L'ISTRICE


Quando le notizie pungono


Le Rubriche


 

Sommario

Libri

SeBook

Ex Libris

Dialettando.com

Home Page Simonel

The Web Park Speaker's Corner

   

 

n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 -
Pescara, 9 Maggio 2017

OVIDIO IN ESILIO: UN MISTERO ANCORA INSOLUTO

    Publio Ovidio Nasone (43 a.C. - 17 d.C.), di cui quest'anno ricorre il bimillenario della morte, è stato uno dei maggiori poeti latini, nonché un personaggio in vista nella Roma del suo tempo per una serie di caratteristiche personali e letterarie di cui ho sinteticamente parlato nell’articolo del mese scorso.
    Nell’8 d.C., dunque in età già avanzata secondo i parametri anagrafici della sua epoca, fu improvvisamente relegato nel piccolo villaggio di Tomis in Romania per decreto imperiale, evento di cui lui stesso parla in modo ossessivo e melodrammatico nei “Tristia”; benché l’opera sia piuttosto corposa (50 elegie in 5 libri), Ovidio non indica mai il motivo del suo esilio da Roma, mantenendosi sul vago e lasciando intuire che la sua colpa fu grave, ma non spiegandone la natura.
    In effetti non si trattò di un vero e proprio esilio, poiché i suoi beni restarono intatti e non furono confiscati, tanto che la sua famiglia restata in Roma poté continuare a giovarsene; ma gli fu fatto divieto di lasciare la Romania ed i suoi selvaggi abitanti, di cui egli si lagnò continuamente nell’opera, deprecandone la vita austera ed i costumi ostili, influenzati da un clima impietoso e rigido.
    La totale mancanza di indizi sulla causa del suo allontanamento dall’Italia ha generato nel corso dei secoli una serie di illazioni sul suo conto, che ancora oggi gravano pesantemente sul giudizio per così dire morale che di lui hanno avuto i posteri.
    Si è detto che avesse avuto una relazione con la figlia di Augusto, che avesse favorito la relazione extraconiugale della nipote di Augusto, che avesse assistito per caso ad atti illeciti dell’imperatore o dell’imperatrice, che avesse contribuito a corrompere il comune senso del pudore delle giovani di buona famiglia con le sue opere letterarie….insomma, ogni tipo di teoria legata al suo stile di vita e alla severità del provvedimento punitivo adottato da Augusto nei suoi confronti. C’è stato addirittura chi ha insinuato che l’esilio fosse stato una finzione letteraria.
    Ma il dato oggettivo è che Ovidio ha fatto o visto qualcosa che non avrebbe dovuto fare o vedere e che l’imperatore romano passato alla storia come il più clemente ha invece avuto verso di lui un atteggiamento di chiusura totale, tanto che non ne ha concesso il rientro in Italia nemmeno all’indomani della morte.
    Un mistero, come dicevo.
    Che è destinato a restar tale, a meno che non spunti fuori da qualche archivio privato o da qualche scavo archeologico una notizia nuova, che contribuisca a diradare la nebbia che avvolge l’ultima parte della vita e la reputazione di uno dei poeti romani più famosi di sempre.

    Chiara Zuccarini






















© Copyright Simonelli Editore - All the rights are worldwide reserved