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Pescara, 2 Giugno 2018

LA VENERE DIMENTICATA

    Nel 1058 l'Abate del Monastero di San Benedetto di Montecassino, Dauferio dei Principi longobardi di Benevento, detto poi Desiderio, fu inviato da Papa Stefano IX come ambasciatore presso la Corte dell'Imperatore di Costantinopoli. Per imbarcarsi alla volta della Turchia, accompagnato da due alti Prelati, il Cardinale Stefano ed il Vescovo di Selvacandida Mainardo, e da una nutrita schiera di valletti, guardie armate e personale di segreteria, da Roma passò alla costa adriatica attraverso la Via Tiburtina, seguendo la via più veloce ed all'epoca anche la più sicura, poiché la Calabria e la Puglia erano già state occupate dai Normanni. Giunto all'Abbazia di San Giovanni in Venere, dal cui porto avrebbe dovuto imbarcarsi per Costantinopoli, vi sostò per qualche giorno, aspettando che le condizioni del mare migliorassero; ma così non accadde, e proseguì quindi via terra per Siponto, da cui riuscì finalmente a partire.
    Così racconta nella sua Cronaca Cassinense Leone Ostiense, uno dei Cronisti medievali maggiormente accreditati dalla storiografia contemporanea, in quanto ritenuto affidabile e sufficientemente dettagliato. Scopro la notizia nel VI Volume degli Annali degli Abruzzi di Anton Ludovico Antinori, nella cui lettura e divulgazione sono impegnata ormai da parecchi anni.
    E mi rendo conto di quanto questa notizia apparentemente scarna sia in realtà roboante nell'ambito dell'archeologia medievale dell'Abruzzo e direi in generale dell'Italia centrale, perché fissa in modo incontrovertibile l'importanza dell'antico porto romano di Venere, ancora in funzione e con le stesse prerogative nell'XI secolo, se un'ambasceria ufficiale del Papa doveva da questo imbarcarsi per raggiungere direttamente Costantinopoli; ciò significa che non si trattava di un approdo secondario e che esisteva una rotta diretta tra le due sponde, probabilmente percorsa anche da navi commerciali.
    Venere, così come altri centri di fondazione romana o addirittura più antica di cui si è persa memoria nel corso dei secoli tanto da scomparire completamente dal radar della ricerca archeologica ufficiale di Università e Soprintendenza, è stata supposta come piccolo centro abitato costiero sorto intorno al tempio di Venere, su cui nel VII secolo sarebbe stata edificata l'attuale abbazia di San Giovanni poi ampliata e ricostruita più volte. Saggi di scavo sono stati eseguiti nei pressi del monastero, ed hanno ovviamente restituito le strutture murarie pertinenti al tempio e agli edifici di servizio che lo circondavano. Il villaggio, però, non è stato mai trovato, e sinceramente dubito che sia mai stato cercato, così come il suo porto, considerato come un approdo costiero di secondaria importanza ed appannaggio esclusivo nell'alto medioevo dell'abbazia.
    Cosa che evidentemente questa notizia storica smentisce.
    Il porto di Venere, struttura fisicamente distinta dal monastero, anche se da esso controllato economicamente e probabile fonte primaria del suo sostentamento, non era un porto fluviale, come ad esempio quello di Aterno-Pescara, per cui non credo che sia stato invaso dalle acque del mare nel corso dei secoli o insabbiato; penso piuttosto che l'attuale paese di Fossacesia, che si trova sulla linea di costa sotto al promontorio su cui sorge l'abbazia, sia l'antico abitato pre-romano o romano di Venere, ed auspico perciò prossime indagini archeologiche, che, oltre a rendere un servizio alla Storia, potrebbero contribuire ad arricchire l'offerta turistica di una delle zone più belle e naturalisticamente già note della nostra regione.

    Chiara Zuccarini






















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