L'occhio indiscreto Poltronissima di Prima Visione di Luca Dresda

LA MALEDIZIONE DELLO SCORPIONE DI GIADA
di Woody Allen
Con: Woody Allen, Helen Hunt, Dan Ayrkoyd, Charlize Teron.
Genere: Commedia.
Sceneggiatura: Woody Allen.
Nazione: USA. Durata: 110 minuti.

15 Ottobre 2001

Un gradito ritorno del Woody Allen più vivace e sarcastico, un gioiello saturo di invenzioni come abbiamo già apprezzato in "Provaci ancora Sam", "Prendi i soldi e scappa", "Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso e non avete mai osato chiedere" o in "Pallottole su Broadway".
Un investigatore assicurativo di punta in una società nella New York degli anni '40, CW Briggs, è coinvolto in un caso che lo vede lui stesso sospettato per una serie di furti di gioielli in Ville di famiglie altolocate nelle quali lui stesso aveva fornito la consulenza per la creazione dei sistemi di allarme antifurto. Tutti in realtà si domandano da sempre come faccia un uomo dalla vita così anonima e dall'apparenza così scialba, a risolvere effettivamente ogni caso di raggiro nei confronti delle assicurazioni. Briggs dal canto suo si vanta di saper "entrare nella mente del ladro". Ma la sua vita professionale è in pericolo, in agguato infatti c'è l'attività solerte di una zelante "nuovarrivata" nella società, la fredda Betty Ann Fitzgerald (Fitz come la chiama Briggs), che ha il compito di riorganizzare l'agenzia in modo più moderno ed efficiente, dando spazio ai metodi investigativi più innovativi.
I due ovviamente si odiano dal primo istante, e Allen non ci risparmia dosi massicce di battute sferzanti a raffica. Una serie di cattiverie divertentissime dal ritmo incalzante, al punto da non dare il tempo alla risata di arrivare al climax. La storia e il suo mistero s'infittiscono quando il potere suggestivo di un ipnotista da baraccone entra, lui sì, nella mente del genio/inetto Briggs (e in quella della sua rivale Fitz) portandolo sul confine che separa la natura da investigatore da quella da ladro.
La dote migliore di Allen è il mettersi in gioco, prendersi in giro, permettere allo spettatore di affondare i colpi attraverso le sciabolate di Fitzgerald (anche se queste non sono mai al livello delle battute pronunciate da Briggs/Allen) e di addolcire il tono nei momenti giusti. È certo una comicità più semplice di quella di un "Zelig" o di un "Broadway Danny Rose", non c'è quel sapore intellettuale di altri film, ma la brillantezza degli spunti, il ritmo serrato dei botta e risposta, la competizione uomo-donna, il mondo color seppia degli anni ruggenti del dopoguerra, tutto aiuta a consegnarci un prodotto altamente godibile. Un film per tutti i gusti, senza fronzoli, senza colpi di gran teatro.
Voto 7

Luca Dresda

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