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Cronache da una "Realtà" con un Grande Passato e un Radioso Futuro...
Scandali & Scandali
 di Nicoletta Sipos
  Milano, 30 gennaio 2007   n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6

Giro di vite sul Gossip
in salsa inglese

  Tempi duri per giornali popolari, gossip, frenesia di scoop e la maliziosa voglia di trovare motivi di scandalo nella sfera intima. L’Inghilterra, grande patria dei tabloid, si prepara a una vasta e profonda campagna di moralizzazione. Ne ha fatto le spese, in primo luogo, Clive Goodman, royal editor (giornalista esperto in reali) del domenicale “News of the World”. Arrestato l’8 agosto 2006 con l’accusa di avere intercettato più di 600 telefonate private dei principi William e Harry per rivelare così le loro abitudini e particolari privati dei loro rapporti con le fidanzate. Rilasciato dietro cauzione (300 mila euro) Goodman, che ha 48 anni e più di vent’anni d’esperienza come giornalista, si è autosospeso dal lavoro in attesa del processo.
  In effetti la sua situazione è subito apparsa grave. Il giornalista non si era limitato ad agire da solo agganciando i telefoni di tre aiutanti dei principi con un'abile azione di hackeraggio. Aveva anche ingaggiato un detective privato, Glenn Mulcaire, per trovare materiale sempre nuovo per i suoi articoli. Non solo sui principi ma anche sulla modella Elle Macpherson. Con quei presupposti, i suoi scoop gli si sono rivoltati contro e sono stati valutati come grossolane invasioni nella privacy dei principi. Dunque azioni da codice penale.
  Il caso era emerso nel novembre 2005, quando il “News of the World” pubblicò una notizia top secret su una lesione al ginocchio che il principe William si era procurata giocando a football. Una quisquiglia, tutto sommato, un dettaglio irrilevante che faceva rimpiangere gli scoop ben più succulenti forniti una quindicina d’anni fa sugli amori peccaminosi dei genitori di William, il principe Carlo e l’indimenticabile Lady Di. Eppure, segno dei tempi, a dimostrare il rigore delle regole in difesa della privacy, Scotland Yard aveva indagato quasi 10 mesi per scoprire le colpe di Goodman e la rivelazione della sua identità traumatizzò il settore dei tabloid.
  Nel 2002, infatti, il royal editore del “News of the World” era stato premiato per le sue esclusive reali ed era stato nominato “esperto reale dell’anno”.
  Il procedimento a carico di Goodman continuò sotto voce per diverso tempo (le cause non avanzano lentamente solo il Italia), ma il 28 novembre 2006 il giornalista riconosceva pubblicamente le sue responsabilità e incaricava il suo avvocato, John Kelsey-Fry di porgere le sue scuse alla famiglia reale. Il direttore del settimanale, Andy Coulson, si univa a lui chiedendo umilmente scusa alla famiglia reale.
  Entrambi si erano probabilmente illusi di avere chiuso la partita con quelle scuse pubbliche, anche se il tribunale si era aggiornato fino a gennaio. Invece era solo l’inizio della storia. Gli esperti del settore hanno presto evidenziato che in Inghilterra c’erano non meno di 300 giornalisti che organizzavano intercettazioni private per raccogliere materiale utile ai loro scoop, a differenza dei colleghi italiani che in genere si sono limitati a pubblicare le intercettazioni ordinate dalla magistratura. Saltava all’occhio che bisognava dare una lezione ai media, punendo per cominciare Goodman.
  E il 22 gennaio si è finalmente deciso i tempi e i modi della punizione. Goodman è stato condannato a 4 mesi di galera per i suoi misfatti, e il suo direttore si è prontamente dimesso riconoscendo a sua parte di responsabilità. Sarà anche una vigliaccata prendersela con un vecchio cane ormai sdentato, per dirla con Stephen Glover, columnist del quotidiano “The Independent”. Ma dall’altro canto la storia degli scandali ci insegna che la gente non osa prendersela con cani dai denti aguzzi e si scaglia semmai, assai poco coraggiosamente, sui più deboli.
  Stranamente questa piccola e tutto sommato squallida vicenda promette di entrare nella storia del giornalismo popolare. Altri giornalisti rischiano di finire il prigione per analoghe azioni più o meno illegali mirate a raccogliere informazioni sul privato di star e celebrità. Ciò che conta, fanno notare gli esperti inglesi, è che la protezione della privacy diventa più rigorosa. Dall'altro canto il trend desta qualche preoccupazione perché potrebbe essere usata per il poco nobile fine di mettere il bavaglio alla stampa anche in casi che vanno oltre il ginocchio leso di un principe o l'amore stagionale di un calciatore.
  Noi sappiamo infatti, ed è un principio della scandalogia, che l'affiorare di scandali è anche un segno di democrazia e serve come strumento di controllo sociale. Certo, scoop e pettegolezzi si prestano a colpi bassi d'ogni tipo, speculazioni e perfino ricatti belli e buoni quando i personaggi ritratti in pose compromettenti ricomprano a caro prezzo le loro foto compromettenti per evitare un chiacchiericcio che potrebbe danneggiarli. Trovare il giusto equilibrio tra libertà e discrezione non è sempre facile e non è da tutti. E non è detto che la legge possa tracciare i confini più giusti per tutti e per tutte le occasioni. La soluzione più equa è che i giornali imparino a scegliere da soli. Sarà la sfida dei prossimi anni.

 

Nicoletta Sipos

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