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n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - Pescara, 2 Agosto 2016

IN ITALIA
IL NOZIONISMO
VINCE SEMPRE

    Si fa sempre un gran parlare di Beni Culturali e del potenziale economico inespresso del nostro patrimonio storico, artistico, archeologico, numismatico, architettonico, archivistico, museale e aggiungeteci pure Voi tutte le micro-categorie che ne compongono il frammentato universo e che sicuramente mi sfuggono nella loro innumerevole molteplicità; ma quando si passa dalle chiacchiere ai fatti, si preferisce replicare un modello istituzionale consuetudinario, legato alla tradizione, piuttosto che compiere una necessaria svolta contenutistica, imposta secondo me non solo dai tempi, quanto piuttosto dalla coerenza con quanto dichiarato in linea teorica.
    Mi riferisco al concorso MIBACT che in questi giorni si sta svolgendo nella sua prova preliminare, quella ideata dall'Ente esterno che ha in applato l'elaborazione dei concorsi ministeriali con la precisa motivazione di scremare l'enorme numero di aspiranti nuovi funzionari del Ministero in questione.
    Lasciando da parte i quiz errati prontamente ritirati e lo squilibrio eclatante tra le materie (con una netta prevalenza di quiz storico-artistici), tra le Regioni italiane (con una netta prevalenza di quiz inerenti la Toscana ed il centro-Italia) ed infine tra le periodizzazioni storiche (con una netta prevalenza di quiz riguardanti la forchetta temporale che va dal XV al XVII secolo), leggendo le domande si resta quantomeno interdetti per il nozionismo sfrenato che le impronta, e che richiama alla mente il modello scolastico di quasi cent'anni fa.
    Una scelta discutibile per vari motivi, non ultimo il fatto che nell'epoca del web come primo strumento di informazione si può acquisire in una manciata di minuti un dato che non è più necessario mandare a memoria; tanto è vero che nessun corso universitario o specialistico di I o II livello ne prevede l'obbligatoria conoscenza, mentre l'attenzione formativa si sta giustamente spostando sull'uso delle nuove tecnologie di informazione di massa e sugli studi di fattibilità economica per la gestione "in attivo" di una risorsa culturale intesa come risorsa commerciale.
    Vorrei, inoltre, richiamare l'attenzione dei non addetti ai lavori sulla frammentarietà formativa del mondo accademico italiano pre e post-specializzazione, per il quale mancano programmi ministeriali che obblighino tutti gli studenti, almeno per i primi anni, ad acquisire le stesse informazioni.
    Anche in questo caso i motivi sono tutti legati al caos in cui il mondo dei nostri Beni Culturali vive ed ha sempre vissuto per l'estrema aleatorietà dei suoi contenuti specifici, soprattutto perché è sempre mancata una seria volontà politica di irrigimentarlo; il risultato è che nei vari Enti territoriali sono spesso andati a finire personaggi poco e mal preparati, che avevano l'unico vantaggio di essere legati personalmente a questo o quell'importante uomo politico.
    Bisogna perciò riformare il settore dalle basi, ma come si fa se nella scelta dei nuovi funzionari si applica un sistema di selezione obsoleto ed estraneo alle dinamiche interne, nel senso che è preparato da un soggetto estraneo ai contenuti?
    Non sarebbe stato meglio che i quiz fossero preparati da qualcuno del MIBACT o al più da un pool di professionisti non accademici del settore?
    Non sarebbe stato più coerente con l'attuale stato di disordine del Ministero operare una selezione soltanto in base ai titoli accademici e di servizio accumulati negli anni dai candidati, creando una banca dati nazionale con criteri di scelta matematici uguali per tutti i settori di intervento? Non sarebbe stata una scelta più democratica?
    Sicuramente sarebbe stata una scelta migliore a livello deontologico, perché non si sarebbe preteso dai candidati un modello di preparazione inesistente, poiché non offerto da nessun ambiente accademico.
    E ciò, naturalmente, lascia adito a dietrologie, ricorsi, borbottamenti di vario genere.
    Come sempre, si pecca di senso pratico e si butta alle ortiche l'occasione di fare veramente qualcosa di nuovo. E di giusto.

    Chiara Zuccarini






















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