L'occhio indiscreto
Poltronissima di Prima Visione

           di Luca Dresda


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LE COSE CHE SO DI LEI
di Rodrigo Garcia
Con: Glen Close, Cameron Diaz, Holly Hunter, Valeria Golino, Kathy Backer, Amy Brenneman.
Genere: Dramma-Sentimentale/Psicologico.
Sceneggiatura: Rodrigo Garcia
Durata: 109 minuti circa

Los Angeles, oggi. Cinque storie parallele di donne alle prese con le intricate difficoltà emotive e fisiche della vita di tutti i giorni. Un quadro intenso e vivido della loro realtà femminile e delle soluzioni che di volta in volta cercano di adottare. Da una parte le donne e la loro carriera. La Dottoressa Keener (Glen Close), una ginecologa, costretta a badare alla sua vecchissima madre perché l'infermiera ha preso una giornata di libertà e disperatamente alla ricerca di una relazione. Solo che è una donna fredda, troppo riservata, distante, e facile alle scuffiate. Ma la cartomante le prevede un incontro con un uomo giovane... La Direttrice di banca Rebecca (Holly Hunter) che vive lontana dalla emozioni, con una relazione di tre anni con un uomo sposato. Una routine. Due eventi cambiano le prospettive della sua vita. Da una parte una barbona. La classica ubriacona che nasconde in sé verità che le persone "integrate" non riescono a vedere. Un personaggio divertente, solido, pieno di sfumature, che snocciola su Rebecca tutte le sue crude verità, la tramortisce con giudizi offensivi, di quanto sia perfida, vipera, pericolosa.
Rebecca è rimasta incinta del suo amante. E vuole abortire. Non ha dubbi, ci pensa la Dott.ssa Keener ad insinuarglieli. Ma l'aborto si farà e vi confesso che questa scena è una delle più crude e potenti che abbia mai visto al cinema. Un minuto o poco più di bomba atomica per le viscere, una sequenza di una forza tale da risultare un messaggio forte contro l'aborto. Ma non credo che sia questo il punto. L'aborto è un trauma per una donna. Non è una passeggiata, è sempre una momento di sofferenza esistenziale.
Rebecca non potrà passarne indenne, il suo mondo acquisterà una luce diversa. La madre (Kathy Baker) che vive sola con suo figlio liceale. Lui nel pieno dello sviluppo, lei da anni senza un uomo accanto. Lei vede quanto sia maturato il figlio, e scopre anche che ha già fatto l'amore.
Ora, accade che nella casa di fronte arriva un nuovo vicino. Un nano. Con tutto l'armamentario di possibili allusioni comiche che possono derivarne pur se appena accennate. Lei se ne interessa, c'è qualcosa di primitivo in lui che l'attrae. È una storia, questa, divertente e poetica. Piena di spunti di una delicatezza e di una sensibilità deliziosi.
In un minuscolo appartamento vivono due donne. Una coppia. Lei malata terminale di cancro (Valeria Golino), l'altra la cartomante di cui sopra. Vivono la fine di una storia, parlando di amore, del loro amore. Di come si sono conosciute, e com'è cominciato tutto. E poi... buonanotte (come da titolo dell'episodio).
L'ultima storia parla di due sorelle. Carol (Cameron Diaz) è cieca e bellissima. Ha molte storie, gli uomini la corteggiano e lei ha una sensibilità sviluppatissima. Non si sente sopraffatta, li usa a volte, pretende da loro il massimo: vitale, brillante, sensuale. Kathy (Amy Brenneman) invece, vive per la sorella, forse troppo dedicata a lei. La sua vita sentimentale è un deserto anche se è una bella donna. Più timida, forse, magari semplicemente romantica, sensibile. Qualcosa cambierà ed è proprio nel rapporto tra le due che si insinuerà un elemento differente. Tutte le storie sono intrecciate, vedono personaggi che passano dall'una all'altra, in un continuum di sviluppi che si susseguono continuamente.
Bello, poetico, recitato come sempre vorremmo che fossero i film, senza una parola di troppo, senza mai il rischio di cadere nello scontato pur usando personaggi a volte rischiosi, già sfruttati. Non a caso ha visto a Cannes 2000 la Sezione "Un Certain Regard" dove spesso vengono proiettati i film più interessanti. Il titolo originale ci dice qualcosa di più: «Things you can tell just by looking at her». Qualcosa come...quello che puoi dire, afferrare, semplicemente guardandola.
Un titolo che ci suggerisce questa osservazione partecipante dell'Universo femminile. Un voyeurismo per una volta positivo, solidale. Fa pensare il fatto che film così intensi sulle donne vengano da registi uomini. Pensiamo a «Todo sobre mi madre» di Almodovar o a «Girl Interrupted» di James Mangold o «Cold Confort Farm» del grande John Schlesinger o anche a «Pane e Tulipani» di Soldini. Uno sguardo che è un tentativi di incontro forse. E questa osservazione di Garcia ci restituisce un mondo pieno di potenzialità pur nella tragedia, nel caos, nella solitudine.
Il cast non ha bisogno di ulteriori parole. Semplicemente perfetto, soprattutto nei personaggi recitati da attrici meno famose, come la madre, o la sorella della donna cieca. Una curiosità. Nel sito mondiale più frequentato sul cinema (http://us.imdb.com/) la votazione su questo film spacca nettamente in due i generi sessuali: media voto delle donne è 7,8. Media degli uominiè 4,8.
Qualcosa vorrà pure dire no?
Voto: 7.

Luca Dresda

 


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