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n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - Pescara, 3 Dicembre 2016

QUANDO ATERNO DIVENNE PESCARA

    Sviluppatasi spontaneamente in epoca pre-romana intorno ad porto fluviale franco, cioè non appartenente a nessuno degli antichi popoli tribali che abitavano la zona costiera dell'Abruzzo e dunque privo di tassazioni e pedaggi, la mia Pescara, da molti miei concittadini considerata a torto come una città senza storia, è invece stata sempre, almeno dall'VIII secolo a.C., un importante nucleo commerciale legato ad uno dei fiumi più lunghi ed abbondanti dell'Abruzzo, interamente navigabile in antichità e principale "autostrada" commerciale: quello che i Romani chiamarono Aterno.
    Tra i principali prodotti che vi venivano stoccati e che da qui prendevano la via verso l'interno della regione, oltre a quelli importati dall'Italia meridionale, dalla Grecia, dalle coste dalmate e croate e dalla Turchia, ve n'era uno prodotto in loco: il sale; il territorio costiero di Pescara, a sud del fiume, e quello che oggi ricade nel confinante Comune di Montesilvano, infatti, erano ricchi di saline, da cui si estraeva continuamente durante tutto l'anno un sale pregiato e purissimo, essenziale, come sappiamo, per la conservazione dei cibi più che per il loro condimento.
    Fu questo il motivo principale per cui Pescara, di cui ignoriamo il nome originario, venne immediatamente conquistata dai Romani durante la loro espansione verso l'Adriatico, che la battezzarono Ostia Aterni (cioè Porto dell'Aterno), sottolineandone il legame con il fiume.
    Nel corso dei secoli e per l'intera durata dell'Impero Romano la città rimase sotto il controllo diretto di Roma, divenendo in epoca tardo-antica e agli albori del Medioevo teatro di cruenti scontri per il suo controllo; vi si avvicendarono i Bizantini, i Goti, i Longobardi, gli Unni, tutti attirati dal suo enorme potenziale economico e commerciale, ma di fatto dopo la caduta di Roma, pur passando continuamente da una dominazione all'altra, rimase fedele alla sua vocazione commerciale, limitandosi a cambiare padrone, ma conservando inalterati nel tempo lo spirito di impresa e le strutture portuali. Nel X secolo però qualcosa sembra cambiare.
    Lo testimoniano il cambiamento del nome della città da "Aterno" (derivato dalla corruzione del toponimo romano) a "Piscaria" (secondo Antinori legato al nome dei pini marittimi che ne contraddistinguevano, come ancora oggi fanno, le sterminate pinete costiere) e della Via Claudia Valeria (la strada romana che costeggiava il corso del fiume Aterno), che diventa "Via Salaria".
    Le fonti storiche e le limitatissime indagini archeologiche non ci aiutano nel determinarne i motivi, almeno non fino ad ora.
    La mia impressione generale, considerando che il fiume sembra passare in secondo piano, è che deve essere successo qualcosa che ne ha ridotto la navigabilità: un'estrema siccità? un impaludamento del porto fluviale? un evento bellico che ne ha interrotto l'utilizzo?
    Difficile a dirsi avendo come unico elemento un contemporaneo cambio di intitolazione, cosa che però non può essere casuale proprio perché contemporanea. È in casi come questo che l'indagine storica assomiglia molto a quella di un detective per la ricostuzione di un crimine basandosi su pochi elementi indiziari; ma il bello della Storia è che emergono continuamente nuovi indizi, man mano che si ha la possibilità di leggere e scoprire nuove informazioni che "dormono" da qualche parte.
    E chissà che nuove informazioni sommerse non giacciano in qualche documento d'archivio finora ignorato o tra le righe degli Annali degli Abruzzi di Antinori, alla cui divulgazione elettronica a buon mercato mi dedico ormai da anni; vedremo con la prosecuzione del lavoro se emergeranno altri dettagli inediti.

    Chiara Zuccarini






















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