L'occhio indiscreto
Poltronissima di Prima Visione

           di Luca Dresda


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I FIUMI DI PORPORA
di Mathieu Kassovitz
Con: Jean Reno, Vincent Cassel, Dominique Sanda, Nadia Farès
Genere: Thriller.
Sceneggiatura : Jean-Christophe Gangè, Mathieu Kassovitz.
Nazione: Francia.
Durata: 105 minuti

i troviamo di fronte ad un film che mi ha in qualche modo spiazzato.
Mathieu Kassovitz, figlio di Peter (regista di «Jakob the Liar» ), si è affermato con quel meraviglioso ritratto drammatico e iperreale, a tratti simbolico che è stato «La Haine» («L'Odio»). Da tutti riconosciuto come un capolavoro di modernità, nel linguaggio e nel tema. È poi passato a filmare «Assassins», un dramma poco seguito con Michel Serrault su un killer che, morendo, vuole tramandare la sua arte. Ora, come ultima mossa direi commercialmente strategica, qualcosa che a Luc Besson è già riuscito alla grande, Kassovitz-figlio si getta platealmente su un genere e su una tematica cara a Hollywood. Il thriller con serial killer.
Il cinema Francese sembra si muova in modo compatto in difesa della propria fetta di mercato. Quello che mi stupisce è come un regista con una potenzialità tale di contenuti al limite del mistico, una mistica "underground" ovvio, possa deviare con tale facilità dal suo humus tipico. Lo trovo uno spreco, anche se riconosco il fine: contrastare l'invasione "yankee" (obiettivo senza speranza a quanto dicono i riscontri di mercato). E questi anni hanno visto arrivare nelle nostre sale un numero crescente di "mega-produzioni" transalpine, da «Vateil» a «Asterix», da «Il quinto elemento» a «Taxi» fino ad arrivare a «Giovanna d'Arco». Tutti con discreto riscontro al botteghino anche se discutibili sia nell'impianto che nel presupposto da cui sono nati.
È chiaro che fare film con l'unico scopo di invadere il campo nemico ha le sue controindicazioni e rischia di formare prodotti poco originali.


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Il Film. Due ispettori di polizia, uno un mito della criminologia (Jean Reno), l'altro un giovane in cerca di azione (Vincent Cassel) si trovano nello stesso luogo contemporaneamente per seguire due indagini che all'apparenza nulla hanno a che fare tra loro. In questo paese esiste una delle Università più antiche e illustri di Francia, dove ogni studente eccelle nella sua materia e dove si registra il più alto quoziente intellettivo medio. Gli studenti sono tutti o quasi figli di insegnanti, e così pare che si prediligano i matrimoni tra colleghi, fatto che nel tempo pare abbia indebolito la "razza" o genia, favorendo il diffondersi di certe malattie agli occhi.
Il caso è contorto. Da una parte viene trovato il corpo mutilato di uno studente in un luogo che ha del misterioso. Dall'altra un'apparente profanazione della tomba di una bambina morta in un incidente anni prima, da parte di un gruppo di naziskin. Lo sviluppo farà incontrare i due che attraverso complicate indagini e dopo una serie di altri delitti misteriosi ma densi di "indizi" lasciati appositamente dallíassassino, arriveranno alla conclusione non senza grandi effetti speciali e avventure che in un certo modo ricordano 007. Un thriller molto riuscito, forte nella struttura, dinamico, coinvolgente. Con qualche sbavatura in certi caratteri. Come i due poliziotti che si comportano da tipici "flic" discutendo tra loro come due dementi, ma non risultando comici. Il poliziotto scemo di tutti i film francesi, ricordate De Funes?, è ormai un "must", ma lo abbiamo visto talmente tante volte, anche all'interno di prodotti seri (come per dirne uno solo «Legge 627» di Bernard Tavernier- un film sulla Sezione Antidroga e la sua impotenza), da non fare più divertire. Anche alcuni personaggi sono un po' troppo Hollywoodiani, e rispondono con quel tono "noir", freddo e disinvolto da film con la coppia Bogarth-Bacall. Ma, tutto sommato, è un bel film, che si lascia gustare, dove Kassovitz aggredisce l'elemento nazistoide con la veemenza e la violenza che già avevamo assaporato ne «L'odio».
La coppia Cassel-Reno, ormai in odore di grande divismo, si comporta egregiamente, con una nota di merito in più per Cassel e la sua impulsività spesso divertente.
Reno pare a volte rinchiuso nella sua fama. Avete notato che molti attori, dopo avere fatto grandi interpretazioni ed essere usciti dall'aninomato, sembrano non recitare più? È come se stessero sullo schermo ripetendosi e ripetendoci: «Eccomi, sono io, guardatemi pure!».
È una sensazione forse. Vedremo nei prossimi film.
Voto 7.

Luca Dresda

 


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