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n. 1 - 2 - Pescara, 24 Febbraio 2016
Lo Stato delle cose belle
(Seconda Parte)
L'Italia
intellettuale è classicista e conservatrice; il mondo accademico è feudale, clientelare e tronfio nella sua spocchia; il risultato è che le giovani Menti brillanti e visionarie non hanno altro da fare se non andare altrove, in Nazioni più generose non solo in termini economici, ma soprattutto in stimoli e prospettive di sviluppo.
Tra queste Menti in fuga (la definizione di "Cervelli" non mi piace) e le stanze accademiche ammuffite, però, c'è una grandissima popolazione di intelligenza e cultura intermedie che resta a casa per scelta o necessità, di cui non si occupa nessuno, e che lavora silenziosamente, tirando la carretta quotidiana senza pontificare, senza puntare il dito contro nessuno, senza avere il coraggio di espatriare, o forse avendo il coraggio di restare, chissà, dipende dai punti di vista.
Io sto con il Popolo di mezzo, sto con questa massa eterogenea e variamente sfumata, nel senso che ne faccio parte e sto dalla sua parte.
Ho infatti una formazione accademica e specialistica che mi qualifica come operatore culturale di alto profilo, ma come la maggior parte dei miei compagni di studio non lavoro in ambito culturale, nel senso che non ne traggo il mio sostentamento; da alcuni anni, però, mi dedico alla divulgazione dei documenti antichi, le cosiddette "fonti storiche" e, sebbene sia di fatto un lavoro "pro bono", lo svolgo con alacrità e credendo fermamente che, oltre che un piacere, il farlo sia anche un dovere.
Il principio da cui sono partita e su cui baso questa scelta è elementare: se l'Italia in quanto Stato non è in grado di assolvere pienamente al compito istituzionale di valorizzare e tramandare il suo patrimonio di cose belle, dobbiamo farlo noi Cittadini e possiamo farlo anche da soli, usando i mezzi che l'elettronica di consumo ed il Villaggio Globale del web ci mettono a disposizione a costi veramente molto contenuti.
Questo principio è, secondo me, l'attuazione concreta del vivere in una democrazia moderna, in cui il "potere del popolo" implica una responsabilità condivisa fra Stato e Cittadini in un rapporto biunivoco di diritti e di doveri.
Lo Stato siamo noi, in definitiva, perciò facciamo sì che lo Stato ci assomigli il più possibile.
Chiara Zuccarini
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