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n. 1 - 2 - 3 - 4 - Pescara, 1 Aprile 2016

Venezia, Cornacchino
e l'Abruzzo altomedievale

Nella prima metà dell'VIII secolo Venezia è una repubblica federale, in cui ciascuna isola è un nucleo indipendente, retto dal suo Tribuno, ed il governo centrale è esercitato da due Dogi con sede nell'isola di Eraclia; intorno alla metà del secolo, però, quest'isola è desolata e gravemente danneggiata dalle brevi, ma continue ed improvvise lotte civili, per cui la sede dell'amministrazione centrale viene trasferita nell'isola di Malamocco e contemporaneamente il potere viene affidato ad una nuova figura politica in carica per un solo anno (contro il mandato a vita dei Dogi) con poteri di polizia e giurisdizione militare: il Maestro dei soldati; il primo viene eletto nel 729 e scelto tra gli esponenti delle famiglie tribunizie.
L'esperimento politico, però, dura poco, ed in tutto si conteranno alla fine soltanto cinque Maestri dei soldati.
Il secondo è Felice Cornacchino, uomo di indole placida e tranquilla, che spicca sugli altri per aver cercato di dare nuovo impulso alla navigazione e all'arte marinara; egli infatti chiama presso Venezia vari maestri d'ascia della costa adriatica, considerati allora i migliori ingegneri ed artigiani navali, pagandoli bene ed ospitandoli direttamente in Malamocco; essi provengono da varie località comprese tra la Marca di Ancona e la Puglia, e tra questi la maggior parte sono abruzzesi.

La fonte di questo interessante spaccato di vita politica italiana dell'alto medioevo è una Cronaca settecentesca nota oggi forse soltanto agli studiosi di storia veneta, benché disponibile in consultazione online ed in download gratuito nella sezione books di Google (Principj di storia civile della Repubblica di Venezia dalla sua fondazione sino all'anno di n.s. 1700 scritti da Vettor Sandi nobile veneto, Volume I, Venezia 1755, presso Sebastian Coleti, c. 6, pp. 125-130); io l'ho potuta "scoprire" e leggere grazie alla produzione elettronica degli «Annali degli Abruzzi di Antinori», che nel Volume IV la cita come sua fonte.

Chiara Zuccarini






















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