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Pescara, 1 Marzo 2017

ANTINORI
E GLI EBOOK

    Nel XVIII secolo Anton Ludovico Antinori, Abate di nobili natali e storico attento e curioso, ha raccolto in un’enorme opera annalistica che va dalla protostoria agli inizi del suo secolo tutte le notizie storiche allora disponibili sull’Abruzzo e parte dell’Italia centro-meridionale. Il progetto lo ha impegnato per buona parte della sua vita, e si è avvalso dell’aiuto di vari studiosi locali, una vera e propria “squadra” di ricercatori che lo hanno supportato nel reperimento e nella schedatura di materiale archeologico e nella lettura di documenti d’archivio locali, mentre lui si è occupato prevalentemente di estrapolare le informazioni storiche sull’Abruzzo e sulle varie realtà geo-politiche in cui si è trovato di volta in volta compreso, traendole in parte dall’opera annalistica di Muratori ed in parte dalla lettura diretta delle varie Cronache monastiche e vescovili principali.
    Il risultato finale è stato un enorme manoscritto, mai pubblicato dall’Autore, lungamente conservato nella Biblioteca Provinciale de L’Aquila ed infine edito in forma di fac-simile autografo nel 1971 e 1972 da Forni Editore.
    Questi “Annali degli Abruzzi” (24 volumi in 36 tomi) costituiscono, soprattutto dal IV Volume in poi, dunque dall’altomedioevo in poi, una miniera inestimabile di informazioni storiche, storico-artistiche, archeologiche ed epigrafiche sull’Abruzzo e non solo; informazioni organizzate da Antinori in ordine cronologico annalistico (dunque anno per anno) e con delle rubricature sui margini esterni ad indicare di quale luogo o monumento vengono riportate le notizie all’interno della pagina manoscritta. Ma la maggior parte delle notizie, a meno di leggere tutta l’opera per intero, risulta di fatto sommersa, poiché moltissime informazioni sono disseminate all’interno dell’opera senza essere in qualche modo evidenziate; da ciò deriva che molte informazioni continuano ad essere ignorate dalla maggior parte degli studiosi, e sono quindi ancora inedite.
    Mi sono appassionata agli “Annali degli Abruzzi” durante l’anno di specializzazione post-laurea presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana di Roma, nel periodo in cui stavo preparando la tesina di topografia per gli esami finali del I Anno Accademico; avendo scelto un argomento di storia tardo-antica abruzzese, mi sono dovuta confrontare necessariamente con questa opera fondamentale, incontrando da subito la difficoltà di non riuscire a reperire tutte le informazioni di cui avevo bisogno, ma di cui sospettavo l’esistenza all’interno dell’opera stessa, per la mancanza di un’edizione critica o almeno di un Indice Analitico che ne rendesse la consultazione facile ed immediata. Sono alla fine riuscita comunque a discutere la tesina, conseguendo la specializzazione senza troppe difficoltà, ma mi è rimasta addosso la stizza provata in quel frangente per non essere riuscita a sviscerare a fondo l’argomento, e mi sono ripromessa che prima o poi avrei preso il toro per le corna.
    Dopo circa 10 anni, quando le risorse economiche me lo hanno permesso, ho acquistato gli “Annali” e ho iniziato a leggerli, per pura curiosità personale; svolgevo allora un lavoro completamente diverso dal mio percorso di studi storico-archeologici, e ho iniziato a dedicare parte del mio tempo libero all’analisi dell’opera. Ma senza alcuno scopo preciso.
    L’idea di trascriverla e produrre contestualmente un Indice Analitico mi è venuta qualche tempo dopo, quando, rimasta senza occupazione, il tempo libero è diventato all’improvviso tutto il mio tempo. Per un brevissimo periodo ho cercato un editore a stampa, tradizionale per così dire, preferibilmente locale, ma quando ho capito che l’eventuale progetto editoriale avrebbe richiesto un investimento finanziario enorme, ho cominciato a considerare la nascente editoria elettronica che, oltre che essere immensamente più economica della cartacea (sia nella produzione sia soprattutto nella distribuzione), è indubbiamente la più idonea a pubblicazioni di questo tipo.
    Dopo un brevissimo esperimento auto-imprenditoriale, abortito quasi subito a causa di un buco normativo nazionale sulla tutela del copyright nell’editoria elettronica, ho avuto l’enorme soddisfazione di attrarre l’attenzione dell’Editore elettronico italiano più importante, non solo perché è stato il primo ad esplorare questa nuova frontiera dell’informazione globale, ma soprattutto perché è un vero editore (e non uno dei tanti fabbricanti di vanity press di cui pullula il web) ed attualmente gestisce il più grande sito web interamente dedicato agli eBooks italiani.>br> Luciano Simonelli si è subito appassionato al progetto e mi ha insegnato tutto, dalla produzione materiale dell’eBook in formato .epub (il formato “leggero” universale) al marketing open e slow per la promozione in rete del mio lavoro.
    Si parla molto oggi dell’editoria elettronica, soprattutto in Italia dove pare che si debba imbastire una discussione polemica su ogni cosa e dove l’editoria a stampa è uno dei poteri forti, benché il popolo italiano sia nel mondo uno dei meno interessati dalla lettura…una stranezza su cui potremmo scrivere e discutere per giorni.
    La mia posizione è questa: i libri elettronici (o eBook) non sono un’alternativa ai libri cartacei; sono invece un complemento. Poter scaricare a pochi euro (o dollari) un manoscritto antico, o un’opera come gli “Annali degli Abruzzi”, o un testo raro ed introvabile, è un valore aggiunto alla Cultura globalizzata; la divulgazione dello scibile umano è un dovere morale per chi lavora nel settore culturale, e progetti di digitalizzazione ed editoria elettronica dovrebbero essere nazionalizzati da tutti gli Stati moderni, come accade nel mondo anglosassone ad esempio, e come Google ha tentato di fare anche in Italia (scontrandosi con la mentalità medievale dei nostri apparati statali). Senza tralasciare che la produzione elettronica a buon mercato di un testo antico conservato nelle Biblioteche a consultazione controllata (alle quali cioè si può accedere solo in determinate condizioni), oltre che avere in sé un ideale di democrazia della cultura o di cultura democratica, rende anche più facile preservare l’integrità fisica di alcuni testi.

    Chiara Zuccarini






















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