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n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - Pescara, 1 Novembre 2016

LA CHIESA MEDIEVALE
ED IL COMMERCIO DEI SANTI

    Uno dei libri più intelligenti che abbia mai letto finora è "Gesù lava più bianco", un saggio di agevole lettura, non impegnativo in termini di tempo e linguaggio, in cui l'Autore, Bruno Ballardini, affronta in modo spregiudicato ed innovativo il talento commerciale della Chiesa Romana, analizzandola come se fosse un'azienda qualsiasi che vende un prodotto importato dall'estero e deve tutta la sua fortuna plurisecolare ad un'ottima strategia di marketing.
    La lettura mi è risultata ancor più gradita per il fatto che l'Autore mostra di avere un'ampia e profonda conoscenza dei meccanismi interni alla Chiesa del Medioevo, che è poi il periodo in cui essa si è cristallizzata nella realtà socio-culturale che è in gran parte ancora oggi.
    La fortuna temporale della Chiesa di Roma si è, infatti, largamente costruita nel Medioevo e si è basata soprattutto sul commercio delle reliquie dei Santi Martiri, intendendo per "commercio" tutto l'insieme costituito dalla produzione (spesso, anzi quasi sempre, fraudolenta), dalla promozione, dalla vera e propria vendita al pubblico (dei fedeli) e dalla creazione di un indotto economico collegato ai poveri resti (quasi mai originali, spesso dei falsi) dei Martiri e/o ad oggetti loro appartenuti in vita o nel momento della morte.
    Questo ingegnoso ed articolato sistema commerciale era talmente efficace, che nel X secolo l'Imperatore di Germania Ottone I volle "copiarlo", o meglio rubarlo, importandone gli aspetti salienti nelle città di Metz e Colonia in cui si stavano costruendo allora delle grandi cattedrali, ma non si aveva a disposizione nulla che richiamasse frotte di pellegrini.
    Perciò nel 970 durante la sua permanenza in Italia, accompagnato dai Vescovi delle due città, trafugò un'incredibile quantità di Sacre Reliquie che riportò pomposamente in Germania; di seguito un elenco tratto dal V Volume degli Annali degli Abruzzi di Anton Ludovico Antinori che, oltre al colore fine a se stesso, rende bene la portata ideologica enorme di questo aspetto della storia economica medievale, talvolta trascurato dai libri di testo scolastici.
    "Da una chiesa posta nei pressi della Cattedrale dei Marsi e con l'aiuto diretto del Vescovo dei Marsi Alberico, rotto l'Altare maggiore che lo conteneva, estrae il corpo di S. Eutichio.
    Dalla stessa chiesa, e sempre con l'aiuto di Alberico, estrae il corpo di S. Elpidio.
    Da un Monastero soggetto a Rieti e collocato nel contado amiternino sempre con l'aiuto di Alberico estrae il corpo di S. Eutichete, facendolo trasferire insieme con quello di S. Elpidio a Metz.
    Dalla grotta interna alla Cattedrale di Foligno, e con l'intervento materiale del suo Diacono Bertrado e di Erivardo suo Prete, e contro la volontà del Vescovo di Foligno Benedetto, estrae il corpo di S. Feliciano.
    Da un antico monastero sul Tevere nel territorio di Perugia fa estrarre le ossa del Martire Asclepiodoto, sepolte in una tomba di sassi e terra.
    Da Spoleto si prende i corpi di S. Serena Vergine custodito fino ad allora nel Monastero di S. Savino, e di S. Gregorio Martire Spoletano; li spedisce poi tutti, insieme con un pezzo delle catene di S. Pietro vendutogli dal Papa Giovanni XIII e segato direttamente da Rotardo suo uomo di fiducia dalle catene conservate nella Basilica romana di S. Pietro in Vinculis, in Germania sotto la responsabilità di Adelberto Cherico e la tutela del Conte Conone.
    Dalla citta di Corduno (poi Cortona), in rovina e sotto la giurisdizione del Vescovo di Arezzo, estrae dopo averlo comprato dallo stesso Vescovo il corpo di S. Vincenzo Levita e Martire conservato in un Monastero abbandonato.
    Dalla città distrutta di Corfinio, infine, estrae da un'urna il corpo di S. Lucia Martire di Siracusa (che era stata trasferita da Siracusa a Corfinio dal Duca di Spoleto Faroaldo agli inizi dell'VIII secolo), e ne trattiene metà per la sua Chiesa di Metz e metà la dona al Vescovo di Treviri Ecberto, che lo accompagnava.
    Tutte queste reliquie e molte altre provenienti dall'Italia centrale e da Roma furono riportate alla fine del 970 in Germania a Metz, e molte di esse vennero riposte dal Vescovo Teodorico nel Monastero di S. Vincenzo, fatto da lui edificare appositamente nei sobborghi di quella città".

    Chiara Zuccarini






















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