesa che attraverso questo papa ha in qualche modo recuperato una crediblità spesso messa in crisi dai suoi stessi sacerdoti (per non citare il caso dei preti pedofili negli USA).
Ma «Magdalene» è anche un film vero, cinema puro, con una recitazione superlativa delle giovani protagoniste, e una sceneggiatura che regge dall'inizio alla fine senza tentennamenti. Non è facile fare un film su una storia così forte, c'è sempre il rischio che la cronaca sovrasti e oscuri l'opera filmica, trasformandola in un quasi documentario. Non è questo il
caso. Mullan è bravissimo, e lo spettacolo a cui si assiste arriva dritto allo scopo di emozionare e coinvolgere.
Merita molta più visibilità di quella cui è costretto forse proprio per la sua vena polemica nei confronti di queste istituzioni religiose dalla condotta discutibile.
Da non perdere a qualunque costo.
Voto 9.
Luca Dresda
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