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Pescara, 4 Luglio 2017

DIAMO VOCE
ALL'INDIGNAZIONE

    Ho tardato qualche giorno nella produzione del mio consueto contributo mensile per AnticaMente, sperando di rasserenarmi per poter costruttivamente riprendere la discussione sulla necessaria Rivoluzione Museale italiana, che ho in parte introdotto come argomento maximus lo scorso mese.
    Eppure oggi, alla luce dei recenti e gravissimi sviluppi europei sulla questione dei migranti (economici e non) che si riversano quotidianamente sulle nostre spiagge, non solo non mi sono rasserenata, ma vivo l’ansia di prendere una posizione come cittadino italiano.
    Non mi sento, infatti, di occuparmi del mio orticello, e francamente, per quanto l’obsolescenza della politica ministeriale verso i nostri Beni Culturali mi stia molto a cuore, mi sembra una stupidaggine, oggi, di fronte alle posizioni di Austria, Francia e Spagna nei confronti di una richiesta di sostegno avanzata dal nostro Governo, per fronteggiare il problema migratorio che sta assumendo proporzioni bibliche. Il fallimento del progetto europeo è oggi conclamato, senza nessun appello o giustificazione xenofila, atteggiamenti tanto cari a buona parte della nostra intellighenzia.
    A cosa serve un’unione europea, se di fronte alla crisi logistica di uno degli Stati membri, altri Stati membri rispondono con chiusura militarizzata dei confini e divieti di approdo? Come può avere senso parlare di difesa dei confini nazionali, senza entrare in contraddizione con l’idea, presentataci come un ideale, di un unico grande contenitore di popoli uniti nella difesa della democrazia e del mutuo soccorso? Mi sembra tutto una palese, grossolana, tracotante presa in giro; oppure, il che forse è peggio, un enorme tradimento.
    Leader politici che si presentano come nuovi Tribuni del popolo e che si riempiono la bocca di parole importanti come Libertà, Equità, Mutua Assistenza e Democrazia, e poi alla prima vera difficoltà comune si tirano indietro, trincerandosi dietro nazionalismi non meno assordanti di quelli inglese ed americano che tanto hanno criticato, come possono dimenticarsi che in Italia c’è un popolo fatto di gente comune, di persone lontane dalle stanze dei bottoni che tutte le mattine si alzano, vanno a lavorare, cercano di fare del loro meglio per vivere in armonia e si fanno carico di aiutare, ciascuno a seconda delle proprie possibilità oppure anche semplicemente pagando le tasse, una massa di persone che si riversa nel Paese senza alcun tipo di controllo reale, se non forse quello sanitario e basta?
    Come possono questi leader politici parlare di DEMOcrazia, se poi se ne fregano di un POPOLO che subisce tutti i giorni le conseguenze di un esodo incontrollato e fa del suo meglio per gestirlo nel quotidiano?
    Forse la “loro” democrazia vale soltanto per i “loro” popoli? Credo di sì.
    Perciò non ce la faccio a parlar di Beni Culturali questo mese, non saprei proprio cosa dire di fronte ad un evento che è già storico nel momento stesso in cui sta avvenendo, poiché avrà delle conseguenze, negative o positive lo deciderà la Storia (ma la Storia sospende sempre il giudizio).
    E non so fare delle previsioni su questa pausa di indignazione che mi sto prendendo; essendo un sentimento, e non un mero ragionamento sofistico, avrà la stessa vita del sentimento stesso.

    Chiara Zuccarini






















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