L'occhio indiscreto
Poltronissima di Prima Visione

           di Luca Dresda


n.  1  2  3 4

SESTO SENSO
di M.Night Shyamalan
Con: Bruce Willis (Dottor Malcom Crowe), Haley Joel Osment (Cole Sear), Tony Colette (Lynn Sear).
Genere: Dramma-Thriller.
Durata: circa 106 minuti. VM 14 anni.

 

Volevo cancellare in me quelle tracce di pregiudizio nei confronti di un mito come Bruce Willis, uno di quegli attori famosi più per la loro bellezza e prestanza fisica che per un reale talento artistico. Ma come sempre mi accorgo che queste sono sottigliezze da trinariciuto cinefile elitario. Bruce è magnetico e potente, magari non brilla di espressività, non fa molto, è piuttosto fisso e immobile, ma quando di partenza il DNA possiede una tale energia, forse non c'è bisogna di quelle performance più visibili ed esteriori di noi profani.
Sabato al cinema!?
Non è uno spot, è la magia di un'infornata di due film uno dietro l'altro. Due film che non hanno apparentemente nulla in comune. Uno è quello di cui sto parlando ora, l'altro è «Mifune» un film danese che appartiene a quel Gruppo di FilmMakers che si chiama «Dogma95» e che fa capo a Lars Von Triers («Le onde del destino», «Idioti», «Il regno, Europa» ecc.).
Già trovarsi in una sala romana di sabato pomeriggio da soli è un'esperienza di per sé quasi surreale. Buste della spesa con dentro apparati completi per pic-nic, coppiette spinte dalla voglia d'intimità e risucchiate nel pathos cinematografico, single strambi con carta e penna, e soprattutto i cellulari! Una delle mode in voga è di non spegnerli ma di metterli in "vibrazione" o in "silence", e poi rispondere alle chiamate. Incredibile!? Direi da ingenuo cinematografomaniaco, raccontano il film in diretta, gli deve piacere moltissimo! Salvo poi voltarmi alla terza telefonata del tipo di turno e abbandonare questa visione romantica per una più terra terra &(bip!!).
Ho visto parecchi bambini recitare al cinema. Da «Il Monello» di Chaplin in poi, e ogni volta mi domando come facciano gli americani ad avere questa animalità recitativa a livello cromosomico.
Questa volta penso che siamo di fronte ad un caso incredibile di maturità espressiva. Quanti anni avrà il protagonista: 10, 11? Ne avesse anche 13 non sminuirebbe lo stupore di fronte ad un'interpretazione di questo livello.
Ma torniamo alla trama del film.
Cole è un ragazzino che ha poteri paranormali, comunica con i morti, li vede ne è spaventato e non può perņ permettersi di comunicare questo suo segreto nè alla madre nè tanto meno ai suoi coetanei.
Un giorno viene messo in cura dal Dottor Crowe come caso di bambino con disturbi della personalità che vengono associati alla situazione familiare (i genitori divorziati). E' un caso molto simile ad uno che in passato il Dottor Crowe aveva trascurato, ed il cui soggetto gli era piombato in casa anni dopo (da adulto) proprio il giorno in cui era stato insignito di un Premio per il suo lavoro di Psicologo Infantile.
Un evento tragico, che aveva cambiato completamente la visione del mondo del Dottore stesso, colpito a freddo da una pistolettata che lo stesso individuo gli aveva sparato prima di suicidarsi.
Questo incontro(tra Cole e il Dottore) è un classico della Letteratura cinematografica. Due individui in crisi, che si "toccano" e che attraverso questo contatto riescono a crescere insieme, dandosi reciporocamente la possibilità di superare il momento di empasse esistenziale. E' anche un messaggio che trovo sempre attuale e positivo: è soltanto nei momenti conflittuali, bui e disperati che si è in grado di far vibrare le corde di una sensibilità altrimenti soggiogata e rimossa da una vita fatta di azione e coscienza. In questi istanti la nostra psiche è in balia di eventi che sì ci appartengono, ma non riescono a prendere una forma, appaiono come ondate di piena, tempeste, fortunali, esplosioni emotive. E questo è il presupposto cardine di un buon trhiller psicologico. C'è sempre una personalità complessa e tenace che viene messa alla prova. Un individuo che lui stesso ha qualcosa di irrisolto e che può affrontare soltanto attraverso il compito che si è trovato davanti. Un po' come nelle fiabe.
Questo film però è pieno di sorprese, di apparenti banalità che alla fine un colpo di scena ribalta in chicche. Non dico nulla, rovinare la visione di un film è un delitto da punire con il carcere!
Una cosa però dovete cercare di vederla. Questo film è scaltramente costruito registicamente in modo da includere il meglio delle produzioni hollywoodiane e allo stesso tempo accenni a quanto di nuovo ha proposto il cinema Europeo. Sembra assurdo. Vedrete dialoghi tra figlio e madre all'altezza di Leigh («Segreti e bugie»), di Loach («My name is Joe») o di Slodonzs («Happiness»), e una fotografia sgranata e con poco uso di apporto elettrico assieme all'uso della camera a spalla tipico del cinema di «Dogma95». Tutto questo è caratteristico del cinema dei sentimenti, delle emozioni, quello che vuole scavare nelle relazioni fornendo una visione scarna, priva di artifici tecnicie quindi di possibili falsificazioni.
Beh, gli Studios dimostrano di essere attenti, e di non snobbarci, oltre a risponderci per le rime. Come dire: «siamo capaci anche di far parlare il cuore, non siamo soltanto dei commercianti di effetti speciali !?».
Vorrei tanto leggermi il romanzo da cui č tratto il film ma non esiste, è un soggetto originale del regista. Complimenti!

Luca Dresda

 


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