BETTY LOVE (NURSE BETTY)
di Neil Laute
Con: Renée Zillweger, Morgan Freeman, Chris Rock, Aaron Eckart, Greg
Kinnear.
Sceneggiatura: John C. Richards, James Flamberg.
Genere: Noir/Commedia
Nazione: USA/Germania.
Durata: 110' circa.
16 Dicembre 2001
Il potere che ha raggiunto la televisione nel guidare i nostri pensieri e le nostre fantasie è sotto gli occhi di tutti. Bambini che cercano di gettarsi dalla finestra della loro camera da letto credendosi il superEroe di turno, mariti gelosi che copiano l'omicidio della moglie dal telefilm preferito, ma anche e soprattutto un sottobosco di figuranti che assumono a turno i ruoli che i vari "reality show" assegnano loro (perversi sessuali, ex-galeotti, geni incompresi, vergini a 36 anni, sieropositivi, poligami, burloni, clown,
impotenti, truffatori, stunt-man, condomini arrabbiati, figli degenere, ex-preti sposati e così via).
L'Essere comincia ormai a coincidere con l'Apparire in Televisione. Una variante abbastanza inquietante che evidentemente ha radici in un terreno fertile. Ecco che una ragazza sceglie di dire al proprio amore che l'ha tradito, in diretta da Alda D'Eusanio, o da chicchessia, come se la testimonianza e la "solidarietà" voyeristica del pubblico potesse alleggerire questo compito così arduo. È il privato che diventa pubblico... Ma è anche la fiction che invade il nostro immaginario e si trova una nicchia di realtà, accompagnando le nostre vite e in qualche modo guidandole.
Betty è una commessa di una Tavola Calda sposata con un marito che la tradisce regolarmente con la sua segretaria. Ma la nostra protagonista vive in una sorta di dimensione parallela, al confine con lo schermo televisivo che manda in onda la sua Soap Opera preferita, "A reason to Love" (una ragione per amare) ironico titolo che sottolinea il destino di solitudine di Betty, chiusa in una provincia, il Kansas, che non offre poi molto, e un matrimonio con un uomo, Del, che dietro la sua attività di vendita di macchine, cela un traffico di droga.
La droga è il leit motiv della storia. Sostanza di morte e fonte di ricchezza che porta all'uccisione di Del, e programma seriale che assuefà Betty e la porta all'interno di una ricerca tra il folle e il visionario.
Del viene ucciso da due sicari davanti agli occhi stupiti ed estraniati di Betty che sta proprio in quel momento vedendo una puntata di "A reason to Love". Stretta tra lo shock emotivo e la visione del suo personaggio preferito, Betty inizia il suo viaggio allucinato verso il suo oggetto del desiderio, il dottor David Ravel, personaggio principale della Soap e interpretata dall'attore George McCord (Greg Kinnear). Comincia un percorso quasi Coheniano, in cui noir, thriller e commedia dalle tinte surreali si intersecano senza soluzione di continuità, in un insieme tra il pessimismo radicale e il rivoluzionario. Possiamo dire che «Betty Love» è una sorta di Western al contrario, in cui la ricerca e la caccia (The Chase) non va in direzione della verità o della giustizia, ma soltanto di una soddisfazione interiore. Betty ama il dottor David Ravel, immagina di esserci già stata insieme anni prima e crede che facendosi assumere all'Ospedale in cui lui lavora (che non esiste essendo solo un set cinematografico) potrà convincerlo a tornare con sé. La sua forza interiore, l'energia della sua passione riuscirà a portarla fino al contatto con l'amato, convincendo poi tutto il mondo attorno a sé della propria genuinità.
Anche i sicari e lo Sceriffo che la seguono si convinceranno alla fine che l'unica scelta possibile è una non scelta, un lassez-faire, una rinuncia al tentativo di ricercare la verità. Betty avrà il suo flirt che scoppierà non appena dovrà confrontarsi con gli studios e la finzione scenica in cui Gorge/David e la produttrice della Soap l'avranno coinvolta nelle registrazioni, avendo confuso il storia di Betty con uno dei soliti tentativi di attori e attrici di inserirsi nell'ambiente televisivo. Ma Betty non recita, Betty è. È il sogno che ha sempre covato, è un coacervo di ribellione e ingenuità provinciale, è la rappresentazione in carne ed ossa del potere disturbante della realtà ricreata sinteticamente via cavo, è una morale che non vuole uniformarsi, è il pessimistico grido di una donna che non ha mai potuto decidere sulla sua vita, è la solitudine di chi sceglie di seguire la propria strada senza compromessi, umiliata e sbeffeggiata, ma allo stesso tempo affascinante, attraente, magnetica.
Neil Labute ha creato un'opera non estremamente originale, in uno stile tra i fratelli Cohen (pensiamo a "Fargo" soprattutto) e l'Altman de "La fortuna di Cookie", tra "Pomodori verdi fritti alla stazione del treno" e "Thelma e Louise", tra "Il mago di Oz" e "Misery non deve morire", e tuttavia trovo"che questo sia più un merito che un difetto. È un film riconoscibile anche se anomalo, dissacrante, che fa a pezzi i generi pescando a piene mani nel
sentimentale, nel noir, nel poliziesco/thriller, nel grotesque e nella critica sociale, e restituendoci poi una chicca di tenerezza e levità.
Un film da gustare. Un piccolo gioiello.
Voto: 7
Luca Dresda
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