|
n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - Pescara, 2 Maggio 2016
IMPORTAZIONI MEDIEVALI DI SUCCESSO: L'ORGANO
Invenzione egiziana del III secolo a.C., i primi ad usarlo come strumento musicale sono stati i Romani, che lo resero un vero e proprio status symbol della classe dirigente, nelle cui ricche domus non era inusuale trovarne uno corredato dal suo insegnante, quasi sempre di origine orientale.
Quando nel IV secolo il centro politico si sposta a Costantinopoli, l'organo segue il suo habitat sociale originario, continuando a caratterizzare il ceto aristocratico della classe dirigente, mentre a Roma se ne perde completamente l'uso e con esso la capacità di costruirlo.
Soltanto nel IX secolo e più precisamente nell'826 (stando agli Annales Regni Francorum detti anche Annales Laurissenses maiores et Einhardi citati da Antinori nel Volume IVbis dei suoi "Annali degli Abruzzi") l'organo "rientra" in Occidente grazie ad un prete veneziano di nome Giorgio che aveva a lungo vissuto in Grecia, imparandovi la tecnica costruttiva; egli rientra ad Aquisgrana al seguito del Conte franco Baldrico, prefetto sul confine della Pannonia, e grazie al diretto interessamento imperiale, diffonde la costruzione dello strumento musicale tra i monaci benedettini, abilissimi carpentieri.
E così in pieno alto Medioevo, cioè nell'epoca che i libri scolastici ci hanno a torto tramandato come la più buia della storia occidentale, la civiltà monastica si riappropria di un'eredità del mondo antico e la rende universale, legandola per sempre alla liturgia cattolica.
Chiara Zuccarini
|
|



|