L'occhio indiscreto
Poltronissima di Prima Visione

di Luca Dresda

 

 


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L'ULTIMO BACIO
di Gabriele Muccino
Con: Stefano Accorsi, Giovanna Mezzogiorno, Stefania Sandrelli, Luigi Diberti, Claudio Santamaria, Pierfrancesco Favino.
Genere: Commedia/Soft Drama.
Sceneggiatura: Gabriele Muccino.
Nazione: Italia. Durata: 115 minuti circa.

4 Marzo 2001

Questa volta non parlerò del film in sé, della sua trama, prenderò lo spunto affrontare un tema più generale. Quale migliore occasione per parlare di Cinema Italiano? Siamo di fronte al vero exploit nazionale. Muccino è uno dei pochi reigisti giovani ad avere una continua crescita, un'attenzione generale e un sostegno dei critici senza eccezioni. Possiamo ben parlare di un fenomeno vero e proprio. Resta il fatto quanto meno dubbio che i suoi film non incidano nell'immaginario. Restano in un certo modo vaghi, sfumati, lontani dal rappresentare reali cult o scosse elettriche. Nonostante l'enorme platea che si offre al giovane Gabriele, il cuore del pubblico esce dalle sale emozionata ma poco stimolata. Esagero, lo so. Se parliamo con chicchessia ripeterà senza tema di smentite che l'Ultimo Bacio è bellissimo, emozionante, una rappresentazione esemplare della condizione dei Trentenni. Esalterà il modo in cui questo film è girato, scomodando paragoni con Magnolia (a sua volta paragonato all'inconfondibile stile di Altman di "America Oggi" o de "I Protagonisti") o American Beauty. Vi tesserà le lodi di Stefano Accorsi e Giovanna Mezzogiorno, la Sandrelli o Claudio Santamaria, Luigi Diberti e tutto per la grande capacità di Muccino di lavorare con gli attori.
E' difficile trovarsi in una posizione opposta o anche solo intermedia. In questo coro unanime di grida al miracolo italiano, non c'è spazio che per le lodi. Non voglio demolire nessun mito, e questo perché non siamo di fronte ad un genio. Se la Miramax (come ho spesso detto) ha messo sotto contratto Muccino per due film da girare negli States (pare che il primo sia un remake della commedia francese "Ognuno cerca il suo gatto" di Cédrik Klapish, che vedrà forse protagonista femminile Penelope Cruz) le qualità ci saranno di sicuro. E quelle non si possono discutere. Muccino sa girare, sa spettacolizzare le emozioni che mette in campo, le rende comunicabili, pronte da fruire come in Italia sapeva fare finora soltanto Tornatore. Solo, i temi che tratta sono edulcorazioni, ritratti in punta di forchetta di una realtà che dentro cova mostri ben più preoccupanti del timore di diventare padri e di vedere sfumare alle spalle la propria giovinezza.
Sì, è vero "la gente" si comporta così. La realtà è piena di questi piccoli conflitti un po' borghesi con da una parte la donna che prende in mano il destino della coppia e dall'altra quest'uomo fragile e irresponsabile che mente e si spaventa. E' vero che la realtà è così. Ma è anche vero che questa è solo la superficie. L'insoddisfazione, la paura, l'incapacità di crescere o l'amore che sfuma negli obblighi familiari, sono anche lo specchio di una società che spinge sempre di più all'individualismo e di individui non pronti per sostenere questo fascino indiscreto dell'essere sempre socialmente al top.
Dietro la facciata di problemi così quotidiani e da Soap Opera, cova un'insofferenza, una rabbia, un'indifferenza ben più radicate. Malesseri che esplodono violentemente in raptus omicidi, in fughe e sparizioni nel nulla, in rifiuto, droga, violenza razzista o solo fine a se stessa. Ma li legge i giornali Muccino? Quando uscirà anche in Italia "America Psycho" ci renderemo tutti finalmente conto di quale sia veramente lo stato del nostro inconscio represso. Mi sembra che la società oggi non sia peggio o meglio di ieri, è soltanto meno finta. Ci possiamo dire con meno menzogne quali siano le nostre fantasie, i nostri orrori, i desideri anche quelli un tempo meno confessabili. E questo perché i dogmi sono veramente crollati, le forme, la buone maniere, il perbenismo merlettato sono in crisi irreversibile. Avete presente la scena della cena con sottofondo musicale da sala d'attesa in "American Beauty"?
Il cinema è come la Psicoanalisi o la Metafisica, ci deve proiettare all'interno della dimensione psicologica, deve stimolare un viaggio senza limiti, un'Odissea nello Spazio, interno o esterno che sia, ma Odissea. E francamente questi trentenni puliti puliti, solidali tra loro, sempre pronti ad aiutarsi, con problemi semplici semplici, mi sembrano lontani dal mondo reale. Il mondo che viviamo ha problematiche complesse e spesso confuse, con adolescenti depressi cronici a 18 anni, la noia che si diffonde, l'incapacità di capire chi siamo e cosa vogliamo di fronte a così tante stimoli difficili da controllare.
Un uomo o una donna oggi si trovano di fronte alle stesse paure e le stesse aspirazioni. Quante donne oggi non vogliono rapporti seri e hanno solo storie di sesso, punto? Tante, solo non si dice, e non lo dicono neanche loro per paura di essere marchiate come p..... Ci vogliamo raccontare la storia che alla fine qualsiasi cosa accada, la famiglia è sempre pronta a sostenerci? E dov'è finita tutta la letteratura, la sociologia, la psicologia sulla dissoluzione della famiglia solidale e sull'enorme dose di violenza e di soprusi all'interno del privato familiare?
Non è un discorso sociale il mio, è semplicemente una critica al Muccino autore, a questa società spaghettara che risolve tutto nel non far scoppiare nulla. Non è vero. I sassi dai cavalcavia sono reali, sono frutto di giovani borghesi e della loro noia. Non si va in una fontana a strillare al vento la propria insofferenza, la si sfoga sugli altri, extracomunitari, donne, animali, sconosciuti, tifosi, poliziotti...e se questo non accade la si scatena nei posti di lavoro, o la si ritorce su di sé ingrassando, facendosi di cocaina, somatizzando. Ecco, l'enorme aumento delle malattie somatiche segno del cattivo rapporto con il proprio corpo, è un segnale, ma questi piccolo bravi uomini sono immuni. Ogni cosa che gli succede è reversibile, risolvibile, passerà...
Concludendo, penso che sia un film da vedere. Poi, va confrontato con la potenza e la crudezza dei film esteri sul tema. Soltanto dopo si può giudicarlo nello specifico della sua tematica. Di sicuro il girato, la recitazione, i colori della fotografia, le potenzialità tecniche, sono di buona qualità. E di buon auspicio è anche il successo di un'opera italiana nelle sale. Cosa che fa sperare in nuove scoperte, in tentativi nuovi, di altri giovani che ci sono e scalpitano, ma troppo spesso non trovano la via per esprimersi e farsi notare.
Voto 6

Luca Dresda

 


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