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Cronache da una "Realtà" con un Grande Passato e un Radioso Futuro...
Scandali & Scandali
 di Nicoletta Sipos
  Milano, 8 Febbraio 2007   n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12

BUGIE FATALI

   I
l caso turba e imperversa. Ieri, 8 febbraio, era già in bel risalto sul Corriere della Sera e Dagospia. Oggi troneggia su “Libero” che gli dedica un’articolata riflessione del direttore Vittorio Feltri e due paginoni, nonché sul Giornale. Fatto sta il ministro dello Sport Giovanna Melandri ha categoricamente smentito, esperimento profondo rammarico, una notarella de L’Espresso che riferiva delle sue visite a Ma lindi, nella faraonica villa dell’eccentrico milionario Flavio Briatore, patron della squadra Renault di F1, proprietario del Billionaire nonché, in primis, protagonista del jet set e finora anche incontrastato re di cuori. No, la signora Melandri, negava d’aver soggiornato da Briatore, ribadiva piuttosto le sue vacanze da “turista consapevole” preoccupata cioè di fare del bene al Kenya. Precisava altresì di avere casa a Watamu, avendo acquistato la proprietà del cantautore Roberto Vecchioni. Mai smentita fu più sciagurata. Perché testimoni illustri, come il direttore del tg 5 Carlo Rossella e la showgirl Simona Ventura, hanno puntualizzato su Chi che la Melandri da Briatore c’era, eccome se c’era. E alla fine, (vedi Chi n. 6) è arrivata la conferma definitiva, sotto forma di una foto che ritrae la Melandri in kaftano, mentre balla visibilmente soddisfatta durante la grande festa per il Capodanno.
    Smentita la smentita del ministro, lo scandalo ha tracimato con la violenza di un uragano. Perché non sta bene che un ministro menta, anche se è un politico di sinistra e vuole nascondere certe frequentazioni mondane che le danno imbarazzo. Fatto sta il ministro ha ignorato una regola fondamentale della scandalogia, la quarta delle 5 che descrivono le reazioni da evitare per contenere crisi. Alla persona in bilico si chiede di “Non” mentire o accampare scuse futili per alleggerire la propria posizione (vedi L’Antica Arte dello Scandalo, Simonelli editore, pag. 88). A voler essere maligni bisognerebbe dire che la signora Melandri si è scavata la fossa da sola, preparando la trappola e cadendoci dentro. Un casino, insomma, solo per conservare una corazza da dura e pura. Gran peccato. Viene da concordare con l’implacabile Mario Giordano che conclude il suo commento sul “Giornale” di oggi con la facezia: “Di solito quello che fa male ai politici non sono i balli. Piuttosto, le balle”. Come dargli torto?
   Eppure dispiace occuparsi di una questione apparentemente così futile mentre il governo affronta (col ministro in prima linea), i nodi del calcio violento, con tutto ciò che ne consegue. Fa male al cuore che mentre ribolle lo scandalo degli stadi trasformati in luoghi di morte, nel momento in cui traspare la violenza di una società malata che espone i suoi giovani (e non solo) a rischi tremendi, noi poveretti si sia costretti a perdere tempo per una storia minore. A nostra scusante possiamo sostenere che il caso Melandi-Briatore rischia di crescere a valanga (dobbiamo citare per l’ennesima volta il LIBRO?), coinvolgendo persone estranee al fatto e tuttavia colpevoli dello stesso vizietto che porta all’ingiustificata smentita. Dispiace che una donna del valore della Melandri scivoli su una buccia di banana tanto banale. Così va il mondo, purtroppo.
   Peggio ancora: nessuno può prevedere la portata di uno scandalo una volta che s’innesca il detonatore scandaloso. In linea d’ipotesi si può pensare a terremoti veri e propri. Che prima o poi, chi può dirlo, acquisteranno forza a sufficienza per sconvolgere il governo in carica e turbare i già precari schieramenti politici. Timori esagerati? Forse. Ma è intuibile e scontato che la parte avversa le cavalchi fino allo stremo e non faccia un solo passo indietro davanti alle eventuali difficoltà del ministro, ma usi l’occasione propizia offerta dal suo scivolone per buttare olio sul fuoco.
   E così, può addirittura succedere che dietro la cortina fumogena di un soggiorno smentito e di un ballo comprovato (ma si parla di più soggiorni e più balli che rendono ancora più grave la negazione del ministro) noi tutti ai finisca per perdere di vista l’essenziale riflessione sul male violento che sta rosicchiando troppe nostre energie e denari, bruciando giovani e meno giovani con deprecabile automatismo.
   Per altro, una riflessione sincera s’impone a tutti, in questa bufera. E va ben oltre la polemica della destra che accusa il governo Prodi di voler domare il problema a colpi di divieti. Qui ci vuole un’analisi seria sui valori perduti, le utopie sepolte, le responsabilità di famiglie, scuole, chiese e tv, coinvolte tutte nella mala educazione che sta dando i frutti ora davanti ai nostri occhi. Diventa insomma sempre più urgente, al di là delle polemiche politiche, la domanda su dove sta andando la società sotto un profilo etico, e su quali antidoti potremmo usare per superare il pantano in cui ci troviamo. Tra l’altro, ed è il punto più ovvio, avrà bene un costo inviare migliaia di poliziotti a garantire lo svolgimento delle partite di calcio, e con i tempi che corrono, fino a prova contraria, chiunque di noi sarebbe in grado di immaginare modalità più costruttive e assai meno rischiose per il loro consumo. Sarebbe un’idea tanto scandalosa, per esempio, creare posti di lavoro in patria o sfamare bambini che muoiono di fame nel Terzo Mondo?

Nicoletta Sipos
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