Simonelli Editore
QUESTO LIBRO È FUORI CATALOGO
«Se scrivere una biografia è difficile, tanto più lo è scrivere quella della propria madre, tener separati l'affetto dai fatti. Caterina Boratto ha attraversato sia il cinema dei telefoni bianchi, che la commedia all'italiana e il grande cinema d'autore. In qualche modo, senza mai diventare una star, è diventata un mito. Ma com'è possibile per un'attrice entrare nel mito, pur senza una vita costellata di scandali, una carriera straordinariamente intensa o una morte prematura? Mentre dipanavo quella quotidianità che tesse un'esistenza, svelandone anche i desideri rimossi, mia madre mi è sembrata sempre più l'eroina inimitabile di un romanzo popolare, che sfugge al fato proprio grazie al cinema, strumento di libertà e autonomia. Fin dall'infanzia viene aiutata a trovare una propria strada di individuazione da artisti e mercanti ebrei, più che dalla sua famiglia, e lotta per emanciparsi. Apparentemente altera, distaccata, ma in realtà timida, ribelle e sognante, ogni volta, con nonchalance, dà un calcio alla sfortuna. E ricomincia. Una vita, come una matrioska, che sembra racchiuderne altre due o tre completamente diverse, tanto da dare il capogiro. Ma al contrario delle eroine da feuilleton che alla fine degli anni '30 ha spesso portato sullo schermo, non sarà salvata da nessun Principe Azzurro... Nessun uomo riuscirà a redimerla dalla sua eterna rêverie, dalla sua solitudine. Perché la vita non lascia scampo alle donne troppo belle, la bellezza è un dono inutile. Ciò che la salva sempre e dovunque dall'incombente tragedia è il cinema, con le sue finzioni e i suoi disinganni, pur condizionandola in un modello estetico, le rende sopportabile la realtà, diventa sostegno, cura, terapia psicoanalitica. È come se la sofferenza fittizia neutralizzi quella autentica. Non è strano che sia capitato a una ragazza degli anni '40, che cominciò a recitare per necessità e per sfuggire a una vita provinciale? Eppure la sua vicenda personale è il film più appassionante che potesse interpretare. E vorrei che tale sembrasse anche al lettore, non solo quindi una biografia, ma una vita, forse non qualunque, ma una vita comunque degna di essere stata vissuta.
Marina Ceratto
Le due o tre vite di Caterina Boratto sono raccontate in 264 pagine. Il ritratto dell'attrice da giovane giunge con una narrazione veloce fino all'esordio cinematografico di Vivere e all'incontro passionale e professionale con il tenore Tito Schipa. La parte più ampia del volume è dedicata al biennio hollywoodiano presso la MGM di Louis B. Mayer, dove Caterina Boratto incontra Scott Fitzgerald, Marlene Dietrich, Spencer Tracy, Lana Turner, Dorothy Parker. Il ritorno in Italia nel 1941 è un'odissea, dopo aver trasvolato tutto il continente americano, si imbarca da Rio per la Spagna, correndo il rischio di passare per una spia fascista ed essere arrestata a Port of Spain. Il ritorno nella Torino dei bombardamenti si condensa in pagine di grande drammaticità, che fanno da sfondo all'amore per un eroe di guerra, il conte Guidi di Romena. Intanto continuano i concerti con Tito Schipa e Margherita Carosio. Nel dicembre del 1942 Guidi muore in un incidente aereo e Caterina supera la disperazione grazie all'amicizia di De Sica e della Rissone e accettando la proposta di Peppino Amato di interpretare Campo dei fiori. Sul set incontra e si scontra con Anna Magnani, stringe amicizia con Aldo Fabrizi, Mario Bonnard, Peppino De Filippo. Durante un debutto madrileno della Bohème conosce Leslie Howard. Girando il Il romanzo di un giovane povero nasce un impossibile amore con Amedeo Nazzari. A Bologna Osvaldo Valenti le propone di portare lontano dalla guerra Luisa Ferida, ma il destino della coppia maledetta del cinema italiano è già scritto. L'autunno del '44 è dedicato alla lotta partigiana del fratello di Caterina, Renato e alla scoperta dell'eccidio di Cefalonia, dove muore l'altro fratello Filiberto. La salvezza per lei giunge dall'ospitalità offertale in una clinica di lusso torinese, la Sanatrix di Armando Ceratto. Il loro incontro porta a un matrimonio di guerra, affrettato e difficile, mentre la clinica è trasformata in un rifugio per partigiani di Giustizia e libertà e feriti di ogni fazione. Vi si ritrovano Valletta, i fratelli Rivetti, Sandro Fiorio. Nel dopoguerra si intrecciano vicende personali e artistiche: il ritorno a Roma dopo il disastro economico della famiglia Ceratto, l'incontro con Fellini che le propone emblematici ruoli in «Otto e 1/2» e «Giulietta degli Spiriti». Seguono altre esperienze cinematografiche: «La presa del castello» di Pollack, «Morte a passo di valzer», gli sceneggiati televisivi di Bolchi, l'esperienza indimenticabile con Pasolini durante le riprese di «Salò-Sade». Negli ultimi anni sembra chiudersi il cerchio delle sue molteplici esperienze con l'operetta «La principessa della Czardas» e il teatro pirandelliano di Patroni-Griffi. Negli anni '90 interpreta un divertente serial televisivo: «Villa Arzilla», che la ripropone al grande pubblico.
Marina Ceratto è nata a Torino. Nel 1964 esordisce nella parte di Madame Récamier ne «I grandi Camaleonti» di Federico Zardi, per la regia di Edmo Fenoglio. Nel 1969 interpreta «Le femmes» di Jean Aurel e «Block Notes» di un regista di Federico Fellini. Nel 1970 abbandona il cinema per il giornalismo e fino al 1972 tiene una rubrica fissa su Paese Sera dal titolo: "A cena con..."
Negli stessi anni frequenta i corsi di Comunicazioni e Cultura di massa alla UCLA di Los Angeles, impegandosi nella campagna elettorale del candidato democratico McGovern. Laureatasi alla Sapienza di Roma con una tesi su Guido Gozzano, lavora per "Tempo Illustrato", "Il Mondo" e come corrispondente per gli Esteri a la pagina culturale del "Messaggero". Come autrice collabora per la RAI a vari programmi culturali. Nel 1982 pubblica per Mondadori «Il chi è delle donne italiane», primo dizionario biografico dedicato alle donne più o meno celebri nei vari campi. Sono apparsi numerosi suoi saggi e articoli poesie e racconti su "Gente", "Epoca", "Cahiers du cinema", "La critica sociologica", "Sigma", "Spirali", "L'Avanti", "Il Sole 24 ore", "La rivista della Fondazione Agnelli", "Carte segrete", "Paragone". Attualmente lavora nella redazione romana di "Gioia".
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