L'occhio indiscreto
Poltronissima di Prima Visione

di Luca Dresda

 

 


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MEMENTO
di Christopher Nolan
Con: Guy Pierce, Carrie-Ann Moss, Joe Pantoliano.
Genere: Thriller psicologico.
Sceneggiatura: Christopher Nolan (da una storia di Jonathan Nolan).
Nazione: USA Durata: 115 minuti circa.

Mi trovo per una volta nella grande difficoltà di non poter raccontare molto sul film per via della sua costruzione. In effetti ogni accenno all'originale struttura ideata dagli sceneggiatori è una disgrazia per chi lo deve ancora vedere. Vediamo che cosa si può fare.
«Memento» è un thriller sui generis. O meglio, una "crime story" resa complessa dalla forma che assume il soggetto. Il protagonista è Leonard, un giovane uomo che ha perso la funzionalità della memoria anterograda, quella responsabile della memorizzazione degli eventi a breve termine. Nella nostra memoria abbiamo una serie di filtri. Quello che archiviamo nella memoria a lungo termine sosta in una limbo chiamato memoria a breve termine, e soltanto dopo viene selezionata. Da una parte, il rimosso e dall'altra i ricordi (più o meno) indelebili. Tutto questo nel nostro protagonista significa incapacità di fissare nella memoria tout court. Leonard ricorda quello che ha vissuto e fatto, le persone che ha incontrato, sua moglie i medici, il suo lavoro, ma soltanto fino al momento del fatidico incidente in cui, probabilmente, ha subito una lesione dell'ippocampo. Ha bisogno di un metodo per mettere insieme i frammenti di un discorso che dopo ogni breve intervallo ricomincia dal principio. Una lunga conversazione, un breve riposo, un'attesa troppo lunga, tutti questi eventi possono significare l'oblio di ogni informazione assimilata precedentemente.
Leonard trova una soluzione. Tatuaggi. Si tatua sulla pelle le informazioni necessarie, il basic della sua situazione. In breve, vuole trovare gli assassini di sua moglie. Non è facile, anche se segna ogni cosa, fotografa i luoghi e le persone fondamentali, perché chiunque può approfittarsi di lui e aggiungere informazioni fasulle al puzzle che va ricostruendo. È un puzzle che ogni volta vede aggiunti nuovi tasselli. Complicato, ma ineffabile. Le sorprese non mancano, lasciandoci in fondo al tunnel con alcuni dubbi che con intelligenza gli autori lasciano aperti alle ipotesi. In effetti, ogni buona storia non cerca di spiegare tutto, ma fissa l'essenziale. La realtà è sempre incoerente. Il caso, la contraddizione, l'ambivalenza umana, possono complicare ad ogni passo spinto gli eventi e renderli nebulosi. Il cinema e la letteratura hanno sì bisogno di una focalizzazione maggiore è vero, ma questo non deve arrivare all'eccesso di chiarificazione, come in televisione!?
È un film bello, di cui non si sente dire bene abbastanza come meriterebbe. È un esempio stilistico di come costruire una storia in modo funzionale alla struttura mentale del protagonista. Una volta visto ci si rende conto che il tutto è una sorta di grande "soggettiva" in cui, lentamente e con una certa fatica, si entra nella realtà neurologica di Leonard. Ottimi attori, e una regia sommersa dalla struttura di montaggio.
Non c'è che dire una delle migliori sorprese della stagione!
Ora, per chi l'ha visto, aggiungo qualche considerazione. La prima è autoreferenziale. Mi domando perché la critica "ufficiale" non si domandi mai se, parlando del film, può rovinare la visione agli spettatori. Basterebbe comunque dividere la critica in due. Il film alla fine lascia aperti una serie di dubbi. Leonard, si capisce, ha inventato tutta la storia di Sammy e della moglie, forse per non accettare l'idea che sua moglie si è immolata per amore. Il poliziotto (Teddy) l'ha usato per eliminare della gente scomoda, e la donna di Johnny lo usa per vendicarsi di Teddy. Ma perché in un mondo fatto di scaltri bastardi dal cuore duro l'unica fessa è proprio sua moglie? Non poteva sostituire l'insulina con dell'acqua distillata? Non ci sarebbe stato pathos, d'accordo, ma questa ingenuità un po' infastidisce.
E poi rimangono aperti dei quesiti sulla personalità di Leonard. Ha perso la memoria ma avrebbe la capacità di cambiare gli elementi del proprio puzzle a suo piacimento, cosicché un poliziotto che l'aiuta diverrebbe un bugiardo, e una vendetta consumata si perderebbe nel buio più totale. E poi che succederebbe della storia se Leonard, invece che scrivere tutto, avesse un memopad, una piccola agenda tascabile? Meno cinematografico? Forse, ma più stimolante. Tutte queste strade sterrate che si perdono in una natura vergine sono la ricchezza di questo film che poggia su una struttura eccelsa. Se il thrilling non fosse ancora oggi considerato dalla critica "cinéfile" un genere di serie B, potremmo anche prevedere una serie di premi importanti, tra cui quelli meritatissimi alla sceneggiatura e al montaggio.
Ma così non sarà. Peccato!
Voto 8.

Luca Dresda

 


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