L'occhio indiscreto
Poltronissima di Prima Visione

           di Luca Dresda


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OH BROTHER, WHERE ART THOU?
di Joel Coen
Con: George Clooney, John Turturro, Tim Blake Nelson, Charles Durning, John Goodman, Holly Hunter.
Genere: Commedia-Mitologica / Musical / Avventura.
Sceneggiatura: Homer (I) (Romanzo), Ethan Coen, Joel Coen.
Nazione: USA.
Durata: 106 minuti

I fratelli Coen alle prese con una allegoria dell'Odissea. Siamo ormai abituati a vedere la visionarietà e l'incredibile capacità evocativa di questi due eccentrici personaggi di Hollywood, ma questa volta siamo di fronte ad un eccellente rappresentazione del tema della ricerca, del viaggio, della rinascita. Il tutto condito di spunti comici affilati, e di una presenza musicale che lo rende un quasi-musical.
È facile scorgere alcuni dei personaggi più noti dell'Opera Omerica, e forse non bisogna troppo insistere in questo parallelismo. Sappiamo quanto i Coen abbiano dimostrato un'indipendenza creativa e di pensiero, qualità che li rende spiriti liberi, mine vaganti in una Hollywood sempre troppo spesso votata allo stupore degli effetti speciali e della violenza. Da «Mr Hoola-Hoop», passando per «Fargo» e per «Il grande Lebowski», ogni storia che raccontano la infarciscono di una mistica fiabesca, quasi una nuova mitologia, disegnando situazioni, luoghi e personaggi che, pur ancorati al loro tempo lo trascendono. È un cinema "umano", ludico, ma tutt'altro che spensierato. La loro sottile e aspra critica nei confronti della "stupidità" umana, passa per linee trasversali, colpendo tutto e tutti, dalle istituzioni alle famiglie, dalla politica alla religione.
I cittadini del mondo Coeniano vivono aggrappati alle proprie misere certezze, annaspando spesso, reagendo con durezza e violenza di fronte alla sacra ingenuità degli eterni "puer", veri eroi positivi di questa Sacra Rappresentazione moderna. E non è per un buonismo acritico che il finale richiama sempre al lieto fine di un certo cinema forzatamente ottimista degli anni '40 - '50. Come in tutte le fiabe, la conclusione contiene una sorta di chiave morale di lettura, che racchiude il senso della parabola. Il destino dell'uomo è forse segnato, ma il suo libero arbitrio può fargli scegliere un cammino diverso, più maturo o semplicemente più vero, sano, illuminato.
Mississipi. Gli anni della depressione economica (i '20). Tre galeotti condannati per reati medi ai lavori forzati, scappano convinti da Ulisse (Gorge Clooney) ad andare in cerca di un tesoro che potrebbe imprimere una svolta significativa alle loro esistenze. Questa ricerca è come una caccia al tesoro a tempo. Entro qualche giorno un'enorme diga verrà aperta ed inonderà tutta la vallata (compreso il luogo dove sarebbe sotterrato il tesoro) per dare energia a tutto lo Stato.
Inseguiti dalla Polizia, e rallentati da continui incontri arriveranno a scoprire il vero motivo di questo loro viaggio. Parallelamente, una campagna elettorale per il Governatore dello Stato in un crescendo di gag sarcastici irresistibili. E musica. Quella degli spirituals neri, quella delle invocazioni alla preghiera, quelle classiche del repertorio vocale Jazz del Sud, e soprattutto la musica di un montaggio incalzante, mai aggressivo come nei Videoclip o nelle pubblicità, ma di grande personalità.
Ulisse, come nell'Odissea, torna alla sua famiglia, e il movimento a luogo, il semplice tornare non basterà di per se stesso a ridargli la serenità di un tempo. La guerra combattuta lontano dalla patria, i crimini commessi (in questo caso), devono essere espiati, lavati con l'acqua purificatrice, disciolti nel progetto di un uomo nuovo, non necessariamente migliore, ma certamente "morale". E questo, in fondo, dovrebbe essere l'uomo del futuro per i Coen. Più consapevole, affidabile, uomo (senza distinzioni di genere ovvio).
Film da non perdere per nessun motivo. Interpretazioni esemplari. Turturro caratterizzato e comico, Clooney ormai avviato ad incarnare il Gary Grant del 3° Millennio. Il resto del cast è da applauso. Un grande sogno ad occhi aperti. Chiunque ne abbia parlato male deve avere avuto una svista. Gli consiglio una seconda visione.
Voto 8.

Luca Dresda

 


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