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Cronache da una "Realtà" con un Grande Passato e un Radioso Futuro...
Scandali & Scandali
 di Nicoletta Sipos
Milano, 11 ottobre 2007  n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21 - 22

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L'Antica Arte dello Scandalo" di Nicoletta Sipos

A che cosa servono
i pettegolezzi?

  C’è chi rabbrividisce solo a sentirne il nome. Parli di pettegolezzi e ti trovi appiccicata l’etichetta da malizioso, futile, peccaminoso, imbrattamuri, pattume umano. Definizioni aspre che turbano e scoraggiano i puri di cuore.
  «In casa mia i pettegolezzi erano proibiti», mi dicono in tono confidenziale alcune signore che, spinte da qualche strana forma di curiosità, vengono ad assistere alle mie occasionali conferenze su gossip e dintorni. I signori, dal canto loro, non si preoccupano neppure di commentare. I pettegolezzi, è ben noto, sono terreno riservato alle donne. Dunque i maschi sono esonerati in partenza. Quisquiglie personali del genere sembrano lontane dal cuore, e soprattutto dalla ragione, dei nostri rudi eroi.
  «Fin qui, tutto pare chiaro come il sole. Il gossip appartiene al regno femminile ed è un lavoro sporco. Ma quando ci si trova in mezzo, le cose sono un po’ meno semplici di come appare a prima vista: durante un recente incontro dedicato – giusto per cambiare – a scandali e pettegolezzi, una signora mi ha comunicato a muso duro che a lei il gossip non le interessa affatto. Ma allora, mi sono chiesta io, che cosa ci faceva lì in mezzo? Dilemma sciolto dopo una decina di minuti, quando la gentile intellettuale si è mostrata più che spasmodicamente interessata al privato di alcune star, con domande tipo: X puzza? Y ha il parrucchino? E la dentiera? Curiosità che io, da vecchia cronista, non avevo neppure preso in considerazione, giudicandole irrilevanti.
  Inoltre, a ben guardare, sono pettegolezzi questi, o piccole frecce di cattiveria gratuita tese a demolire qualcuno? Soprattutto un divo che una volta perso il look può anche fare il lavapiatti senza turbare i suoi (ex) fan?
  Ma affrontando più da vicino la notoria passione femminile per discorsi pettegoli confondiamo ulteriormente le carte.
  Recenti statistiche sfatano, infatti, il proverbiale distacco dei maschi. Mentre solo il 48% delle signore pratica l’arte del gossip, nove uomini su dieci adorano il pettegolezzo, anche se spostano le loro curiosità dal sentimentale al professionale. In effetti, i signori si applicano in un modo quasi esclusivo ai risvolti sentimentali che hanno qualche attinenza con la carriera. L’amante del direttore, o un’eventuale voglia d’evasione del collega, elementi che possono dare detrimento alla performance professionale, aprono fragilità di cui un collaboratore può, all’occorrenza, approfittarne per salire di un gradino o due nella scala sociale.
  Occhio, però: l’equivalenza tra pettegolezzi e maldicenza non è un diktat assoluto. Il gossip non va confuso con ingiuria, calunnia e diffamazione. Il gossip, in essenza, tende a essere la divertente anticipazione di un evento nuovo che riguarda la sfera intima e dei sentimenti (gravidanza, matrimonio, ma anche un nuovo amore, un fidanzamento). Roba che ci si confida con la dovuta cautela e il monito «lo dico solo a te, per carità».
  In effetti queste confidenze ribadiscono l’appartenenza a un gruppo e cementano la fierezza d’esserne parte, e hanno perfino un certo valore terapeutico, arrivando a curare alienazione e isolamento. Come a dire che, condividendo un patrimonio di notizie, il clan si riconosce uno.
Senza contare che, comunque, notizie del genere conservano un alto valore d’intrattenimento: figuriamoci che cosa succederebbe se agli incontri occasionali tra amici e conoscenti, o alle serate conviviali, mancassero questi temi leggeri, queste cronache rosa che sono, siamo sinceri, il sale della vita. Saremmo forse costretti ad accapigliarci discutendo per ore e ore di politica-economia-fattacci di cronaca nera?
  Dall’altro canto, è ben vero che le notizie concernenti il versante amoroso possono diventare piccanti rivelando un tradimento o un legame da Pacs, uno di quelli che anticamente venivano definiti contro natura. E allora, proseguendo gli arzigogoli, se ne vedrà l’uso: la diffusione di questi dettagli delicati mira a puro intrattenimento o, piuttosto, è tarato alla distruzione di un rivale scomodo? Se queste anticipazioni non sgorgano da una profonda cattiveria, questi dettagli finiscono per essere accolti con incredulità dosata e un sorriso da «meno male che non è toccato a me». E ancora una volta, anche sotto questo profilo, vanno considerate notizie terapeutiche. Il brivido ribadisce che il clan d’appartenenza ha regole ben chiare e non approva certe trasgressioni.
Dunque, i tanto deprecati pettegolezzi incidono come momenti d’intrattenimento, identificazione e terapia. Anche se possono diventare armi pericolose. Si pensi a Jago che scatena la gelosia dell’ingenuo Otello. O alla caccia all’untore costata tante vite. O alle confessioni pettegole che hanno mandato migliaia di streghe al rogo. O, più vicino a noi, ai discussi ricatti di agenzie fotografiche in possesso d’immagini compromettenti, Ma denunciare il lato oscuro non siginifica, necessariamente, condannare tutto.
  Dove vogliamo parare con questo discorso?
  Ci preme evidenziare la semplice costatazione che non si può fare d’ogni erba un fascio, che è sciocco professarsi nemici di ogni pettegolezzo e demonizzarne il nome. Se la gente non cedesse mai alle indiscrezioni, se i pettegolezzi non circolassero affatto, la società non sarebbe un luogo migliore e più pulito. Al contrario: molti rumors hanno rivelato, tra le righe, storture politiche, corruzione, affari sporchi. Vogliamo definire uno sciocco pettegolo anche il Gola profonda dello scandalo Watergate, l’uomo che denunciò le storture della politica di Nixon?
  Il discorso potrebbe continuare a lungo, e chi volesse portarlo avanti potrebbe trovare utili spunti (mi auguro) nel mio “L’antica arte dello scandalo” (Simonelli). Per altro, basta la lettura dei giornale ad aprire orizzonti interessanti.
  Vorrei tanto che qualche lettore accettasse di condividere con noi tutti qualche riflessione in merito. C’è per questo il Forum, The Web Park Speaker’s Corner.

Nicoletta Sipos
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