L'occhio indiscreto
Poltronissima di Prima Visione

di Luca Dresda

 

 


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TILLSAMMANS (TOGETHER)
di Lukas Modysson
Con: Lisa Lindgren (II), Michael Nyqvist, Gustav Hammarsten, Anja Ludqvist.
Genere:Drammatico-Commedia Sociale.
Sceneggiatura: Lukas Modysson.
Musiche Originali: Gorge Fenton. Nazione: Svezia Durata: 106 minuti circa.

È una gran bella sorpresa scoprire in Scandinavia un fermento cinematografico di questo genere. In effetti, il profondo nord Europa ci arriva molto di rado dopo il ritiro forzato e sembra senza ripensamenti di Bergman, e se non fosse per Von Triers e i suoi seguaci ne parleremmo molto poco. Un film che, in un certo modo, arriva quasi come una apparizione inaspettata, con il suo bell'incedere delicato e questa costruzione tra l'iper attuale e il grounge anni '70. Un lieve approccio ad una storia anche molto datata se vogliamo (ma soltanto per il contesto culturale che prende in esame e mai in senso negativo), che qui in Italia ha il sapore del minaccioso ormai, viste le accuse ad una certa cultura di sinistra che piovono sempre più frequentemente dagli scranni e dai pulpiti dei politici della destra.
Il soggetto riguarda una Comunità, come ne esistevano durante gli anni della contestazione. Luoghi di convivenza e condivisione, in cui si rifiutava il modo di coesistenza della borghesia capitalista segnato dalla proprietà, dai vincoli, dalle regole morali ingabbianti e anti-umanitarie. Luoghi in cui si sceglieva di esprimersi liberamente, senza dare conto a nessuno, cercando di ritrovare quel rispetto verso il mondo che soltanto una vita più "naturale" può fornire. E anche il luogo del voyeurismo e dello scandalo dei vicini, quelli che continuano a rinchiudersi nei confini della famiglia nucleare.
Siamo nel 1975 e tutto inizia dalla morte del generale Franco. La Comunità festeggia. Certo è magra consolazione, ma è lo spunto inziale di un intrecciarsi di storie. E forse la scomparsa del dittatore, del nemico crudele fa affiorare con più evidenza le contraddizioni esistenti all'interno di quel mondo variegato e spesso solo esternamente armonico. Cominciano le prime manifestazioni di conflittualità, i primi rifiuti, le prime incrinature.
Come può sopravvivere una coppia definendosi "aperta"? E si che lo si è predicato e praticato per anni, ma come si può stare insieme, amarsi e accettare che il proprio partner vada a letto con un altro, magari chiedendo il permesso poco prima? E scopriamo anche le diverse motivazioni che hanno spinto ognuno a vivere quell'esperienza. Dal rifiuto della vita monotona condotta dai propri genitori, ad un credo più profondo e radicato in convinzioni sociali e naturiste, all'adesione ai principi del socialismo o del comunismo. La politica, in fondo, entra soltanto tangenzialmente, come una realtà di cui non è possibile sbarazzarsi, ma che serve a rivelarci i diversi caratteri dei personaggi, il loro approccio al mondo, ai rapporti interpersonali.
Lo svolgersi di queste storie, tra coppie scoppiate che lentamente sfociano nell'omosessualità, donne che scoprono l'emancipazione, bambini che solidarizzano nel nome della stupidità del mondo adulto, ci porta ad un'evoluzione finale giocata sul filo, sì, dei buoni sentimenti, ma in un melange inusuale, quasi anarcoide. Questo rimanda immediatamente ad un altro film sulla diversità, sul valore della persona in quanto individuo, quel gioiello poco valutato e conosciuto di John Schlesinger che è "Cold Confort Farm" che ho spesso citato (affittatevelo!).
Qui i bambini sono alla fine il motore della ricerca, per usare un gioco di parole. Prendono in mano il proprio destino, si armano e combattono per la propria "esistenza", per affermare di avere dei diritti. In effetti non c'è modo migliore di fare il punto della situazione sullo stato dell'uomo oggi, che vederlo dall'interno di un contesto anomalo, come una Comunità, un Ospedale Psichiatrico o da qualsiasi prospettiva dalla quale in fondo le sue certezze vengono per assunto messe in discussione. Il tutto condito di una semplicità e di un candore tipici per chi conosce la cultura e la mentalità svedesi.
È un lavoro eccellente, non importa se per molti i discorsi sulla condizione della donna, o sul socialismo e la rivoluzione marxista-leninista posso sembrare una spina nel fianco o noia mortale propagandistica (e vorrei far notare la compartecipazione nella distribuzione di Mediatrade!?), perché quello che conta sono gli individui e la loro perenne ricerca di un senso. Non importa l'ideologia che si sposa, il messaggio è che forse abbiamo dimenticato che per vivere più responsabilmente o soltanto più armonicamente, è necessario recuperare una capacità critica, magari anche soltanto il coraggio di vivere al di fuori delle mode e delle regole di costume. Quella sarebbe la vera rivoluzione.
Voto 8.

Luca Dresda

 


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